Cinema Recensione

Ken il Guerriero: Il Film

di: Andy Reevieny

“Siamo alla fine del XX secolo. Il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche, sulla faccia della terra gli oceani erano scomparsi e le pianure avevano l’aspetto di desolati deserti. Tuttavia la razza umana era sopravvissuta…”

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Show Ryuken

Questo virgolettato come tutto ciò che segue non ha certo bisogno di presentazioni, ma per chi proprio ancora nel 2024 fosse a digiuno, si tratta  dell’incipit recitato da Stefano Mondini di una serie ormai leggendaria dal manga di culto di Buronson e Tetsuo Hara uscito anni prima, la cui versione anime seriale esordiva in patria quaranta anni fa in questi giorni prodotta da Toei Animation. Per l’occasione, Yamato Video e Nexo Digital curano una riedizione digitalizzata e ridoppiata del OAV del 1986 Ken il Guerriero: Il Film.

Il film distribuito in sala come evento speciale celebrativo il 14, 15 e 16 ottobre 2024, copre un arco narrativo che va dal rapimento di Julia da parte di Shin, guerriero Nanto che lascia quasi in fin di vita Kenshiro, notoriamente successore della Divina Scuola di Hokuto, non prima di avergli inflitto le iconiche sette ferite a forma di stella dell’Orsa Maggiore sul petto. Ken vaga per le terre deflagrate e deserte finchè non si imbatte in Bart e Lynn, e da lì scontri mortali e fratricidi fino al primo duello col fratello Raul, autoproclamatosi Re di Hokuto.

Punti di impressione e tagli di montaggio

Ken il Guerriero: Il Film si apre con la premessa scritta da parte della produzione Yamato e di chi ha curato questa riedizione, che alcune scene dal master originale non hanno potuto essere ritoccate, ma garantiamo che nell’ora e quarantacinque di durata del film si tratta forse di un paio di minuti totali, quindi doverosa premessa ma altrettanto ininfluente nell’economia totale di un film che a quasi quaranta anni non perde la freschezza dell’epoca e anzi torna a nuova vita. L’animazione tradizionale prevalentemente infatti è fluida, character design e scenari mantengono inalterato il loro fascino e a quel punto ci si può concentrare su uno dei punti di forza storici della serie ed eccellenza nostrana: il doppiaggio.

Voci al sole

Parafrasando il noto titolo del premio nostrano al doppiaggio “Voci nell’Ombra”, perchè stavolta, a differenza del lavoro pionieristico degli anni ottanta e dei primi novanta, in Ken il Guerriero: Il Film ritroviamo anzitutto il mitico Alessio Cigliano, per chi scrive il miglior doppiatore della sua generazione, un fuoriclasse dalla versatilità (ndr che dovrebbe tra gli altri essere la voce regolare di Benedict Cumberbatch, guardare quel gioiello spy story de La talpa di Thomas Alfredson per credere) professionalità e umiltà propria dei più grandi più uniche che rare, sul nostro protagonista Kenshiro, così come Graziella Polinesanti che torna a doppiare Bart, la brava Myriam Catania su Julia, uno stratosferico anche più del solito Simone D’Andrea che magnifica un personaggio chiave come Rei “l’uccello d’acqua di Nanto”, un impeccabile al solito Alessandro Rossi su Raul con l’ideale passaggio di testimone col leggendario Norman Mozzato che ritroviamo come voce fuoricampo all’inizio del film del Maestro Ryuken e Marco Mete che non possiamo qui non ricordare come voce storica di Toki nonchè del mio personaggio preferito in assoluto della serie: Juza delle Nuvole. Il tutto con un lavoro di traduzione e adattamento da manuale dietro al quale c’è un professionista e prima ancora appassionato vero, degno rappresentante della nostra generazione di culturalmente nippofili incalliti come Giorgio Bassanelli Bisbal.

Heart of madness

Che dire che non sia già stato, per restare in tema, ampiamente sviscerato e-viscerato su un’opera ormai ultradecennale come Hokuto no Ken, a partire dall’influenza determinante che l’opera omnia su Mad Max creata da George Miller nel 1979 e già ribadita a più riprese anche su queste pagine ha avuto su Ken il Guerriero?  Guardiamo e riguardiamo noi affezionati nostalgici queste opere che creano come poco altro un immaginario collettivo, per scenari, caratterizzazione dei personaggi a partire dai villain, scontri apocalittici con colpi segreti da antologia, epicità a sfare, colonne sonore indimenticabili come appunto anche questa di cui al titolo del paragrafo ad opera della Kodomo Band che parte da una pulsazione ritmica di basso in crescendo per sfociare in un coro da stadio. Ken il Guerriero: Il Film riassume in sé tutto questo e molto altro, senza censure, senza paure, in un mondo dove la violenza più feroce è la norma, la speranza deve sopravvivere per perpetuare la vita e trascendere la morte stessa nelle gesta degli eroi.