Cinema Recensione

Furiosa: A Mad Max Saga

di: Andy Reevieny

V’avverto: stavolta non si scherza, perchè non si tratta di essere canonici o meno, cosa che comunque sussiste in questo caso, ma proprio di cultura generale nel 2024, specie per chi si dice appassionato di distopico pre e post apocalittico/ atomico che dir si voglia in generale, e non solo in ambito cinematografico.

La faccio più breve possibile. Nel 1979 esce il primo di 5 film, da recuperare categoricamente dal primo all’ultimo (!), che creano un multiverso, forgiando l’immaginario collettivo come poco altro: Mad Max, in originale Interceptor – Mad Max . Da qui si introduce il personaggio di Max Rockatansky (iconicamente reso da un giovane Mel Gibson la cui carriera internazionale viene così lanciata nella stratosfera), agente di un gruppo di polizia speciale in una Australia distopica prossima alla imminente catastrofe per crisi energetica, che diviene il vendicativo vigilantes sulla vettura V8 Interceptor che si spera tutti conosciate.

Al primo Interceptor, titolo low budget, in uno scenario ormai sempre più deflagrato dove combustibili fossili e acqua sono i beni rifugio, seguono: Interceptor – il guerriero della strada (1981 titolo originale Mad Max 2), Mad Max oltre la sfera del tuono (1985 in originale Mad Max Beyond Thunderdome) e dopo 30 anni nel 2015 esce quella meraviglia di Mad Max: Fury Road  dove Mel Gibson passa idealmente il testimone al più giovane collega Tom Hardy nel ruolo di Mad Max che l’ha eternato, ma soprattutto viene introdotto un altro personaggio iconico, lì interpretato nel ruolo delle vite da Charlize Theron, che con la testa rasata, un arto artificiale il braccio sx, quasi sempre ferita gravemente e provata all’inverosimile, eppure forse neanche ai tempi del leggendario spot Martini©™® così forte, bella e sexy, sì insomma si ragiona anzituttto di lei qui.

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Imperatrice del Regno

Questa introduzione più corposa e seriosa del solito che spero comprendiate, è per tornare a bomba ai giorni d’oggi, a questo annunciato 23 maggio 2024, quando finalmente esce appunto Furiosa: a Mad Max saga, sempre dell’ormai quasi ottantenne George Miller. I motivi di cotanto entusiasmo sono scontati. Il film in questione è il prequel di Mad Max: Fury Road e stavolta nei panni dell’Imperatrice Furiosa, protagonista assoluta della nostra storia, troviamo Anya Taylor-Joy che ha in Chris Hemsworth nel ruolo di Dementus il suo principale antagonista, anche se torna prepotentemente in scena Immortan Joe, il villan del precedente film, con una serie di altri personaggi, comprimari o meno tra cui spicca Tom Burke nei panni di Praetorian Jack. La storia di origine di un personaggio, un revenge movie, di questo si tratta, riducendo all’osso la sinossi.

M’importa una saga

Del resto… ma fatta bene che non si sa mai, per parafrasare un celebre brano dei C.S.I. Perchè è questa la forza di ciò che George Miller ha creato oramai 45 anni anni fa. La trama anche qui, per citare un caro amico addetto ai lavori professionista, è veramente semplice. Se i primi 4 film, Mad Max: Fury Road in primis, possono essere considerati road movie, per arrivare da un punto A ad un punto B o vice-versa, con al limite il terzo (Thunderdome) più incentrato sull’avventura a tratti per ragazzi, questo quinto capitolo prequel è, in tutto e per tutto, una storia di vendetta. Lineare, sanguinosa e frenetica come il buon Miller ci ha ormai abituati, senza troppi fronzoli, ma piena di idee visive, trovate memorabili (pensate ad es. all’inizio indimenticabile di Fury Road tra sacche di sangue umane, chitarristi che letteralmente fanno le fiamme…). L’epica c’è, eccome, mai forzata da inutili rallenty o velocizzazioni, e men che meno spiegoni. Voce fuori campo all’osso anche quella. Furiosa si compone di tanti atti quanti capitoli ha la saga ad oggi.

Ai wo torimodose

Cinque, sostanzialmente i quadri, gli atti, che compongono Furiosa: a Mad Max saga, in un crescendo continuo, nel deserto australiano che è sempre protagonista per George Miller, prima ancora dei mostri deformi che lo popolano su mezzi meccanici armati fino agli spesso pochi denti rimasti. La messa in scena è sempre predominante, e non è un caso che, come da titolo, legioni di artisti, con su tutti Buronson e Tetsuo Hara, autori di Hokuto no Ken, universalmente noto come Ken il Guerriero (con la prima memorabile sigla dei Crystal King per la serie animata di cui al titolo del presente paragrafo) serie manga e poi anime di culto eterno, abbiano attinto a piene mani dalla saga di Mad Max.

Prove attoriali tutte inappuntabili, seppur in primis Anya Taylor-Joy la cui filmografia a partire dalla meraviglia di Robert Eggers The Witch si consiglia in blocco, compresi passi falsi come The New Mutant, paghi l’inevitabile confronto condividendo con Charlize Theron il personaggio di Furiosa, dialoghi al solito ridotti al minimo, la colonna sonora di Junkie XL nuovamente svolge egregiamente il compito di farci entrare ancor più nel mood delle scene, siano di pura azione, sbalorditiva anche solo per il sempre massiccio impiego di stunt, o di introspezione e narrazione. La CGI è comunque più presente rispetto a Fury Road che rimane a colori e in b/n inarrivabile, cioè se non il miglior film d’azione degli ultimi 30-40 anni, almeno passando da Hollywood, siamo lì. I paralleli fatti con Maestri del calibro di Akira Kurosawa (!) non sono affatto peregrini. Ad ogni modo Furiosa: a Mad Max saga è l’ennesimo filmone di George Miller (di cui segnalo anche il precedente passato in sordina Tremila anni di attesa) da guardare e riguardare, anzitutto in sala e con gli occhi sgranati e le orecchie spalancate. Ah, guai a voi se ve ne andate prima dei titoli di coda. You wa shock!