
Karate Kid: Legends
di: Andrea CamprianiVabbè, dai debbo parlare anche di serie internazionali, ma bisogna anche stare attenti che non sia qualcosa che finisce dritto su per il cu… il cult, dai. Vabbè.

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Anni-avversari
Premetto che mentre scrivo e fino al 12 giugno 2025 tutti gli spettacoli al cinema sono a 3,50€uri e ciò non è certo una scusante, ma quantomeno una attenuante generica per aver voluto comunque guardare Karate Kid: Legends.

Il film in sala dal giorno del genetliaco del sottoscritto (ndr in fila per sei col resto di due) diretto da Jonathan Entwistle che non è certo il leggendario e ahinoi trapassato da anni ormai bassista degli Who, è in continuità col film del 2010 protagonista Jackie Chan che qui è il Mastro o Shifu Han come si dice in cinese perchè appunto la nostra storia inizia a Pechino con un flashback da Karate Kid 2 nel 1986 in cui il leggendario Sensei Maestro Miagi San (il compianto Pat Morita) svela a Daniel San La Russo (l’highlander vero Ralph Macchio di anni 64!) che il bonsai biramificato simbolo del dojo è lo yin e lo yang con la scuola di Kung Fu di Han e torniamo subito ai giorni dove l’allievo prediletto nonchè nipote di Han, Li Fong (Ben Wang) si allena nella scuola dell’acrobatico marzialista zio ma riceve la visita della Dott.ssa madre Fong (Ming-Na Wen) che si trasferisce col figlio a New York dove fa la conoscenza del pizzaiolo Victor Lipani (Joshua Jackson) e soprattutto approfondendo quella con sua figlia Mia (Sadie Stanley), che guardacaso è l’ex fidanzatina di Conor Day (Aramis Knight, questo il vero nome!) bullo di quartiere praticamente residente nel diversamente simpatico dojo, non ci crederete ma allenato e gestito da un tenerissimo strozzino O’Shea (Tim Rozon). Pur ripromettendosi di non combattere più – Li Fong – a seguito di un trauma familiare, indovinate un po’ cosa finisce per fare al torneo di arti marziali Five Boroughs con in palio 50000$, allenato da chi e come finisce il tutto?
Come tu bonsai
Ve l’ho fatta fin troppo lunga e mi scuso, perchè se c’è una trama telefonata dal primo fotogramma del trailer è proprio Karate Kid: Legends. Scordatevi sussulti di qualsiasi tipo, men che meno veri e propri plot twist visto che appunto gli eventi narrati 3 anni dopo la fine della serie Netflix Cobra Kai vengono ritirati per i capelli per dare alla fine manco una parvenza di continuità (a che pro qui?) e il risultato è un po’ quello delle espressioni del trio di cui sotto.

Questi sono solo parte dei difetti di questo film che dura un’oretta e mezzo abbondante con tanto di pre-mid credit scene ma si spera il multiverso finisca lì. L’aspetto positivo per me sono i 2 maestri, Chan in primis che a settanta anni suonati continua ancora a saltare da una parte all’altra come una molla, per la gioia di ortopedici e fisioterapisti globali (sulla fiducia meno per le compagnie assicurative che lo devono coprire) oltre a Macchio che a 64 anni almeno d’aspetto, non in movenze ma insomma, ho venti anni pari meno di lui e firmerei col sangue, ne dimostra al max una trentina abbondante comunque ben portati. Ah e Ming-Na, sempre bella ma si vede poco ( la reference è alla sua Chun-Li di quella tamarrata cui oggi dopo trenta anni si può forse guardare con affetto del live action di Street Fighter, oltre al poster di Tekken che si intravede in metro).
Per vincere domandi
Karate Kid: Legends è un film assai problematico per usare un robusto eufemismo, e ciò non dipende da quanto sia stata spremuta negli anni la saga, che ormai da oltre quaranta anni è cult almeno nei primi due film per più generazioni, personaggi oltremodo stereotipati, happy ending…

Non vale neanche un infinitesimo del gioiello nostrano recente costato un esimo quale La città proibita ,ma ci vuole Ben Affleck per fermarmi dal visionare un film (specie dopo essere sopravvissuto ad Alien: Romulus, Il Gladiatore II, Mad…), quindi se proprio non avete alternativa investite entro giovedì 12 questi 3,50 €uri in attesa di tempi e film migliori da pagare volentieri anche per intero.