Cinema Recensione

Inside Out 2

di: Andy Reevieny

Vabbè, l’ultima volta mi mancava di augurare buone ferie a chi le farà o comunque di tirare un po’ il fiato in questa estate che si spera continui a concederlo. Ne approfitto che figuratevi se arriva altro prima di fine agosto…

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Dentro & di fuori

Correva l’anno 2015, quindi quasi una decade fa, quando probabilmente il nome di punta di Disney Pixar, Pete Docter (già regista dei gioielli quali Monsters&Co., Up… poi divenuto anche direttore creativo dello studio di animazione) con una squadra di livello assoluto, tra cui annoverare anche il M° Michael Giacchino, realizzavano Inside Out  introducendo la allora undicenne statunitense Riley Andersen che con mamma e babbo si trasferisce dal Minnesota a San Francisco.

Praticamente la sinossi è Riley va in città. C’è ovviamente dell’altro, delle altre per la precisione e sono le emozioni materializzatesi della nostra, ma non solo, vedremo ad es. anche quelle omologhe dei genitori: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, le cui caratteristiche sono in re ipsa, nella cosa stessa. Queste interagiscono per raccontarci la storia di crescita della nostra protagonista che cambia vita, scuola, amicizie in una fase cruciale nello sviluppo come persona.

Pareva che il tutto si concludesse con questo film e invece, quasi dieci anni dopo, Kelsey Mann raccoglie il testimone del collega Docter e dirige Inside Out 2, nel quale ritroviamo, nella nostra storia, Riley un anno dopo dai fatti raccontati nel primo film con sempre le 5  emozioni, ormai coese contribuendo alla maturazione di Riley, chiamate ad un upgrade in vista della fase più cruciale di chiunque, l’adolescenza, qui per la precisione nella fase pre-puberale in quanto Riley è dodicenne che compie tredici anni, ergo teenager come USA da quelle parti.

L’aggiornamento di sistema consta di ulteriori 5 emozioni: Ansia, Invidia, Imbarazzo, Ennui  (noia) e Nostalgia. Non canaglia però non temete, perchè Riley matura coscienza di sè, in una ennesima storia di crescita con le ormai amiche del cuore Bree e Grace cui se ne aggiungeranno a loro volta di nuove tra scuola e squadra di hockey, sport nazionale nel Minnesota di cui è originaria la nostra Riley, e che si ritrova a San Francisco dal primo film. 

Tu chiamale se vuoi emozioni

Pippopippopipp… direbbe il Tenerone del compianto Gianfranco D’Angelo, ma appunto, in entrambi gli Inside Out  ritroviamo un caleidoscopio di sentimenti, a volte oltremodo contrastanti, altre in perfetta sintonia. Questa idea di soggetto è la forza di questi 2 film di animazione, il primo dei quali, per resa complessiva, a mio avviso resta comunque il migliore. Ad ogni modo stavolta il processo di crescita è ben rappresentato anzitutto dall’entrata in scena di Ansia che, senza spoilerare, ma lascio immaginare cosa possa fare su una bambina che sta crescendo e scoprendo quotidianamente la vita e tutto ciò che comporta, nel bene e nel male. Ottima la CGI, qui mai stucchevole, funzionale alla narrazione.

Emozioni, o anche impressioni (non solo quando se ne riparla a settembre), perchè le mie tali vogliono essere, prima di essere eventualmente considerate recensioni. In Inside Out 2 si trattano tematiche importantissime che professionisti, terapeuti formati, aiutano chi ne soffra ad affrontare e se possibile curare. Lasciando stare la fatica di nuotare in un mare di Noia, casomai, vi tolgo io l’Imbarazzo della scelta su cosa guardare, specie per chi ha Nostalgia del buon cinema di animazione, ivi incluso questo buon film di animazione da gustare in sala ovviamente per grandi e piccini.

Poi, senza che ai rispettivi autori degli Inside Out salga l’Invidia, se si vuole procedere verso l’infinito e oltre, controllate la programmazione delle sale che avete ini zona perchè oltre alla riproposizione de Il ragazzo e l’airone, è prevista, sempre distribuita da Lucky Red, anche una selezione di capolavori diretti dal compianto Sensei Isao Takahata. Buon prosieguo anche d’estate.