Cinema Recensione

Il ragazzo e l’airone

di: Andy Reevieny

Anno nuovo, vita nuova, in meglio si spera. Di sicuro nuovo cinema in sala: a distanza di 10 anni da Si alza il vento esce per il Ghibli Studio il nuovo attesissimo lungometraggio animato diretto dall’ottantatreenne sensei Hayao Miyazaki: Il ragazzo e l’airone. Un capolavoro. E già qui potrebbe finire la recensione.

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Ten years after

Come l’omonimo gruppo di roccherrò, ma qui è inteso proprio letteralmente, nel senso che sono passati 2 lustri, un decennio appunto, da quella meraviglia (manco a dirlo da recuperare come tutto dello Studio Ghibli in generale) di Si alza il vento che, nel 2013 quando uscì, fu presentato come ultima fatica del Maestro.

Invece dopo quella che oggi possiamo definire come una pausa di riflessione, relativa perchè comunque nel 2018 esce il corto Kemushi no Boro (trad. Boro il bruco) i cui lavori preparatori partono con dei bozzetti quasi trenta anni fa ormai,Hayao Miyazaki nel 2016 annuncia la lavorazione del lungometraggio di cui sopra.

In questi anni, soprattutto gli ultimi ahinoi globalmente drammatici, si ridefinisce il concetto di hype, anche solo per il millesimo del sensei, per cui si consiglia di recuperare il documentario Never-Ending Man: Hayao Miyazaki di Kaku Arawawa nonchè Il regno dei sogni e della follia di Mami Sunada del 2013 che è incentrato sullo Studio Ghibli nel suo insieme nello specifico durante le lavorazioni dei capolavori La città incantata e La principessa splendente.

L’aspettativa però raggiunge l’apice e viene soddisfatta la scorsa estate 2023 quando in madre patria esce 君たちはどう生きるか Kimi-tachi wa dō ikiru ka.

E voi come vivrete?

Questo è il titolo originario del film. Affatto casuale perchè riferito ad un aspetto specifico della trama del film che vede protagonista Mahito Maki, un dodicenne nipponico di Tokyo che durante la Guerra del Pacifico, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, perde in circostanze tragiche la mamma Hisako. Shoichi, Il babbo di Mahito, rimasto dunque vedovo, convola poi in seconde nozze con la sorella di Hisako, Natsuko. La famiglia si trasferirà nella casa in campagna da lei.

Tranquilli, che non si tratta di soap opera, tutt’altro. La nostra storia di fatto inizia proprio da questo cambiamento, da questo titolo E voi come vivrete? che è un lascito in forma di racconto scritto da Hisako a Mahito che, forse come non mai nella poetica del regista, è allegorica della crescita, con tutto ciò che comporta, tra aironi parlanti antropomorfizzati diciamo, creature fantastiche, magiche, parrocchetti ingombranti, scelte cruciali da prendere per il nostro protagonista che senza meno dovranno poggiare su solide fondamenta.

Elementale whatsoever

Non saprei onestamente da cosa iniziare per rendere l’idea della bellezza e della complessità proprio a partire dalle cose più semplici de Il Ragazzo e l’Airone. Anzitutto per l’ennesima volta eroe di un’opera di Miyazaki è un ragazzino, dai tempi di Conan il ragazzo del futuro, antesignano in tal senso. Gli adulti, per quanto importanti, servono comunque per raccontare una storia di crescita, di assunzione di responsabilità e consapevolezza.

I mondi sono il nostro e quello incantato della torre che Mahito dovrà esplorare con una missione ben precisa, coadiuvato da svariati personaggi, non solo quelli del titolo, con una predominanza degli elementi, aria e fuoco (hi in giapponese) in primis, ma anche acqua e terra.

Le animazioni, prevalentemente realizzate all’antica come da tradizione nello studio del deus ex machina dello Studio Ghibli Toshio Suzuki, sono ammalianti. Dal character design, ai fondali, in generale ai colori e alle invenzioni visive, tutto è fluido e ha un respiro vitale, tutto e anche più  è funzionale alla narrazione.

Noi pubblico siamo parte di questa storia infinita, o che non vorremmo veramente finisse mai. Come le musiche del M° Joe Hisaishi che qui si risupera per l’ennesima volta con una composizione che fonde secoli di storia della musica, neoclassica se vogliamo, ma non solo. Orchestrazioni di archi di un gusto e una raffinatezza sopraffine, affatto scontato, intermezzi pianistici soavi ma anche dinamici, pieni di ostinati che incollano ulteriormente allo schermo.

Non servono certo le mie parole se non per rivolgere a Sensei  Hayao Miyazaki, con un pensiero anche al compianto collega il Maestro Isao Takahata e tutto lo staff dello Studio Ghibli, un inchino e il più sentito, per tutto, どうもありがとう.