Cinema Recensione

Il Robot Selvaggio

di: Andy Reevieny

Dai, Transformers One è una ganzata, ma non è proprio il caso di abituarsi a film di animazione che escano distribuiti a dovere al cinema, di tale livello, oltretutto con protagonisti robot senzienti…

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Born to be wild

E invece, tutt’d’n tratt parafrasando gli Elii, non entra il coro, bensì arriva nei cinemI distribuito da Universal Pictures International Italy, in anteprima nazionale il 6 ottobre vista dal vostro scrivente, e in generale dal 10 ottobre 2024, Il Robot Selvaggio in originale The Wild Robot tratto dall’omonimo racconto illustrato di Peter Brown e diretto da Chris Sanders per DreamWorks Animation.

Ci troviamo subito come ‘na catapulta in un mondo e in un tempo imprecisati, quando una nave cargo Universal Dynamics perde su un’isola apparentemente deserta 6 unità robot delle quali solo una non viene distrutta l’Unità ROZZOM 7134, per gli amici Roz, che viene attivata dagli animali presenti in loco e, addestrando da subito la propria AI o IA che dir si voglia, cerca di apprenderne i linguaggi, offrendo per sue direttive primarie di default aiuto agli esseri viventi che incontra. Tutto ciò fino a quando, prima di richiedere soccorsi per essere recuperata, inavvertitamente distrugge un nido di oche, delle quali riesce a salvare solo un uovo che sta per dischiudersi e da cui fuoriesce quello che viene battezzato Beccolustro, un paperino con una strada tutta in salita ma destinato a grandi imprese tra stormi di suoi simili, altre specie e appunto Roz cui, per imprinting, si lega come fosse la mamma naturale che purtroppo non ha più.

I believe I can fly

Mi rendo perfettamente conto che passare dall’iconico brano di SteppenWolf titolo dell’omonimo film generazionale on the the road Easy Rider , ad R. Kelly, con tutto il rispetto, sia quantomai azzardato, se non proprio pindarico, ma in quanto volo appunto è probabilmente questo che meglio rende il senso dello spirito di avventura e voglia di condivisione che muove i nostri protagonisti de Il Robot Selvaggio rimarcando il fatto che da una parte abbiamo esseri animali, dunque viventi, qui giocoforza antropomorfizzati almeno nel linguaggio, e dall’altra appunto un robot, una intelligenza artificiale in piena regola che viene addestrata e poi evolve nella storia di crescita che Beccolustro condivide con Roz.

Accanto ai nostri 2 “mamma e figliolo” troviamo Fink, la manco a dirlo astuta volpe che incontrano sul loro cammino, e tanti altri animali della zona tra cui l’orso Thorn, Coda Rosa, una mamma opossum con cucciolata appresso e tanti altri. Gli esseri umani li intravediamo in poche scene, quasi sullo sfondo in città ipertecnologiche servite dai robot come Roz e non solo per i compiti più disparati.

Non mancano ovviamente i simili di Beccolustro, le anatre che si muovono in stormo e sono quelle che dettano i tempi della migrazione stagionale. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta del nostro eroico anatroccolo segnerà la prima tappa.

Fly like an eagle

Mi servo anche di Seal a questo punto per fare questo ideale rimando alla colonna sonora del cult a tecnica mista tra live action e animazione Space Jam con protagonista Sua Altezza Aerea Michael Jordan, per entrare nel vivo de Il Robot Selvaggio che in un’ora e quarantadue minuti, grazie a una CGI di livello elevatissimo se non proprio sopraffino coordinata da Chris Sanders (già regista tra gli altri di Lilo & Stitch per la concorrente Disney e di Dragon Trainer sempre per DreamWorks) ci regala passaggi e paesaggi magnifici, con scene di azione, volo in primis, a tratti magistrali che dopo il gioiello Il Gatto con gli Stivali 2:l’Ultimo Desiderio, porta se possibile ulteriormente in alto il livello dell’animazione in CGI con una idea di soggetto tra la sci-fi a la Wall-E e l’avventura con gli animali forse più alla Pom Poko dell’indimenticato Maestro Isaho Takahata per Ghibli Studio, che a titoli a La Gang del Bosco, per capirsi.

Il Robot Selvaggio è un film pensato per i più piccoli ma decisamente per tutte le età, da guardare e riguardare, che vola in senso lato e riscalda anche al passaggio alla stagione più fredda, senza bisogno di andare in letargo, ricordandoci anzi come anche nel 2024 si possano creare degli instant classics dal design ipermoderno, che al contempo omaggiano l’animazione più tradizionale.