Cinema Recensione

Dune – Parte 2

di: Andy Reevieny

Il cineasta canadese Denis Villeneuve, dopo l’ennesimo gioiello, per chi scrive e non solo, di Blade Runner 2049, si cimenta in un’impresa titanica, nell’arrivare oltre il tentativo di Alejandro Jodorowsky e quel flop oltremodo ambizioso di David Lynch di ritrasporre il più fedelmente possibile l’opera di Frank Herbert. Dopo rinvii e lavorazione tribolata dovuti alla pandemia, il 16 settembre 2021 esce quella che poi viene confermata come prima parte del reboot di Dune.

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The story so far, so good

Come anticipato, Villeneuve è, ad oggi, anzitutto colui che ha seguito più pedissequamente la monumentale opera originaria di Frank Herbert che consta di qualcosa come 6 libri. Qui si arriva grossomodo a metà del primo, giusto per dare una vaga idea. La nostra storia si svolge nello spazio remoto del 10191. Tutto ruota intorno alla cosìddetta spezia (melange in orginale), una sostanza presente solo sul pianeta Arrakis, altresì noto appunto come Dune.

La spezia è di fatto al contempo il più prodigioso e prezioso combustibile esistente consentendo ai mezzi di questa realtà il viaggio interstellare ed una droga dagli effetti collaterali molteplici: psichedelici, psicotropi sulla mente degli individui, consentendo premonizioni, e in generale amplificando al massimo le facoltà mentali e financo  mutando geneticamente chi la assume in dosi massicce. E come tutte le droghe dà assuefazione a vari livelli.

Il controllo su Arrakis passa per volere dell’ Imperatore Shaddam Corrino IV dalla crudele casa Harkonnen capeggiata dal terrificante Barone Vladimir, un mostruoso Stellan Skarsgård, a quella nobile e valorosa Atreides, retta dal prode Duca Leto Atreides qui interpretato da Oscar Isaac, padre di Paul interpretato da Timothée Chalamet, insieme a Lady Jessica, interpretata da Rebecca Ferguson, a sua volta Bene Jesserit, una sorellanza con esponenti considerabili a tutti gli effetti magiche, per non dire stregonesche per le doti che affinano. Oltre a loro troviamo, tra gli altri, Gurney Halleck interpretato da Josh Brolin, Duncan Idaho interpretato da Jason Momoa entrambi mentori e maestri d’armi dell’erede di casa Atreides, Paul. Le vicende che rapidamente si succedono in un crescendo epico e drammatico li portano quasi subito sul pianeta Arrakis dove si incrociano indissolubilmente con quelle dei Fremen, popolazione autoctona, capeggiata da StilgarJavier Bardem e ChaniZendaya, anch’essa facente parte della tribù.

In itinere

Dune di Denis Villeneuve è un film monumentale, ma ciò non dipende solo e banalmente dall’opera da cui è tratto, nè tantomeno dal budget imponente su cui ha potuto contare. La messa in scena è superlativa, merito di un comparto fx che forse non avrà pari fino ad Avatar: la via dell’acqua del 2022 di James Cameron.  Le idee visive di Frank Herbert sono rese al meglio a partire dalle ambientazioni, illuminate tutte da una fotografia ad hoc, al reparto costumi e trucco, ai mezzi meccanici incredibili, per non parlare del comparto sonoro.

Hans Zimmer forse come non mai riesce a valorizzare al massimo un audio-ambiente creato in buona parte dal nulla, con pochi dialoghi e l’assenza di voci fuoricampo che avevano imperversato nel Dune di Lynch.

Dune – Parte 1 è un trionfo anche agli Oscar 2022 per gli amanti dei premi, e la seconda parte, di fatto potenzialmente già pronta per Villeneuve e collaboratori, si fa però attendere 2 anni.

Dune – Parte 2

Ci siamo, finalmente. Un film atteso in maniera a dir poco spasmodica dopo il primo capitolo del 2021, la cui uscita è stata posticipata di mesi rispetto a quanto originariamente previsto a causa soprattutto del lungo sciopero hollywodiano di attori e sceneggiatori conclusosi solo a fine 2023. Citando il compianto Enzo Tortora, dove eravamo rimasti?

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Deserto di Arrakis, parte nord, non un dettaglio. Sempre nel 10191. Ritroviamo Paul Atreides ormai unitosi alla tribù Fremen di Stilgar, che si appresta a diventarne elemento di spicco, e così mamma Lady Jessica. Nel frattempo L’Imperatore della casa Corrino Shaddam IV, con la figlia Irulan, interpretati rispettivamente da un sempre maestoso Christopher Walken e dalla splendida splendente Florence Pugh reduce da Oppenheimer  di Christopher Nolan, proseguono nel loro piano che coinvolge gli Harkonnen e gli Atreides, in primis.

Mosse

Le dune di Arrakis sono mosse, ma le mosse sono soprattutto quelle che muovono e prendono i nostri personaggi perchè, per citare proprio il regista Denis Villeneuve: la prima parte è un film contemplativo, mentre la seconda parte è un film di guerra epico, infarcito di azione. La migliore descrizione di questa seconda parte di Dune, per rendere l’idea di ciò cui assistiamo. La narrazione si concentra ovviamente sui Fremen e sugli Harkonnen, con l’introduzione anzitutto qui di un nuovo personaggio quale Feyd-Rautha interpretato da Austin Butler, ma si tratta di un film inevitabilmente ancor più corale, con ritmo alternato da scene di azione al fulmicotone, segreti disvelati che segneranno il prosieguo della storia dei nostri tra vermi, spezie, acqua della vita…

When 2 become 1

Non credevo che le avrei mai citate, ma a ben vedere cosa c’è, ragionando di Dune, di più appropriato delle Spice Girls?

Dune – Parte 2 di Denis Villeneuve riconferma e se possibile mette ancora più in alto l’asticella che il cineasta canadese aveva fissato nella prima parte. Le location si ampliano, la fotografia, la colonna sonora di Hans Zimmer probabilmente mai così ispirato ed efficace nel valorizzare i dialoghi o sonorizzare in maniera musicale i silenzi, è quella veramente di un blockbuster, nell’accezione più piena e nobile del termine, che non si limita però alla cosìddetta sci-fi o fantascienza che dir si voglia, e neanche all’azione di guerra.

Frank Herbert ha creato un’opera intrisa di ecologia, di spiritualità, con fortissimi richiami alla società non solo del suo tempo, ma a tanta umanità nella storia. Senza scomodare anche opere più recenti come Il Trono di Spade, basti pensare a Star Wars che ha ripreso spudoratamente da Dune nell’idea di commistione tra misticismo e, soprattutto, specie in spin-off alla Rogue One e Andor, politica. In Dune c’è probabilmente molto di più. L’epica è data non solo dall’ascesa, caduta e catarsi dei personaggi e delle relative casate, da subito, perchè questi sono legati a multiplo filo con l’immateriale. In oltre 5 ore al momento di girato Denis Villeneuve ci ha regalato di gran lunga la miglior e più fedele, perchè stavolta non può essere altrimenti stante la natura dell’opera da cui è tratto, trasposizione dei racconti di Frank Herbert. Cercarne difetti probabilmente è da farsi col proverbiale lanternino. Quindi una volta tanto si può insabbiare tutto.