Cinema Recensione

Alien: Romulus

di: Andy Reevieny

In questa incessantemente sempre più afosa estate, si cerca almeno la sera di godersi una boccata d’aria (ahahah), magari sfruttando chi può anche i cinema all’aperto stagionali, e se magari si guarda un film ambientato all’aperto ad alta quota, ancora meglio. Quindi cosa c’è di meglio che belli freschi andare al chiuso in un ottimo multisala di provincia lambita da fiume, per gustarsi ciò?

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Romulus e Remus

Non si tratta qui di mitologia romana, di storia, quantunque manco a farlo apposta mentre scrivo è fresca di vittoria Paliesca la Lupa (ndr per me senese), ma appunto del settimo film di 9 (compresi i crossover con Predator) attualmente facenti parte del franchise Alien iniziato col capolavoro e capo d’opera omonimo del 1979. Alien: Romulus, per la regia di Fede Alvarez, si inserisce canonicamente tra il primigenio Alien e Aliens- Scontro Finale.

Ambientato nel 2142 Alien: Romulus racconta le vicende dell’equipaggio del trasportatore minerario Corbelan diciamo capitanato da Rain Carradine (Cailee Spaeney che risegnalo nello stupendo Civil War di Alex Garland) la quale, con l’ausilio del fratellastro umanoide sintetico Andy e di altre compars…carne da macell…vittime sacrifical… insomma deve recuperare capsule criogeniche dalla stazione orbitante Reinassance (cui i nostri approdano nella sezione Remus).  Nel prologo del film assistiamo alla scena in cui l’ormai relitto della astronave Nostromo della Weyland – Yutani Corp. (vi dicono nulla questi nomi?), già dall’inizio quindi non è spoiler, ci viene mostrata contentente il bozzolo di un simpaticissimo Xenomorfo entrato a contatto con l’equipaggio. Cosa potrà mai andare storto da qui in poi non lo disvelo, ma non serve certo una fervida immaginazione.

Bilbo birbo

Sfrutto il mio vernacolo per darvi un ulteriore indizio sulla quantità di fan service che da subito pervade Alien: Romulus per cui basta guardare il cast tra cui noterete una presenza quantomeno insolita perchè sia il personaggio iconico che il grande compianto attore perfidamente albionico Ian Holm che lo interpreta adesso spero sia in un posto bello almeno come la Contea degli Hobbit, diciamo.  Parliamoci chiaro: questo è uno di quei casi per cui non solo essendo canonico il film in questione, ma proprio per il culto legato al franchise, non si può esserne a digiuno dopo 45 anni da quando il genio del compianto Dan O’Bannon (già collaboratore anche di altro fuoriclasse come John Carpenter), un altro Maestro come Gualtiero Collina (Walter Hill) in produzione, alla regia Sir Ridley Scott, ci hanno portato l’orrore vero nello spazio profondo, claustrofobico, creando uno dei mostri più iconici di sempre cioè lo Xenomorfo, per non parlare poi delle sue varianti nel tempo, a partire appunto dagli “affettuosissimi” Facehuggers.

Nel frattempo vari e altri grandi registi, tra i migliori contemporanei, quali James Cameron (Aliens – Scontro finale) e David Fincher (Alien^3 lg. alla terza, in quanto terzo capitolo in ordine di uscita in sala)  su tutti, si cimentano con Alien. Prima di Romulus Sir Ridley Scott ci regala due gioelli prequel quali Prometheus e Covenant. I capitoli crossover con Predator li possiamo sorvolare almeno in questa sede. Questo excursus storico però è necessario in questo caso. Lo è forse ancor più fare presente che un grande giovane cineasta internazionale del quale, tolto giusto Gran Turismo è straconsigliato recuperare tutto, quale è il sudafricano Neil Blomkamp ha (anche se temo vada usato ormai l’imperfetto) in cantiere un ambizioso film su Alien a quanto trapelato dalla sua sceneggiatura. In tutto questo dove possiamo collocare Fede Alvarez, che ha già all’attivo titoli eufemisticamente oltremodo discutibili, cui è affidata la regia di questo film?

Nello spazio nessuno può sentirti urlare

Recita l’iconico claim di Alien dal 1979, ma non potevano certo sapere allora di quanto e soprattutto cosa sarebbe arrivato in seguito, però forse hanno potuto avvertire anche loro, retroattivamente, la mia orchite fulminante durante e dopo la visione di Alien: Romulus. In questi casi cerco di far scrivere il me comunque appassionato di genere (seppur non fissato col franchise Alien), se non anche l’ex studente di giurisprudenza per tutelare me e la redazione di Console-Tribe tutta.

Quello che posso salvare di Alien: Romulus è indubbiamente la messa in scena di Fede Alvarez, probabilmente soprattutto frutto del lavoro dei suoi collaboratori visti i precedenti nefasti del regista, e uno spunto interessante a livello se non altro visivo all’inizio del film che richiama altro capolavoro e capo d’opera di Sir Ridley Scott tratto da opera già visionaria di altro genio che risponde al nome di Philip K. Dick che ha visto cose che voi umani… perchè poi in questo film non c’è altro. Non c’è scrittura dei personaggi anzitutto, che sono buttati lì manco abbozzati, in un’idea di soggetto che già di suo ormai non potrebbe essere più riciclata. Non c’è sceneggiatura, non c’è mai e poi mai un filo di tensione che è forse la cosa peggiore in assoluto, o meglio come hanno già sottolineato addetti ai lavori ed appassionati veri di sci-fi e fantascienza di riferimento, non c’è qualcosa di personale che comunque Fede Alvarez, che è un professionista, dovrebbe sempre mettere, in particolar modo in un film iconico e di genere come un film della saga di Alien.

Alien: Romulus l’ho portato in fondo a fatica, essendo a dir poco telefonato, con alcuni dialoghi al limite della linea comica di Boris, un make-up discutibile per resa viste le scene diciamo, non certo per colpa dei professionisti del settore (la responsabilità finale spetta sempre al regista e/o a chi mette i soldi), insomma un titolo che per me non può raggiungere la sufficienza piena mettendo insieme tutto e consigliato di guardare solo ai veri appassionati di Alien. Chi invece si avvicina ad Alien per la prima volta, e in questo il film funziona, pur uscendo ancora in estate e facendo il suo al botteghino, deve necessariamente recuperare quantomeno i summenzionati gioielli di Scott.

Si ricordi sempre infine chi anche in tempi recenti ha decretato l’insuccesso commerciale e addirittura stroncato un ottimo film quale è Furiosa (facente parte dell’universo che George Miller ha creato per l’appunto quando usciva Alien) che c’è fan service e fan service, e a tal proposito si attende scalpitanti l’ultima fatica di Mastro Tim Burton (Beetlejuice Beetlejuice) e che Hollywood in generale, specie negli ultimi anni, ci sia dietro un colosso come ad es. Disney o meno, risponde a logiche sempre più di bieco marketing, manco di mercato nel senso economistico più proprio. Non ho fatto a caso a tal proposito anche il nome di un talento vero e riconosciuto come appunto è Neil Blomkamp. Tutto non vale tutto, e soprattutto non tutti possono fare tutto. Non vale certo solo per Fede Alvarez.