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Playstation Move

Era stato presentato per la prima volta in quel di Los Angeles, all'ormai lontano E3 del 2009 durante la conferenza Sony. Il progetto a quei tempi aveva un altro nome, ma la forma e le caratteristiche base erano gia' piu' o meno le stesse. In vendita da alcuni giorni, lo abbiamo analizzato a fondo, provandolo con i titoli appena usciti, demo di quelli che verranno e con altri videogiochi che lo supportano grazie al download di apposite patch. Ecco a voi, quindi, le nostre impressioni iniziali.

di: Redazione

Era stato presentato per la prima volta in quel di Los Angeles, all’ormai lontano E3 del 2009 durante la conferenza Sony. Il progetto a quei tempi aveva un altro nome, ma la forma e le caratteristiche base erano già più o meno le stesse.
Controller da tenere con una sola mano, arricchito da qualche tasto e dalla tipica e rappresentativa sfera, il Move fin da allora aveva destato la curiosità di molti, l’indifferenza di alcuni e le antipatie di altri ancora.
Il Move, infatti, è un controller le cui funzioni si basano tanto su un’interazione tra il controller stesso e la telecamera PSEye, quanto su una serie di sensori di movimento piuttosto avanzati posti al suo interno. Nonostante sia un’evoluzione delle idee portate avanti dal colosso giapponese fin dai tempi della PlayStation 2, quando era uscito l’EyeToy e in seguito qualche periferica che si basava su tecnologie simili, le forme del Move e le sue funzioni ricordano oggi più quelle del WiiMote di casa Nintendo.
In vendita da alcuni giorni, accompagnato da diversi giochi più o meno interessanti, lo abbiamo analizzato a fondo, provandolo con i titoli appena usciti, demo di quelli che verranno, e con altri videogiochi che lo supportano grazie al download di apposite patch.
Ecco a voi, quindi, le nostre impressioni iniziali.

Le forme

Il Move, appena tolto dalla confezione, mostra fin da subito un’estetica che ben si abbina con la PlayStation 3 e con il suo “predecessore”, il DualShock 3. Completamente nero, sfera esclusa, presenta un posizionamento dei tasti ben studiato e facile da memorizzare, introducendone al contempo due nuovi.
Ecco per primo il grilletto T, che sta per Trigger, che sostituisce l’R1 e R2 a cui eravamo abituati. Questo verrà quindi utilizzato in giochi come gli sparatutto per fare fuoco sui nemici, cosa che di per sé risulta fin da subito abbastanza intuitiva. In altri titoli, come Sports Champions invece, viene utilizzato per tornare alle voci precedenti nei menù aperti, come succedeva generalmente prima con il tasto O (cerchio).
La seconda nuova entrata, il tasto Move, è rappresentata dal simbolo del controller stesso. Questo pulsante, abbastanza grande rispetto a tutti gli altri, si dimostra assieme al tasto T quello più importante durante il gioco, in quanto va a sostituire le funzioni prima assegnate alla X, ovvero quello di selezione – nei menù – e di azione principale.
Attorno al tasto Move sono presenti i soliti del DualShock 3, quelli che di per sé raffigurano la PlayStation stessa, ovvero il tasto X, quadrato, triangolo e cerchio, disposti in senso orario. Più piccoli che nel precedente controller, vengono utilizzati per adesso molto di meno – quasi tutte le azioni secondarie sono relegate ai sensori di movimento presenti nel Move – ma non per questo non si dimostreranno in futuro utili tanto quanto fino ad oggi.
I pulsanti Start e Select sono stati posti, in maniera abbastanza intelligente, ai lati del controller, in modo da impedirne un involontario utilizzo durante le sessioni di gioco più movimentate. È anche vero che nei primi tempi risulterà molto meno intuitivo il loro utilizzo, abituati ad averli al fianco dei comandi principali, ma farsi l’abitudine non è poi così difficile.

E dopo aver parlato dei tasti vari, è doveroso discutere della luminosa e appariscente sfera posta in cima al Move. Questa, composta di una gomma abbastanza morbida che può essere leggermente schiacciata, risulta la componente essenziale dell’intero controller, nonché l’unico elemento che viene realmente esaminato dal vigile occhio del PSEye. Infatti è grazie al costante lavoro dei sensori di movimento e degli accelerometri, nonché alla rilevazione continua della sfera, che il Move riesce a funzionare con grande precisione in ogni ambito. Sia che si parli di prendere la mira in un FPS, sia che si stia giocando ad un qualche simulatore sportivo, il Move risulta sempre accurato, tanto nei movimenti più grandi e veloci quanto in quelli più precisi e lenti. Il tutto perché, alla base di tale tecnologia e del rilevamento della sfera, vi è una sorta di lavoro molto simile a quello del motion capture – per intenderci quello che viene utilizzato dai grandi produttori di film per rilevare i movimenti degli attori, riproponendoli poi su grande schermo arricchiti da numerosi effetti speciali; Gollum del Il Signore degli Anelli e King Kong dell’analogo film, entrambi di Peter Jackson, sono due tra i tanti e migliori esempi.

Insomma, per farla breve, le funzioni integrate nel Move sono ben strutturate, e reagiscono molto bene ad ogni singolo movimento: sta poi alle varie software house sfruttare tale bontà per creare giochi divertenti e precisi.

XMB, internet e calibrazione

Prima di parlare però del Move in ambito puramente videoludico, accenniamo anche alle funzioni che esso svolge in altri ambiti. Ecco quindi il primo impatto che si ha, una volta accesa la PS3, nella Cross Media Bar, alias XMB.
Fintanto che si preme il tasto T, muovendo il Move verso destra o verso sinistra, dall’alto verso il basso, si passa da una voce all’altra del menù. La navigazione però non risulta particolarmente semplice, perlomeno le prime volte, visto che con un movimento troppo repentino si rischia di scorrere tutte le voci senza quasi accorgersene, per ritrovarsi all’ultima voce anziché a quella desiderata. Con la pratica la situazione migliora notevolmente, non c’è che dire, però rimane in ogni caso molto più pratico – e preciso – l’utilizzo delle croci direzionali o della leva analogica a cui il DS3 ci ha abituati.
Discorso simile vale una volta entrati nel browser e iniziata la navigazione nella grande rete. Utilizzare esclusivamente il Move, in questa situazione, risulta davvero difficoltoso. Scrivere gli indirizzi web, infatti, non risulta per nulla immediato, visto che per muoversi nella piccola tastiera virtuale bisogna fare movimenti lenti e piccoli per non rischiare di spostarsi senza controllo da una lettera all’altra. Inoltre, se con il DS3 si potevano scorrere le pagine velocemente con la leva analogica destra, con il Move muovendosi verso il basso si salterà su ogni link presente, e per raggiungere la fine della pagina ci vogliono parecchi secondi – in base a come essa è strutturata, insomma. In questo caso, quindi, il controller tradizionale risulta molto più comodo.

Infine, parliamo della calibrazione. Quest’ultima, in poche parole, è un sistema utilizzato all’inizio di ogni gioco per permettere al PSEye di rilevare con precisione la posizione del Move nello spazio, quindi di calcolare la distanza dallo schermo e l’altezza generale a cui si trova rispetto alla telecamera, e adattare i controlli in base al punto in cui si trova il giocatore. Ora, a seconda del gioco la calibratura può variare, seppur non di molto, e richiede solitamente non più di uno o due passaggi per un totale di una manciata scarsa di secondi. Ciò che però fa storcere un po’ il naso è che la calibratura va fatta ad ogni sessione di gioco, e talvolta ripetuta se si gioca in più persone. Non sarebbe stato meglio far fare una calibratura generale al sistema, per poi adattarla ad ogni singolo titolo? D’altronde, si pensa che il giocatore utilizzi il Move stando più o meno sempre nella stessa posizione, e che non giochi una volta disteso – posizione non adatta al nuovo controller – una volta seduto e una volta in piedi… ma siamo fiduciosi che Sony possa sistemare questo piccolo difetto, magari non subito, ma nemmeno in un futuro troppo lontano.   

Navigation Controller

Per il momento non si tratta di una periferica indispensabile per godere al meglio dell’esperienza di gioco regalata dal Move ma è solo questione di tempo. Stiamo parlando del Navigation Controller, il “nunchuck made in Sony” difficilissimo da trovare nei vari negozi. Circa un terzo più piccolo e leggero del Move, il Navigation è alimentato da una batteria al litio, ricaricabile con cavo USB (micro e mini) ed è wireless. A differenza del Nintendo Nunchuck, dunque, non c’è nessun cavo di collegamento tra le due nuove periferiche Sony, il che elimina eventuali problemi di praticità. Sotto lo stick analogico è stata posizionata la croce direzionale digitale, ai cui lati ci sono i pulsanti X e cerchio; al centro del Navigation, il pulsante Playstation è in posizione incavata, in modo che sia molto difficile premerlo per errore. Dietro, gli immancabili L1 e L2, sullo stile del Dualshock 3. Per il momento, i controlli del Navigation possono essere sostituiti da pad ma, dobbiamo ammettere che, in tutti i giochi testati, la praticità e l’ergonomia del “Nav” si sono dimostrati una manna dal cielo quando l’altra mano impugnava il Move. Assolutamente migliorabile la qualità dello stick ma, questo, lo sosteniamo da diverso tempo in relazione al joypad Sony che, appunto, condivide lo stesso particolare.