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The Solus Project

In principio furono le installazioni, dapprima opzionali e poi sempre più ingombranti e obbligatorie. In seguito giunsero le patch, gli update, il digital delivery, fino a giungere alla amata/odiata architettura x86, che ha sancito una volta per tutte il superamento del confine che separava le console dai PC. Questo fatto si è portato dietro anche, almeno su Xbox One, il fenomeno dell’early access, spesso foriero di operazioni discutibili ma anche in grado di riservare qualche sorpresa. Come nel caso di The Solus Project.

di: Simone Cantini

In principio furono le installazioni, dapprima opzionali e poi sempre più ingombranti e obbligatorie. In seguito giunsero le patch, gli update, il digital delivery, fino a giungere alla amata/odiata architettura x86, che ha sancito una volta per tutte il superamento del confine che separava le console dai PC. Questo fatto si è portato dietro anche, almeno su Xbox One, il fenomeno dell’early access, spesso foriero di operazioni discutibili ma anche in grado di riservare qualche sorpresa. Come nel caso di The Solus Project.

Armageddon digitale

In un futuro prossimo la nostra amata Terra verrà distrutta da un gigantesco meteorite. Ovviamente, al fine di preservare la propria esistenza, gli essere umani hanno pensato bene di abbandonare il pianeta natio per avventurarsi nelle profondità siderali, in cerca di una nuova landa da colonizzare. È durante una di queste esplorazioni che la nostra nave, dopo essere entrata in contatto con un pianeta favorevole alla vita, viene abbattuta da un misterioso raggio. Scampati miracolosamente all’impatto ci ritroveremo quindi a prendere coscienza della nostra condizione di naufraghi spaziali, assecondando così l’innato istinto di sopravvivenza. Recuperato tra i rottami dell’aeronave un pad multifunzionale dovremo, quindi, avventurarci sulla superficie del pianeta, preoccupandoci di trovare un riparo per la notte, una fonte di calore e del cibo. Superate queste primarie difficoltà giungerà il momento di esplorare l’ambiente circostante, nel tentativo di recuperare un qualche dispositivo che ci consenta di segnalare la nostra posizione. È a questo punto che l’anima survival di The Solus Project inizia ad accarezzare, per poi fondersi, con l’elemento narrativo in grado di dare ulteriore spessore ed interesse alla produzione di Teotl Studios: in apparenza disabitato, ben presto il nostro nuovo pianeta dischiuderà sotto i nostri occhi i resti di un’antica civiltà e tutti i misteri ad essa collegati, aprendo le porte ad un gioco decisamente ben più interessante dei classici sand box privi di reali obiettivi. Peccato che trattandosi di una versione preliminare il tutto si interrompa bruscamente, lasciandoci colpevolmente in attesa dei futuri update di produzione.

Conoscere per sopravvivere

Sposando in parte il modus giocandi di titoli come Don’t Starve, costringendo quindi il giocatore ad affrontare problematiche tangibili come la fame, il freddo e la disidratazione, The Solus Project si divide in due distinti tronconi di gameplay. Il primo ci vedrà impegnati a recuperare risorse e a scegliere oculatamente le strade da percorrere: siamo sicuri di volerci immergere nelle acque di quel fiume, rischiando l’ipotermia, se poi non siamo in possesso del materiale utile ad accendere un fuoco? Oppure sarà saggio uscire dal nostro rifugio di fortuna mentre infuria la tempesta, nel tentativo di recuperare del cibo? Simili concetti sono senza dubbio simili a quelli di tante altre produzioni, ma qua sono declinati in un contesto decisamente più story driven, che costituisce il secondo aspetto ludico della produzione. La progressione, difatti, oltre ad essere scandita dai nostri ritmi biologici sarà strutturata secondo una serie di capitoli che, stando a quanto provato, finiranno per il comporre una storia ben delineata. Il tutto passando attraverso esplorazione ed enigmi ambientali da risolvere, oltre all’aggiunta di un’oculata analisi del territorio che, per quanto apparentemente disabitato, non risulta privo di insidie. Trattandosi in definitiva di una versione alpha si può chiudere un occhio sulla macchinosità del sistema di interazione ambientale, non sempre preciso ed immediato a dovere. Il cuore pulsante dell’insieme, però, è da ritrovare in una messa in scena decisamente affascinante, vuoi per il senso di mistero alla Lost avvertibile dopo pochi minuti di gioco, vuoi per i documenti che troveremo sparsi in giro, utili per arricchire il background del nostro personaggio e del nuovo mondo che si trova ad affrontare.

Peccati di gioventù

Realizzato tramite l’Unreal Engine 4The Solus Project si gioca gran parte delle sue carte sul fattore atmosfera, davvero intrigante. Peccato che da questa nuova iterazione del motore Epic sia lecito aspettarsi qualche guizzo in più: il frame rate non è apparso solido, così come sono sembrati poco convincenti alcune modelli poligonali e varie texture ambientali. Tempo per migliorare comunque ce n’è ancora. E speriamo che i futuri update si portino in dote anche una localizzazione in lingua italiana, almeno per quanto concerne i sottotitoli.

Mistero, sopravvivenza ed un mondo affascinante da esplorare. Gli ingredienti per fare di The Solus Project un valido gioco ci sono praticamente tutti. Certo, allo stato attuale il codice non risulta ottimizzato a dovere, ma ci auguriamo che a questa fase preliminare di rilascio facciano seguito dei corposi update che, oltre ad ampliare la parte giocata, riescano a smussare le varie criticità Come primo impatto, però, il nostro incontro con il titolo Teotl ha lasciato in bocca un buon sapore, unito alla voglia di saperne ( e giocarne) di più.