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PS Vita: Aspettando il Day One – Parte II

A poco meno di un mese dall'attesissimo lancio europeo, fissato per il 22 febbraio, non potevamo certo esimerci dal mettere le mani sulla nuova portatile di casa Sony, la PS Vita. Vi proponiamo quindi un hardware-test approfondito, ricco di dettagli tecnici e molto altro, giusto per non farvi giungere impreparati alla fatidica data che, di sicuro, avrete già segnato sul vostro calendario. Che aspettate quindi? Seguiteci!

di: Claudio "Evil_Sephiroth" Perfler

L’essenza di una console

Sulla line-up sono già stati spesi fiumi di parole in svariate occasioni, ma non vi è nulla che si candidi come piattaforma di test migliore per la nostra PSVita. Nel nostro caso abbiamo deciso di utilizzare un brand famosissimo come Uncharted e il particolare Gravity Daze.
Il primo non ha bisogno di presentazioni, vista la fama che si è guadagnato nel tempo. Su PS3 le avventure di Nathan Drake si sono fatte apprezzare sia per il comparto tecnico sia per la trama avvincente. Sarà riuscito il team Sony Bend ad eguagliare i Naughty Dog che ben si erano comportati con i capitoli precedenti? La risposta, per quanto riguarda l’aspetto grafico, è immediatamente davanti ai nostri occhi subito dopo i primi secondi di gioco. Il livello di dettaglio è stupefacente per una console portatile e i contrasti e l’illuminazione sono ulteriormente esaltati dal pannello OLED. L’assenza di qualsivoglia artefatto o “errore” grafico testimonia ulteriormente il mantenimento dello standard visivo che oramai i giocatori si aspettano dalla saga in questione. I controlli risultano intuitivi e la gestione dei due analogici durante salti, arrampicate e fughe è quanto di più simile esista ai pad tradizionali. Un leggero adattamento è invece necessario durante le sezioni di combattimento con armi da fuoco, specie utilizzando quelle a lunga gittata: in questo caso è necessario abituarsi a muovere con più delicatezza le due levette poiché la loro dimensione contenuta le rende a tratti troppo sensibili. Infine alcune interazioni, come lo zoom delle armi o la risoluzione di alcuni puzzle e particolari movimenti, sono delegate ai controlli touch. Questa scelta risulta azzeccatissima nel caso di azioni acrobatiche particolarmente cinematografiche e in tutti gli enigmi, mentre l’utilizzo in combattimento appare forse un po’ più forzato, mai ostico, ma sicuramente di più difficile assimilazione. Per quanto riguarda la narrazione pare attestarsi sugli stessi, altissimi livelli dei predecessori, ma non sta a noi svelarvi di più.
Il secondo titolo scelto per il test è un gioco effettivamente particolare e sicuramente molto nipponico sia nell’aspetto sia diverse scelte di gioco. Innanzitutto l’utilizzo del Cel Shading e un character design particolare rendono Gravity Daze uno di quei giochi da odio o amore a prima vista. Nonostante infatti la resa visiva sia di primo livello, le scelte artistiche potrebbero non accontentare tutti. Il gioco in ogni caso si presenta inizialmente come un Hack and Slash piuttosto povero a livello di combo e mosse disponibili, dopo pochi minuti di gioco però emerge la vera natura del titolo che presenta svariate caratteristiche da GdR, come aumento di livelli, quest secondarie, interazioni con NPC e un mondo da esplorare piuttosto vasto. Un’altra caratteristica che può in parte riportare alla produzione ruolistica nipponica sono le scene di intermezzo, realizzate in stile fumettistico e in particolare con tavole che potremo sfogliare con il touchscreen della nostra console. La particolarità di questo titolo risiede però nella capacità della nostra protagonista nel variare la gravità e di dirigersi e combattere su qualunque superficie, cambiando completamente la prospettiva di gioco. Capiterà spesso di trovarsi frastornati e perdere l’orientamento, non sapendo più se si sta camminando sul terreno o sulla facciata di un enorme palazzo. Tutte le transizioni aeree sono controllate principalmente tramite gli accelerometri della console, che risultano in questo contesto quanto mai precisi. SCEJ ha però mantenuto la possibilità di controllo tramite i classici tasti, rendendo forse il passaggio meno traumatico per tutti, in particolare per coloro che vedono il dualismo console/pad canonico inscindibile.

Resistere o non resistere… questo è il dilemma

Sony affermò che la componente giocata sarebbe stata la prerogativa della sua ultima creazione e, alla luce di quanto provato con mano, non possiamo che ritenerci soddisfatti, in quanto la piccola PSVita pare comportarsi quasi sempre benissimo in questo campo. Ovviamente bisogna prima di tutto tenere d’occhio l’evoluzione del parco titoli, sicuramente variegato per il lancio giapponese, ma che ovviamente dovrà arricchirsi e garantire continuità. A livello prettamente costruttivo e di scelte tecniche, non abbiamo riscontrato alcun difetto, se non le dimensioni piuttosto generose, legate però alla scelta di montare uno schermo da ben 5 pollici. L’infrastruttura online pare inoltre comportarsi ottimamente, anche se al momento attuale non ci è possibile giudicare lo Store europeo poiché non ancora attivo, così come altre caratteristiche che speriamo Sony implementi il prima possibile. I bug e i difetti che affliggevano la console al lancio paiono essere stati prontamente risolti con il primo aggiornamento firmware, uscito pochi giorni dopo il lancio giapponese, naturalmente per quanto PSVita possa apparire perfetta, non mancano alcune scelte discutibili come quella delle schede di memoria proprietarie dal costo sicuramente non popolare (anche se forti di ottime prestazioni). In verità non è tanto la decisione di utilizzare soluzioni particolari a lasciarci con l’amaro in bocca, quanto i vari balzelli effettuati da Sony che, di fatto, hanno reso obbligatorio l’acquisto di una card anche per salvare i progressi di svariati titoli, salvataggi che in un primo momento erano stati annunciati come eseguibili sulle stesse cartucce di gioco. In quest’ottica speriamo che, come accadde con le vecchie Memory Stick, alcune ditte come SanDisk acquistino i diritti per creare card compatibili, garantendo maggiore scelta e prezzi più bassi per i futuri giocatori. Un ultimo aspetto controverso è il prezzo della console stessa: quando furono annunciati gli esborsi necessari per portarsi a casa una PSVita (249 € per la versione Wi-Fi e 299 € per la 3G+Wi-Fi) molti gridarono al miracolo, in quanto il prezzo della versione “base” era perfettamente identico a quello del concorrente 3DS, che però vantava un hardware sicuramente meno prestante e costoso. Nei mesi che hanno però separato la comparsa sugli scaffali dell’ultima creazione Nintendo dall’uscita di PSVita, la casa di Iwata, per fronteggiare le scarse vendite della sua nuova portatile, ha pesantemente tagliato il prezzo portandolo a circa 160 €. La differenza attuale fra le due piattaforme è quindi importante e, nonostante il gap tecnologico non sia cambiato, è comunque un aspetto non tralasciabile, in quanto difficilmente Sony potrà ridurre così repentinamente il prezzo di una console che monta componenti non propriamente economici. A livello prettamente tecnico il nostro parere è che PSVita sia attualmente un qualcosa di mai visto in ambito console portatili, ma alcune scelte di Sony fanno indubbiamente lievitare troppo il prezzo necessario all’acquisto (memory card). Il consiglio, anche in questo caso, è quello di attendere magari alcune offerte dei rivenditori (come accaduto in Giappone) che potrebbero permettervi di risparmiare qualcosa. Non ce la sentiamo invece di parlare di future revisioni in quanto, al di là degli ingombri, non pare possibile apportare miglioramenti alla nuova PSVita.