Hunted: Demon’s Forge & Brink
Quest'anno Bethesda promette faville: a condurre il carrozzone delle meraviglie c'e' sicuramente il quinto capitolo di una delle saghe RPG piu' amate in assoluto, The Elder Scrolls, che con Skyrim, promette di migliorare, potenziare e ripulire l'esperienza di gioco offerta dal predecessore Oblivion. A seguire vengono Brink e Hunted: The Demon's Forge, che sicuramente non godono della stessa fama ma promettono ugualmente di regalare interessanti ore di gioco ai videogiocatori. Invitati da Bethesda all'Hotel Hussler di Londra, abbiamo potuto mettere le mani sui due "neonati" della software house americana, e quanto abbiamo visto ci ha positivamente sorpreso.
di: Pasquale "corax" SadaQuest’anno Bethesda promette faville, sfoggiando una line-up di tutto rispetto. A condurre il carrozzone delle meraviglie c’è sicuramente il quinto capitolo di una delle saghe RPG più amate in assoluto, The Elder Scrolls, che, con Skyrim, promette di migliorare, potenziare e ripulire l’esperienza di gioco offerta dal predecessore Oblivion. A seguire vengono Brink e Hunted: The Demon’s Forge, che sicuramente non godono della stessa fama ma promettono ugualmente di regalare interessanti ore di gioco ai videogiocatori.
Invitati dalla stessa Bethesda all’Hotel Hussler di Londra, abbiamo potuto mettere le mani sui due “neonati” della software house americana, e quanto abbiamo visto ci ha positivamente sorpreso. Cominciamo tuffandoci nel mondo di Kala Moor; prendete armi, armature ed elmo e preparatevi alla battaglia. Non dimenticate di invitare un amico, ora come non mai si rivelerà un tesoro.
Co-op RPG
L’action-RPG è un genere ibrido che in questa generazione è riuscito non solo a ritagliarsi uno spazio di mercato consistente, ma nel contempo anche a migliorarsi e definirsi con sempre più fermezza. Era difficile ipotizzare un’evoluzione del genere se si tiene conto che in fondo i titoli con questa doppia natura uniscono fondamentalmente reminiscenze e caratteristiche di due universi distanti. Anzi, volendo spingere su un pensiero filosofico, potremmo dire che riescono a mescolare lo ying e lo yang del mondo videoludico: la tattica e l’intelligenza pianificatrice dei giochi di ruolo con la velocità e i riflessi dei giochi d’azione. Nel loro processo di evoluzione, però, gli Action-RPG hanno dovuto sempre fare delle scelte, lasciando pendere l’ago della bilancia ora sulla crescita del personaggio, ora sulle sue capacità guerresche (combo, combo, combo…). Questo ha portato inevitabilmente a dividere il fiume Action-RPG in due grosse correnti che, pian piano, si sono differenziate l’una dall’altra fino a quasi non riconoscersi più. Hunted: The Demon’s Forge appartiene sicuramente alla parte più cattiva e veloce degli Action-RPG, ma non si arrende a incarnarne lo schema con semplicità. I giovani e talentuosi ragazzi di inXile Entertainment si sono preoccupati di dare una rinfrescata al genere, inserendo una modalità cooperativa forzata che porterà il giocatore a rivedere le proprie strategie, soprattutto quelle apprese da titoli precedenti. Insomma, Hunted va capito e imparato per essere apprezzato nella sua totalità, pena un’esperienza di gioco monca e poco piacevole.
The Demon’s Forge
L’impianto narrativo che accoglie il giocatore non è sicuramente tra i più originali e innovativi degli ultimi anni, recuperando cliché da diversi media (film, libri e videogame) che però hanno il vantaggio di restituire un’atmosfera familiare e conosciuta. I giocatori con un buon livello di esperienza nel genere si troveranno da subito a loro agio, grazie a riferimenti abbastanza conosciuti che permettono una completa immersione nell’atmosfera fantasy. In soldoni, la storia vede protagonisti due mercenari, tali Caddoc e E’lara, che finiscono per ficcarsi in una situazione poco piacevole. Durante l’esplorazione di alcune antiche rovine, i due avventurieri incocciano in una prosperosa e intrigante donna, uno spirito a metà tra questo mondo e l’altro. La discinta presenza, vestita di cuoio e ornata da un’ampia scollatura, propone un lavoro ai due, promettendogli una grossa quantità di oro al compimento della missione. Il compito è semplice: recarsi nel villaggio sottostante e indagare sugli strani avvenimenti che vi si stanno verificando. Da qui prende le mosse un viaggio che si configura principalmente come un dungeon crawler, intessuto di numerosi combattimenti e qualche spruzzata di puzzle solving. Proprio quest’ultima parte si è rivelata abbastanza interessante, con enigmi e indizi disseminati nelle caverne e mai d’immediata soluzione. Spesso è necessario riporre al fianco la spada e mettere in moto gli ingranaggi celebrali per dipanare la matassa. Il correre e rincorrersi nei lunghi corridoi delle caverne e delle segrete ci ha permesso di apprezzare l’ottimo lavoro fatto sull’artwork e sul design generale delle mappe. Nonostante l’Unreal Engine 3 cominci a dare evidenti segnali di cedimento, inXile è riuscita a conservare una buona parte del fascino dark medioevale e a rilanciarlo negli occhi del giocatore con una certa efficacia. Scorrazzare in cunicoli umidi e ammuffiti, scarsamente illuminati e popolati da scheletri assassini, ha un suo fascino intrinseco anche per chi non è appassionato del genere. È bastato allineare gli elementi e manipolarli con perizia per catturare la nostra attenzione, ancora una volta a dimostrazione di come il buon gusto artistico possa sopperire agilmente alla mancanza di forza bruta nella gestione di poligoni e texture che non sono certo il fiore all’occhiello di questa produzione.