Quattro chiacchiere con… Daniel Cuello
di: Simone CantiniPartecipare a Lucca Comics and Games offre sempre numerose possibilità di incontro con i vari autori, ed anche l’edizione 2024 non ha rappresentato un’eccezione. Oggi sono a proporvi una interessante chiacchierata che, grazie al supporto di BAO Publishing, ho avuto modo di avere con Daniel Cuello, autore del nuovissimo Piovono Corvi (del quale trovate, ovviamente, la recensione qua su Console Tribe). A dispetto di treni in ritardo, gaffe di pronuncia e intoppi di registrazione, la mezzora passata in sua compagnia si è concretizzata nell’intervista che trovate qua sotto, che mi ha permesso di sbirciare un poco dietro al processo creativo (e non solo) che ha portato alla genesi dell’ultima opera dell’autore.
Quattro chiacchiere con… Daniel Cuello
Console Tribe: Come nasce l’artista Daniel Cuello?
Daniel Cuello: Sono un autodidatta che ha sempre avuto la passione per il disegno. Sono arrivato in Italia quando avevo 8 anni e con il passare degli anni, in una condizione di grave precarietà economica e conseguente impossibilità di frequentare un’accademia, ho coltivato la mia passione del raccontare, con il mezzo del disegno e del fumetto, in totale autonomia: nel mentre ho fatto svariati lavori: dal traslocatore e operaio, aiutando i miei genitori dopo la scuola, al magazziniere, al grafico, ho fatto davvero di tutto per cercare di riuscire a continuare a disegnare nonostante le difficoltà. Tutto è cambiato tra il 2015 e il 2016, quando ho conosciuto BAO Publishing, portandomi alla pubblicazione di Residenza Arcadia (2017).
CT: Ci sono degli autori particolari a cui ti ispiri?
DC: Come ci tengo sempre a sottolineare, ho fondamentalmente due fonti di ispirazione principali. La prima è Quino, non tanto per Mafalda quanto per le sue vignette mute, di cui apprezzo particolarmente l’umorismo cinico con cui critica la società, tra l’altro in un periodo storico molto complesso per l’Argentina. Il mio altro autore di riferimento è senza ombra di dubbio Guy Delisle, anche lui caratterizzato da umorismo e sarcasmo quando si tratta di attaccare le dittature o contesti particolarmente complesse, come nel caso di Gerusalemme, uno dei suoi ultimi lavori. Apprezzo molto la sua abilità nel riuscire a mantenere incollato il lettore al racconto. L’esempio principe è proprio Fuggire, in cui nell’arco di 400 tavole si è dimostrato capace di mantenere desta l’attenzione nel raccontare la storia di un giornalista rapito, il tutto mentre la vicenda è ambientata nella stessa stanza. Per me questa è magia, al punto che lo reputo uno dei più grandi fumettisti viventi.
CT: Come nasce Piovono Corvi? Quali sono stati gli spunti che hanno portato alla sua creazione?
DC: Nella mia testa l’idea ha iniziato a balenare già quando stavo lavorando agli altri fumetti, e sebbene i primi semi fossero già presente durante la stesura di Residenza Arcadia, ho iniziato seriamente a pensarci durante la lavorazione di Mercedes, il mio secondo libro, per poi dare il via al tutto mentre portavo avanti Le Buone Maniere, il terzo di questo ciclo. È a questo punto che mi è stato chiaro dove sarebbe stato ambientato il prossimo fumetto, poi sono subentrati i personaggi, tra cui Attilio e Zena e ho ideato la conclusione della storia. A questo punto, come faccio sempre, sono andato a ritroso e ho iniziato a costruire la storia nel suo complesso.
CT: A proposito di Attilio e Zena, puoi dirci, se ci sono, i nomi reali che ti hanno ispirato durante il loro processo di creazione?
DC (ride): Nei miei fumetti non c’è nessun personaggio che non sia ispirato a persone realmente esistenti, soprattutto quando si tratta di mettere in scena il potere. Ad esempio, tornando a Mercedes, i primi nomi che mi vengono in mente sono quelli di Margaret Thatcher, o Elisabetta I. Tra l’altro il secondo cognome di Mercedes è de la Rùa, presidente argentino che è letteralmente scappato in elicottero dal tetto della Casa Rosada per salvarsi dal linciaggio. E Piovono Corvi non fa eccezione, molte delle figure che lo animano sono state ispirate da personalità populiste e di destra.
CT: Puoi dirci perchè nei ringraziamenti finali indichi Pietro come il vero protagonista della storia?
DC: Beh, non è propriamente il reale protagonista del mio racconto (ride). Mentre lavoravo a Piovono Corvi mi sono reso conto che la storia era molto più seria di quelle che avevo raccontato in precedenza, ho avvertito il bisogno di introdurre quindi un personaggio in grado di portare un respiro di leggerezza, che fosse capace di smorzare di tanto in tanto quella pesantezza che ero consapevole di stare portando avanti con il mio racconto. Ed è così che è nato Pietro, un cagnolino buffo emerso durante la fase di stesura dello storyboard.
CT: C’è stato un momento particolarmente difficile durante la creazione di Piovono Corvi?
DC: Ad essere sinceri mi ha messo molto in difficoltà la realizzazione della pioggia, dato che si tratta di un elemento che non amo disegnare, per me è estremamente ostico da rendere su carta. Una difficoltà che ho con l’acqua in generale, sebbene mi sia trovato a disegnarla molte volte nei miei lavori, ad esempio ne Le Buone Maniere. Per questo motivo ho trascorso qualche giorno a mandare screenshot a editori e amici per sapere se quello che stavo disegnando fosse credibile. Anche perché la sfida era amplificata dal dover mettere in scena una pioggia sporca ed inquinata e non un semplice e normale temporale.
Tralasciando l’aspetto puramente tecnico e spostandomi su di un piano più concettuale, ho avuto un certo timore nel trattare la salute mentale in età senile, nonostante avessi già tratto l’argomento in precedenza in Residenza Arcadia e, in parte, in Mercedes. Il timore di far comportare in maniera errata i miei personaggi, banalizzando o sminuendo alcuni comportamenti o patologie, era davvero forte. Penso, però, di essere riuscito a centrare l’obiettivo, visto i feedback che sto ricevendo da persone che hanno affrontato da vicino situazioni simili (e anche io non posso che confermare N.d.R.).
CT: Perchè consiglieresti ai lettori l’acquisto di Piovono Corvi?
DC: Beh, per quanto stia raccontando un’utopia o ucronia, in realtà le vicende presenti nel mio racconto stanno già accadendo in svariate parti del mondo, Italia compresa: penso alle alluvioni e alla desertificazione, giusto per circoscrivere gli esempi al mero aspetto climatico. E noi, purtroppo, con questo senso di angoscia ci dobbiamo convivere, e Piovono Corvi è un mezzo per poterci sbattere addosso, magari con quel pizzico di ironia che possa spingerci in prima persona a cercare di salvare il salvabile. Visto che, ahinoi, il tempo a nostra disposizione per evitare il cambiamento climatico è già scaduto. È per questo che la semplice definizione di distopia mi sta stretta. Parlerei più di un “realismo tragicomico”.
CT: Quale pensi che sia la chiave per evitare di vedere concretizzato il mondo che ci racconti in Piovono Corvi?
DC: La risposta è la più banale che ci possa essere: ritengo che, ragionando purtroppo in maniera puramente utopistica, l’unica soluzione è che le istituzioni e i governi agiscano all’unisono nel perseguire tutti il medesimo obiettivo, al punto da convogliare gli sforzi globali nella soluzione dei problemi che stanno affliggendo la società. Una visione sicuramente molto ottimistica, ma che ritengo l’unica possibile in grado di farci uscire da questo pantano in cui stiamo sprofondando. È utopia, ne sono ben consapevole. Nel frattempo però possiamo agire come individui, all’interno di una comunità. Ed è già un punto di partenza.
Ci sarebbe stato ancora molto altro da chiedere a Daniel Cuello, ma complici i ritmi forsennati della manifestazione toscana ho ritenuto più cortese mollare l’osso e concedergli un po’ di meritato riposo. Più difficile è stato allontanare quel peso sullo stomaco regalatomi dalla lettura di Piovono Corvi, segno evidente di come l’obiettivo che aveva in mente, almeno con il sottoscritto, sia stato pienamente centrato.