Hardware-Test

X-Arcade Tankstick

di: Ivan Caregnato

Nella golden age del retrogaming, dove ormai l’offerta da parte di produttori e sviluppatori sta quasi saturando un mercato che comunque è decisamente florido, è facile trovare quello che si cerca. Lo era probabilmente nei primi anni del 2000, quando l’unica opzione credibile (e forse disponibile) era il MAME ed altri applicativi nativi solo su PC. Ricordo all’epoca si usava la tastiera come controller, strumento assieme al mouse principe del gaming su PC dove gestionali e FPS la facevano da padrone.

C’era comunque già un’azienda abbastanza attiva all’epoca, la X-Gaming, con un prodotto che a distanza di 15 anni è ancora presente sul mercato, l’X-Arcade Tankstick. E molto probabilmente quelli che l’hanno acquistato all’epoca, ci stanno ancora giocando.

X-Gaming ha un catalogo fatto di prodotti di estrema qualità e durata all’interno del loro catalogo, tutti legati indissolubilmente al mondo degli arcade. Sono presenti BarTop completi e poi ci sono i controller, tutti derivati dagli stessi che negli anni 80 e 90 imperversavano nelle sale giochi di tutto il mondo.

X-ARCADE TANKSTICK è il nome del loro controller che, come detto, è sul mercato da ormai 15 anni e pensiamo di aver capito il motivo della sua longevità.

Fondamentalmente è composto da due postazioni di gioco che sembrano essere ricavate direttamente dai cabinati di allora, sia per i materiali impiegati, sia a livello estetico.

Entrambe le postazioni hanno uno stick di tipo americano a forma di “mazza” (bat-stick), in grado di gestire i controlli a 4 e 8 vie, 8 tasti disposti su due file in maniera ibrida (6 “a la Street Fighter” più altri due leggermente sotto per simulare il layout “a la Dead or Alive”. Una immagine, molto spesso, è più esplicativa di mille parole…sicuramente questo è il caso).

Altri due tasti fungono da START/GETTONE e altri 4 (due per parte) sono pensati per simulare i controller dei flipper, nel caso in cui si voglia maggiore coinvolgimento in quel tipo di gioco. A corredo ci sono poi altri due tasti che però servono nelle varie procedure di programmazione di cui vi parlerò più avanti.

Tutti i tasti sono di tipo americano che, personalmente, erano gli unici che trovavo implementati nei cabinati dei miei anni. Appoggiarci le mani e giocarci mi ha restituito quindi subito le stesse sensazioni, al netto della coltre di fumo passivo tipica di quell’ambiente sempre allora mal visto dai nostri genitori.

Tasti e stick sono contenuti in un contenitore generoso nelle dimensioni e nel peso, tutto fatto di legno truciolato di un centimetro abbondante che esternamente è rivestito da un laminato ruvido e verniciato di nero, con il logo della compagnia posto centralmente. In vendita trovate poi la variante, qui testata, che presenta anche una trackball bianca, di dimensioni molto generose, al centro della composizione, utilissima per simulare il mouse o per quei giochi che richiedono tale controller (mi viene in mente Marble Madness, ad esempio).

Sul retro troviamo infine un selettore a 4 vie che è stato oggetto di una nuova e recente implementazione all’interno dell’articolo in oggetto, il Tri-Mode USB.

Originariamente sviluppato appunto come controller visto dai sistemi come abbinamento Mouse+Tastiera (ne ereditiamo anche i connettori PS/2 verde e viola, erano almeno 10 anni che non li rivedevo), il mercato ha richiesto supporto ai protocolli DirectInput e Xinput e per questo motivo X-Gaming si è adattata al meglio, offrendo un prodotto trasversale rispetto al mondo PC/Mac, Console e Linux. Sono quindi 4 le configurazioni utilizzabili:

  • Keyboard (Mode 1): MAME per PC & Mac, emulatori senza controlli configurabili
  • Keyboard Programmable (Mode 2): modalità completamente programmabile
  • DirectInput: (Mode 3, raccomandato solo se Xinput non funzionasse): PC, Mac, Android, Emulazione
  • Xinput (Mode 4): PC, Mac, Steam & Steam Link, VR/Oculus Rift, Nvidia Shield, Raspberry Pie, Kodi

Va detto che, al netto del mode 1, tutte le altre configurazioni sono comunque completamente programmabili previo interfacciamento tramite PC e il firmware che gestisce il Tri-Mode è aggiornabile (questo garantisce una certa tranquillità per il futuro). Sono compatibili anche le console di nuova generazione, queste però tramite apposito adattatore.

Il tutto è molto americano: grande, grosso, cazzuto. Una volta aperto, togliendo le viti poste sul fondo, l’interno appare molto ordinato e pensato per personalizzarlo tramite le numerose mod descritte nel dettaglio nei vari forum e siti del settore. L’azienda produttrice non solo è a favore di tale pratica, ma la incoraggia offrendo una garanzia a vita anche una volta aperto il prodotto.

Al di là del feeling che il controller da, con quella sensazione di robustezza che non ho trovato in tanti altri prodotti, la versatilità è l’altra qualità che ho trovato in X-Arcade Tankstick: su Raspberry Pi, collegato a Recalbox viene subito riconosciuto in mode 4, su Retropie è invece preferibile il mode 3. Per entrambi i casi non serve fare nulla, funziona tutto “out of the box”. Mode 3 consigliato anche per The RetroArena (o OdroidArena) che deriva appunto da RetroPie ed è specifico per le SBC Odroid.

Mondo console ho avuto modo di provarlo solo con Xbox One, dove è presente un adattatore specifico per quel sistema. L’unico inconveniente, dichiarato anche dal costruttore, è che un eventuale aggiornamento dei controller potrebbe irrimediabilmente danneggiare l’adattatore.

Lato console, picchiaduro a parte, è comunque poco appetibile, almeno dal mio punto di vista. L’ambito di utilizzo è quello arcade, dove può esprimere tutto il suo potenziale. Tramite la sua estrema versatilità dovuta alla completa programmazione software, sarà comunque possibile anche giocare a FPS usando stick e tasti, se volete aumentare il livello di sfida delle vostre speedrun.

Lo stick ed i pulsanti non possono ovviamente accontentare tutti, specie quelli che preferiscono le varianti giapponesi (Sanwa etc) degli stessi, dotati di uno stick molto più preciso nelle diagonali e tasti con escursione ridotta. L’approccio libertino ed il mantenimento della garanzia (che ricordo essere A VITA) anche a fronte di modifiche, fa si che si possa comunque rendere il controller più affine possibile a quelli che sono i gusti di ciascuno, anche dal punto di vista estetico (ho visto delle personalizzazioni bellissime). L’unico inconveniente che ho trovato nell’adattare gli stick Sanwa è stato nell’adattare la placca universale per agganciare gli stessi al telaio di legno: è infatti necessario agire di Dremel e intagliare leggermente il truciolato per ricavare lo spazio necessario.

I tasti invece, organizzati in modo ordinato con i fili già pinzati, si sostituiscono senza alcuno strumento.

Trovare veri punti deboli è difficile, se non impossibile. Come già detto, al netto della preferenza dei controlli con l’eterna sfida USA/Giappone, l’X-Arcade Tankstick non presta il fianco a nessuna critica e personalmente ho trovato finalmente il controller definitivo per il retrogaming Arcade. Troppe volte ho maledetto il lag Bluetooth dei vari controller 8bitdo, per non parlare del modo di giocare che cambia completamente una volta che si ha a disposizione un controller tutto e per tutto uguale a quello nativo per questo tipo di giochi.

Il prezzo è importante, c’è comunque da tener conto che si vanno ad acquistare due controller, non uno solo, ed un prodotto praticamente eterno e personalizzabile. Potreste trovare qualche difficoltà a reperirlo in Italia, dato che non mi pare sia importato ufficialmente da alcun distributore. Ogni tanto lo si vede comparire in un importante store online, soluzione forse consigliata per evitare di pagare spese doganali.