Hardware-Test

SEGA Mega Drive: modifica per gestione Switchless 50/60Hz e Regione

di: Ivan Caregnato

Eccovi, come promesso, un nuovo articolo dedicato al SEGA Mega Drive. In queste righe parleremo delle sostanziali differenze tra un Mega Drive PAL ed uno NTSC (JAP o USA) e di come rendere “universale” la vostra vecchia console!

Non so voi ma io, da ragazzino, leggevo parecchie riviste dedicate ai videogiochi (a tal proposito vi consiglio un progetto partito da qualche anno con la scansione di numerosissime retro-riviste e non solo, RetroEdicola: erano in assoluto le mie preferite e puntualmente ai primi del mese iniziava l’appostamento presso l’edicolante di fiducia per capire se i nuovi numeri fossero usciti o meno!

Spesso capitava di leggere, all’interno di quelle pagine, frasi tipo: “sì il gioco è bello, però peccato che la versione NTSC sia più veloce e non abbia le “bande”. Io all’epoca non capivo cosa volesse dire, prendevo semplicemente la cosa per un dato di fatto e invidiavo i coetanei americani e giapponesi per avere, che so, Virtua Racing o Streets of Rage II più veloci e senza “bande”. Buon per loro, insomma.

Cosa intendessero dire è tutto sommato molto semplice da spiegare: le software house erano quasi tutte giapponesi o americane, dove appunto lo standard televisivo è NTSC caratterizzato da una risoluzione in orizzontale di 525 linee e 60Hz di trasmissione, mentre il nostro PAL ha 625 righe ma a 50Hz, dato che la nostra alimentazione elettrica viaggia su questa frequenza. Succedeva abbastanza spesso che gli sviluppatori rilasciassero una unica versione del gioco, sviluppata quindi su standard NTSC, e delegassero poi alla console la gestione della conversione video, questo perché di base tutte le mainboard del Mega Drive erano “universali” a livello di regione, con un crystal clock in grado di gestire tempistiche differenti; fondamentalmente poche piccole saldature su 4 jumper, chiamati JP1, JP2, JP3 e JP4 determinavano se una console era PAL o NTSC.

In quegli anni i team dietro ai giochi erano composti da 2/3 persone in media, il che rendeva abbastanza normale questo “menefreghismo” generale verso lo standard PAL, del resto il tempo era abbastanza limitato e i soldi erano pochi.

La console quindi non poteva fare altro che aggiungere due barre colorare sopra e sotto l’immagine generata per compensare le 100 linee mancanti nello standard NTSC rispetto al PAL (in realtà il Mega Drive riusciva a gestire molte meno di linee orizzontali, 240 PAL contro 224 NTSC, quindi erano 16 alla fine quelle in meno) e “trasformare” un codice pensato per i 60Hz in un output da 50Hz: questo comportava necessariamente un rallentamento nella velocità di gioco, nell’ordine teorico di un 17% (in Sonic, ad esempio, si vedono e si sentono tutti, anche sul fronte audio dove le musiche originali sono in realtà molto più veloci) che molto spesso però veniva “contenuto” accelerando artificialmente il gioco, comportando sovente dei problemi di rallentamento in situazioni complicate da gestire per la CPU del Mega Drive. Le differenze tra NTSC JAP e USA erano fortunatamente limitate alla lingua, per cui i giochi uscivano contenenti entrambe le lingue che venivano gestite sempre in base ai jumper di cui scrivevo poche righe sopra. Essendo inoltre la mainboard identica per tutte le regioni, i vari adattatori dell’epoca si limitavano quasi esclusivamente a modificare la sagoma della cartuccia, in quanto quella PAL era una sorta di “fungo” con base più stretta rispetto alla parte superiore e angoli arrotondati, mentre quella NTSC JAP non aveva questi lati smussati, oppure tentavano di ingannare la console facendo passare per PAL un segnale che invece era NTSC. In nessun caso venivano risolti i problemi illustrati precedentemente, semplicemente i giochi dotati di una sorta di region lock venivano eseguiti bypassando questa restrizione.

Tutta questa lunga premessa per dirvi che la maniera per rendere veramente universale un Mega Drive è nota da tempo ed è pure molto facile da realizzare. C’è una variante dotata di switch meccanico (uno unico dotato di 3 vie oppure 2 switch distinti da 2 vie per gestire separatamente 50/60Hz e lingua) che necessita però di un piccolo intervento sul case per far posto al o agli interruttori, oppure di una più elegante in cui il passaggio è gestito tramite la pressione prolungata del tasto reset.

Su quest’ultima è andata la mia scelta e dopo alcune ricerche ho deciso di affidarmi al modchip realizzato dai ragazzi di DA-RETRO, specializzati in modchip per la gestione del region code su SNES (di cui parleremo in un altro articolo dedicato), Mega Drive, Master System e Saturn. La gestione di tutto è affidata appunto al software programmato all’interno di questo kit che viene venduto con o senza filo, assieme ad un LED a 3 colori (rosso e blu che possono poi generare il viola) utile per capire la regione scelta. Per il link diretto, nel caso foste interessati, cliccate qui.

A livello di saldature è tutto molto semplice e ci sono, in aggiunta a quelle già previste per la mod dotata di switch meccanico, solo altri due fili che vanno a portare il segnale dal tasto reset.

L’unica cosa che potrebbe un po’ spaventare è la necessità di dover tagliare con un piccolo cutter principalmente due tracce, quelle che collegano JP2 e JP3, ed una dietro alla scheda per rendere il tasto di reset utile al cambio di regione; ad ogni modo è una modifica assolutamente reversibile.

Il tasto di reset funziona come reset solo se viene premuto e subito rilasciato; una pressione prolungata fa invece partire ciclicamente il cambio regione e partirà sempre con quella di default della console, per poi passare a NTSC USA e per finire andrà su NTSC JAP.

Il colore corrispondente del led che andrete a sostituire a quello originale della console dipende invece da come collegherete i piedini dello stesso, dato che non avendo un verso è praticamente casuale l’ordine in quanto uno alimenta il rosso ed uno il blu (il piedino in mezzo è il ground). In ogni caso il viola, combinazione dei due, sarà sempre NTSC USA. Siete sempre liberi, prima di fissarlo o saldarlo, di controllare affinché abbiate la corrispondenza che più vi piace.

Oltre a questo modchip, esiste anche la variante che implementa l’IN GAME RESET direttamente sul pad tramite la combinazione START+A+B+C tenuti premuti per più di 1.5 secondi. Questo modchip, utile ad esempio se non possedete una flashcard che abbia questa caratteristica al suo interno, prevede alcuni punti di saldatura aggiuntivi (3 per la precisione, 2 sui pin del controller e uno sulla CPU), tutti molto semplici da realizzare va detto.

Abbinati ad una flashcard come la Mega Everdrive X7 recensita qualche giorno fa, magari anche sfruttando un cavo Scart RGB di qualità al posto di quello che gestiva il segnale RF che trovavate all’interno della console, vi permetterà di godere appieno dei numerosi titoli usciti “castrati” per il mercato PAL. È una modifica che ritengo fondamentale per rendere giustizia a parecchi giochi che noi consumatori europei non siamo mai riusciti a giocare così come erano nelle intenzioni degli sviluppatori.

Nel caso specifico questi kit, venduti anche nella variante DIY (quindi PCB e componenti tutti da saldare nel caso voleste risparmiare qualche euro), sono tre le altre cose molto economici e ben realizzati, vengono spediti all’interno di una confezione di cartone solida e sigillati dentro una bustina di plastica elettrostatica utile ad evitare spiacevoli sorprese.