The Witcher 3: Blood and Wine
di: Simone CantiniDevo confessare di essere da sempre ostile ai DLC e tale astio non ha certo mancato di manifestarsi nei confronti di CD Projekt e del loro The Witcher 3. A dispetto della gran parte dell’utenza, difatti, mi sono sempre mostrato ipercritico anche nei confronti dei tanto sbandierati (e lodati) 16 DLC gratuiti riservati alla terza uscita ludica di Geralt. E lo stesso ho fatto, aprioristicamente, anche nei confronti delle due massicce espansioni distribuite a pagamento. Sarà che negli anni le varie software house non hanno fatto niente per farmi cambiare idea, sia in passato che in tempi decisamente più recenti (ciao Bethesda!), proponendo a prezzi astronomici add-on di dubbia qualità. Poi giunge però il giorno in cui il team polacco decide di ribaltare davvero le carte intavola, facendomi felicemente incanalare nel solco tracciato dai più fedeli fan del team. Benvenuto Blood and Wine!
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Tra colline e casolari
Effettivamente, se si appartiene ad una casta di umani mutanti dediti all’uccisione di mostri, ricondurre al nostro Geralt di Rivia anche una spiccata abilità investigativa risulta talvolta difficile. Eppure il canuto Witcher si è trovato spesso chiamato ad indagare in merito ai più disparati misteri, non ultimo quello che vede la provincia di Touissant sconvolta da alcune misteriose uccisioni. Ecco quindi che una delegazione di cavalieri viene appositamente inviata per reclutare il letale Geralt, aprendo così letteralmente le porte ad una regione di gioco completamente inedita e dall’estensione in grado di rivaleggiare ampiamente con il Velen. E così, tra vigneti e colline che ricordano in parte la Francia meridionale e la campagna Toscana, sarà un piacere perdersi in una nuova main quest sapientemente orchestrata, caratterizzata da una ottima progressione e dal consueto, certosino, lavoro di scrittura. A questa, complice la nuova location, si andrà ad affiancare un numero spropositato di missioni accessorie che, lontane dall’essere i meri riempitivi che sin troppo spesso affollano produzioni simili, presentano una cura realizzativa maniacale, rappresentando dei piccoli, splendidi, racconti nel racconto. L’attenzione riposta dai ragazzi di CD Projekt in questo aspetto, che può erroneamente apparire marginale, di Blood and Wine è palpabile anche sotto l’aspetto della varietà: lungi dall’essere meccanicamente ripetitive, le quest secondarie ci porteranno a risolvere spettrali liti matrimoniali, districarsi tra i meandri della burocrazia, oppure ci vedranno intenti a recuperare un marmoreo e virile membro dotato di spiccate proprietà terapeutiche. E questa non è che la punta di un iceberg riccamente sfaccettato ed in grado di distogliere l’attenzione, senza mai annoiare, dalla missione principale.
Si vuol dare di più
Che The Witcher 3 sia un gioco sontuoso non lo scopriamo certo oggi, però è proprio alla luce di un consenso così unanime che stupisce la volontà del team polacco di non adagiarsi sugli allori, limitandosi a proporre una costosa copia carbone del prodotto principale. Blood and Wine, difatti, rispetto all’episodio base presenta alcune interessanti novità, capaci di modificare ed ampliare la già corposa offerta ludica del gioco. Avete sempre sognato di essere dei ricchi proprietari terrieri? Bene, dopo pochissime ore di gioco il nostro Geralt entrerà in possesso della tenuta di Corvo Bianco, che potrà personalmente ampliare sia sotto l’aspetto estetico che produttivo, riportando il tutto ai fasti di un tempo e garantendosì così alcuni bonus temporanei. Il DLC introduce anche un nuovo albero di mutazioni, che potrà essere sbloccato tramite una delle suddette missioni secondarie, tramite il quale Geralt avrà accesso a nuove abilità. Condite il tutto con un nuovo mazzo per il Gwent (abbinato al relativo torneo), una rinnovata interfaccia per l’inventario, un set inedito di armi ed armature ed avrete subito chiaro come Blood and Wine sia in gradi di rivaleggiare tranquillamente con tanti blasonati tripla A venduti a prezzo pieno. Costando però meno di un terzo e durando quasi 5 volte tanto.
Bucolica bellezza
Non sarà l’Uncharted 4 di turno, almeno ad un primo impatto, ma considerando la natura open world di The Witcher 3 la resa estetica della produzione CD Projekt si pone tranquillamente ai vertici delle attuali produzioni. E questo senso di magnificenza viene ancor di più esaltato in Blood and Wine, grazie ad uno scenario capace di restituire un colpo d’occhio impressionante, soprattutto considerando le macchine su cui è chiamato a girare. Girovagare in sella a Rutilia per Touissant, con i suoi vigneti e le sue architetture, è un’esperienza visivamente incredibile ed appagante. Inoltre, grazie alle numerose patch rilasciate dal team nel corso degli ultimi mesi, anche le performance tecniche si attestano ora su valori più che buoni, eccezion fatta per i vari caricamenti che risultano ancora un po’ troppo dilatati.
La terza incarnazione digitale di Geralt si era aperta sotto i migliori auspici ed ha finito per chiudersi con il botto. Blood and Wine, difatti, rappresenta il DLC perfetto: longevo, ricco di novità, sapientemente orchestrato e proposto ad un prezzo irrisorio (considerata la qualità complessiva), l’ultima avventura del nostro Witcher di fiducia rappresenta un vero atto d’amore nei confronti dell’industria videoludica, il tentativo di riconciliare l’utenza con uno scenario commerciale che vede sempre più gli utenti come polli da spennare nelle maniere più creative. Blood and Wine incarna l’essenza moderna dei vetusti data disk, la cui uscita era quasi sempre accolta (giustamente) con giubilo dai fan di un determinato titolo, consci come erano di spendere i loro sudati risparmi per una espansione degna di tale nome. Chapeau CD Projekt: con queste premesse l’attesa per Cyberpunk 2077 si fa sempre più insostenibile.