DLC

Horizon Forbidden West: Burning Shores

di: Simone Cantini

In maniera analoga a quanto già avvenuto con il suo diretto predecessore, anche Horizon Forbidden West ha scelto di ampliare la propria cornice narrativa per mezzo di un DLC, Burning Shores, da pochissimi giorni disponibile in esclusiva per gli utenti PS5 (a dispetto di quanto accaduto per il gioco base). Mutando diametralmente bioma, rispetto al precedente add-on, la nuova location che va ad accogliere Aloy ci trasporterà nelle assolate spiagge sommerse della Los Angeles post Zero Dawn, riservandoci un’avventura sicuramente più condensata se confrontata con la main quest del prodotto Guerrila Games, ma che non per questo si è rivelata incapace di riservare qualche benvenuta (e piacevole) sorpresa.

Per visualizzare i video di terze parti è necessario
accettare i cookie con finalità di marketing.

Benvenuti ad Hollywood!

Le vicende narrate in Burning Shores si ricollegano direttamente al finale di Horizon Forbidden West, situazione che impone il completamento del titolo in questione prima di poter intraprendere questa stuzzicante digressione aggiuntiva. Senza inoltrarmi troppo in pericolosi e sgradevoli spoiler, mi limiterò a dirvi che il nuovo viaggio di Aloy ci porterà ad affrontare un’inedita e subdola minaccia, le cui mire si ricollegheranno direttamente agli eventi conclusivi del secondo capitolo della saga, finendo con il gettare le basi del già confermato terzo (e conclusivo?) episodio ufficiale del brand. Caratterizzata da un ritmo sicuramente più serrato, data la durata complessiva della quest che si attesta attorno alle 8 ore, la sceneggiatura partorita dal team riesce ad intrattenere a dovere, complice un villain tutto sommato apprezzabile ed al modo in cui riesce ad approfondire ulteriormente la lore legata alla tribù dei Quen, protagonisti per mezzo di una nuova compagna di avventure che, soprattutto nel finale, avrà un ruolo importante nel determinare la personalità della stessa Aloy. E a seconda del vostro pensiero, ne sono certo, tale implicazione non potrà evitare di scatenare qualche becera polemica: ma lascio a voi il piacere di scoprire il perché. A corollario del tutto, troveremo una location nuova di zecca, caratterizzata da una geografia sicuramente affascinante, complice il passaggio a 360° degli sforzi produttivi in direzione PS5, forte di un colpo d’occhio incredibile, a cui si accompagna una verticalità assai spiccata, capace di dare maggiore respiro alle interazioni aeree introdotte in Forbidden West. A latitare, nonostante la non disprezzabile ampiezza della mappa di gioco, saranno le attività collaterali, che si limiteranno a tre quest secondarie dalla portata più ampia e ad alcuni incarichi secondari, che comprenderanno il recupero di alcune statuette (Banuk style), rotte da seguire in volo e qualche altra digressione minore. Niente di sconvolgente, per quanto funzionale, che sacrifica un po’ l’esplorazione selvaggia delle Spiagge Ardenti, forse un po’ troppo vuote rispetto alla bellezza che le ammanta. Presenti all’appello anche nuove macchine, come prevedibile, capaci di mettere in mostra la verve creativa di Guerrilla, che ancora una volta è riuscita a dare vita a delle creature sicuramente intriganti. Che avranno anche un piccolo impatto lato gameplay, per mezzo di una quasi inedita cavalcatura, in grado di alternare volo ed immersioni, sebbene il suo ruolo sia prevalentemente relegato ad una piccola porzione della quest principale: peccato.

Bello bello in modo assurdo

Sarebbe stato sciocco aspettarsi una rivoluzione lato gameplay per quanto riguarda Burning Shores che, difatti, poggia interamente sulle convincenti basi ludiche gettate da Forbidden West. Le uniche concessioni, in tal senso, risiedono esclusivamente nell’introduzione del citato Tuffoplano, a cui si accompagnano una nuova arma ed un ampliamento dello skill tree dedicato alle abilità di Aloy, che potrà adesso contare (grazie anche al rinnovato level cap) su di un set di opzioni belliche aggiuntive. Per quanto riguarda il resto, quanto visto nella nostra avventura alla conquista dell’Ovest Perduto viene riproposto anche nell’inedita mappa, con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti, questi ultimi, relativi alla struttura open world sicuramente inflazionata, che escono però mitigati proprio dalla maggiore compattezza del pacchetto. Largo, quindi, ad un’avventura caratterizzata da una libertà sicuramente marcata, capace di alternare con efficacia fasi esplorative terresti, aeree e sottomarine a serrati combattimenti contro le letali macchine meccaniche, che trovano la loro esaltante sublimazione in occasione della boss battle finale, che per il suo alto tasso di spettacolarità (e complessità tecnica) difficilmente potrà lasciare impassibili anche i player più scettici. A corroborare il tutto troviamo il comparto estetico del DLC, come già detto sviluppato in esclusiva per gli utenti PS5, che proprio per questa peculiare scelta di mercato si è dimostrato in grado di amplificare ulteriormente la portata visiva della serie. Senza girarci troppo intorno, Burning Shores è indubbiamente la cosa più spettacolare che si possa trovare, ad oggi, su console, in virtù di una realizzazione grafica di prim’ordine, in cui anche i dettagli più infinitesimali vengono letteralmente gettati addosso al player ad ogni passo di Aloy: sia che si parli di personaggi secondari, palazzi in rovina o anche solo della semplice fauna che popola le rive delle Spiagge Ardenti, il colpo d’occhio restituito non ha assolutamente uguali nel panorama attuale, a maggior ragione se consideriamo il fatto che ci troviamo al cospetto di una produzione open world, in cui sono praticamente assenti i caricamenti. Per quantità e qualità di quanto si muove su schermo, a patto di vistosi e marcati ridimensionamenti, sarebbe davvero stato impossibile gestire il tutto su console old gen e, almeno sotto questo punto di vista, non si può che applaudire la controversa scelta operata da Guerrilla. Burning Shores è il perfetto esempio di showcase tecnico, a cui si accompagna comunque un’avventura di tutto rispetto, capace di elevare ancor più l’indubbia perizia tecnica del team olandese, che ha dimostrato ancora una volta di aver dato vita ad un motore, il Decima Engine, in grado davvero di fare la differenza.

 

Con Burning Shores, Guerrilla Games costruisce un convincente ponte tra l’epilogo di Forbidden West ed il prossimo Horizon, grazie ad un DLC caratterizzato da un ritmo solido e da una sceneggiatura interessante, anche se non accompagnata dalla mole di attività accessorie che avremmo voluto trovare ad accoglierci. Al netto di ciò, comunque, questa nuova avventura di Aloy si è rivelata ben costruita, oltre che sorretta da una manciata di novità in grado di puntellare ulteriormente il gameplay già raffinato nella sua seconda comparsata ufficiale. Certo, se siete tra coloro che non hanno mai digerito la struttura sicuramente old school di questo open world di casa Sony, di sicuro non saranno le affascinanti Spiagge Ardenti a farvi cambiare idea. Un viaggio però, anche solo per assaporarne l’indubbio (questo sì) valore tecnico generale, vi consiglio di farcelo, prima o poi.