DLC

Elden Ring: Shadow of the Erdtree

di: Marco Licandro

C’è tanto da raccontare sul nuovo DLC di Elden Ring chiamato Shadow of the Erdtree, e cercherò di raccontare l’esperienza per quanto possibile, visto che FromSoftware ha veramente dato il meglio di sé. Analizzeremo quindi la grandezza della mappa, l’estetica, i nemici, le nuove armi e armature, e parleremo un po’ anche di varietà e difficoltà. Pronti per questa avventura? No, probabilmente no.

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Le terre d’ombra

Chiamarlo DLC sarebbe riduttivo. Shadow of the Erdtree presenta al giocatore una zona completamente nuova, che inizialmente potrebbe sembrare ridotta rispetto al gioco principale, ma andando avanti ci renderemo conto di una maestosità e grandezza che rendono questo una vera e propria espansione dell’originale.

Oltre l’Interregno, le terre d’ombra sono un luogo completamente nuovo, e in qualche modo familiare. L’albero madre è sempre onnipresente, ma in maniera oscura, lanciando una sorta di ombra sull’intero mondo, pur non mancando le varie fasi di giorno e notte che rendono maestosi i paesaggi grazie ai cambi di luce.

Seguendo le orme di Miquella, ci ritroveremo in un nuovo mondo dove incontreremo nuovi personaggi con svariate trame, nuovi nemici e boss. Apprenderemo in maniera non lineare le motivazioni che spingono gli abitanti a seguire o andar contro Miquella, in attesa del suo Lord promesso, così come scopriremo il danno effettuato dalla battaglia di Messmer, e scoprire gli effetti causati su questo mondo.

Seguire la trama è sempre un grande grattacapo, visto che FromSoftware non brilla certo per narrazione, spingendo il giocatore a scoprire il tutto tramite lore di gioco, e utilizzando quelle poche conversazioni date dagli npc per capire qualcosa su quanto stia succedendo.

La sensazione generale è comunque quella di essere tornati sulle terre che conoscevamo, ma in maniera più difficile e brutale, confermando quindi quanto detto dai giocatori sul picco di difficoltà.

Il regno di gioco è vasto. Dopo averlo spulciato da cima a fondo, arrivai alla deduzione che si tratta pressappoco del 70% della mappa del gioco originale, anche se in maniera diversa. Meno catacombe, ma allo stesso tempo più vaste. Una verticalità sorprendente, molto più marcata rispetto ad Elden Ring, con strapiombi che rivelano zone offuscate dalla nebbia che sembrano impossibili da raggiungere, e montagne così alte da sembrare anch’esse invalicabili.

Anche la mappa stessa confonde, alla vista, nascondendo intere aree sottostanti, raggiungibili solo tramite le grazie, e non visibili altrimenti.

Una difficoltà ancora più brutale

Per chi conosce i titoli FromSoftware, e ha giocato qualcosa della saga dei Souls, Elden Ring risulta nonostante tutto come uno dei titoli più accessibili finora rilasciati. Non vi è il concetto di umanità, e questa non dev’essere acquisita con il rischio di essere invasi per poter evocare qualcuno online. Ci si può teletrasportare sin da subito da una grazia all’altra. Le build disponibili sono veramente vaste e permettono una personalizzazione enorme, cambiando completamente lo stile di combattimento del personaggio. Torrent permette di salire in groppa e saltare completamente delle aree piene di nemici, esplorando aree più semplici e livellando per arrivare all’esperienza richiesta.

Evidentemente questi due anni di pausa sono serviti agli sviluppatori per ascoltare i giocatori, ma soprattutto per analizzarli, così da droppare un DLC che gli serva da lezione, quasi come per dargli una sana dose di umiltà, e ricordargli cos’è che rende unica la saga. Avete capito bene: la difficoltà.

Nonostante possa sembrare un controsenso, rendere difficile il gioco è proprio ciò che regala quella sensazione così amata ai giocatori di essere riusciti a superare una vera e propria sfida. Questa sensazione di difficoltà costante, seguita dall’adrenalina e dopamina rilasciati dopo aver completato un boss o una zona particolarmente complessa, sono la caratteristica che i giocatori ritengono unica. Nonostante ciò, buona parte di questi è rimasta spiacevolmente sorpresa dallo scoprire che Shadow of the Erdtree ha messo il piede sull’acceleratore della difficoltà, rendendo il tutto più difficile e frustrante, fino al punto che molti non riescono più a divertirsi.

Personalmente non ho notato questo picco, almeno finché non ho completato tutti i boss, compresi quelli opzionali, e sono andato ad affrontare il boss finale. Lì, dopo una giornata intera provando a batterlo e cambiare build e strategia, ho veramente gettato la spugna dicendo ok, è impossibile. E puntualmente ci ho riprovato insistentemente, tipo una cinquantina di volte, fin quando ci son riuscito. Ho iniziato il DLC a livello 202, e nel corso dell’avventura ho accumulato all’incirca 20 livelli, visto che attualmente mi vengono richieste all’incirca 430.000 rune per livello, e chissà quante ne ho perse nel tentativo di recuperarle dopo una morte. Molti boss, ritenuti impossibili, li ho fatti fuori con la mia fedele lacrima e la mia spada di Morgott +10, alcuni al primo tentativo, mentre altri ne hanno richiesti alcuni di più, ma nulla di infattibile.

Ovviamente questo cambia da persona a persona, e anche da build a build, ma anche per questo il DLC è strutturato in modo da scalare la difficoltà basandosi sul livello di chi lo affronta, e per questa nuova espansione avremo a disposizione la Benedizione del regno dell’ombra, oggetti concettualmente simili ai semi dorati che aumentano il numero di fiasche a disposizione, ma che invece scalano la difficoltà di gioco, aumentando il danno inflitto e riducendo quello ricevuto. Nel corso del gioco troveremo svariate benedizioni, quelle dell’albero ombra, relative al nostro personaggio, e le ceneri di spirito venerate, per le nostre evocazioni. Non utilizzarle potrebbe essere inizialmente una opzione, ma una volta che vedrete il picco di difficoltà, capirete che è essenziale livellare anche in questo modo, considerando il fatto che queste non influiscono nella mappa del gioco base, dove potremo tornarci comunque in ogni momento.

Nuovo, familiare, e stupidamente difficile

Le terre d’ombra sono comunque in tutto e per tutto Elden Ring, nonostante gli ambienti siano comunque completamente nuovi, anche come stile grafico. La verticalità aggiunta arricchisce di molto l’esplorazione, oltre al fatto che tutto sia molto più vicino e compatto rispetto al gioco base, in comparazione più vasto ma anche con molte aree “vuote”. Dovremo imparare nuovi concetti e nuovi metodi, visto che l’espansione, o DLC come vogliamo chiamarlo, aggiunge svariate novità che regaleranno quel senso di scoperta così come provato nel gioco originale.

Le catacombe saranno molto più variegate rispetto al primo, con nuove trappole che non mancheranno di prenderci alla sprovvista, così come ambientazioni completamente diverse, vasi con catene che fungono da ascensori, così come pulsanti a pressione per richiamarli, e ancora zone di lava con enormi tubi semoventi da scalare, e un dungeon maestoso tutto in verticale dove scenderemo su delle enormi bare.

E altro, molto altro, come una zona completamente a tema draghi, per gli amanti del genere, ed una che trasforma il gioco da azione ad horror, per via di nemici che trasmettono la pelle d’oca, da aggirare silenziosamente. Tutto, in Shadow of the Erdtree, grida praticamente Elden Ring 2. È così, il DLC sembra praticamente un seguito, mantenendo saldo lo stile artistico, perfettamente coerente con il primo, ma aggiungendo tantissima varietà a quanto finora offerto.

I boss poi sono una gioia per gli occhi. Il moveset è vasto, adattabile, la IA più cattiva e variegata. Non aspettatevi le stesse mosse ad ogni tentativo, e soprattutto sappiate che verrete bersagliati nel momento stesso in cui entrate in arena. Sono finiti i tempi in cui entravamo nell’area del boss e avevamo tempo per effettuare una evocazione. Farlo ora significa al 70% venire fatti fuori con un singolo colpo, e lo stesso vale per ogni tentativo di cura, visto che ogni nemico e ogni boss aspetteranno con ansia il momento in cui tenteremo di curarci e scappare, coprendo rapidamente le distanze con attacchi a lungo raggio o saltandoci addosso. Un vero incubo.

Tutti i nemici incontrati nel DLC faranno sembrare l’Interregno come il paese dei balocchi, per via dell’eccessiva differenza nell’aggressività, agilità, e abilità di questi. Potete al solito provare a saltarli o aggirarli, trovandovi molto probabilmente perforati alle spalle quando questi erano fuori schermo. Tutto sembra fatto per aggirare ed arginare il comportamento dei giocatori analizzato finora. Shadow of the Erdtree è sostanzialmente il Dark Souls II di Elden Ring, e non provate a dire che non vi abbiamo avvisato.

Tutto positivo, ma…

Vi sono comunque alcune note, nonostante tutto, che non ho particolarmente apprezzato, e che bisogna necessariamente citare. Il DLC presenta ovviamente nuove armi, nuovi talismani ancora più potenti, così come armature e magie, tutto non presente nel gioco originale. Tuttavia niente di questo DLC è riuscito a sorprendermi in qualità di oggetti, rendendo deludente l’esplorazione, e soprattutto la soddisfazione di superare aree estremamemente difficili solo per aprire l’ennesimo forziere contenente la pietra funerea numero X di turno, o il ricettario di nonna Nanni.

Oggetti utili, per carità, ma che non giustificano l’impresa, la voglia di rotolare e picchiare ogni muro cercando passaggi segreti, nè che facciano gridare al miracolo, visto che nessuna arma o armatura sembra superare in utilità quanto già offerto nel gioco originale. Come già detto, ho finito l’intero DLC con lo stesso scudo potenziato a +25 utilizzato in ER, così come la spada di Morgott, pesante ma devastante, in una strana build di forza e destrezza.

Ho provato tutte le armi del DLC, e probabilmente possono essere usate più che altro in PVP sfruttando l’effetto sorpresa, ma senza che queste facciano un danno spropositato come quanto visto in quelle presenti nel gioco base. Basti pensare che per l’ultimo boss (no spoilers, please), la maggioranza dei giocatori abbia equipaggiato lo scudo dell’impronta, visto che quello più forte del DLC è bene o male alla pari, oltre a ritrovarsi in una di queste fastidiose side quest che si interrompono senza preavviso nel caso oltrepassassimo un certo punto senza saperlo (come è capitato al sottoscritto… NG+ arriviamo!). 

Questo, e la difficoltà bruale e devastante dell’ultimo boss che sta costringendo una community a tentare il possibile evocando qualcuno per aiutarli, la dice lunga… anche sulla recente patch odierna dove gli sviluppatori hanno cambiato la curva di difficoltà data dalle benedizioni, aumentando un po’ anche l’effetto dell’ultima, così da vedere se questo basti per placare le ire di tutti quei giocatori frustrati dall’impossibilità di concludere il DLC.

Ultima postilla da dedicare è relativa alla totale mancanza di trofei o obiettivi in questo DLC, non certamente essenziali, ma sicuramente ben visti e belli da possedere, anche per tenere traccia di quanto appunto conseguito, specialmente in un gioco dal livello di sfida molto alto.

In conclusione

Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione, più che un dlc, così ricca ed ampia da sembrare un vero e proprio seguito. Una mappa grande quasi quanto il gioco originale, svariate novità, uno stile artistico ineccepibile, così come un ammontare di nemici, boss, armi e oggetti, rendono questo un must-have per tutti coloro che hanno giocato il titolo originale e l’hanno portato a termine.

Da ricordare che per avere accesso al DLC dovrete necessariamente sconfiggere Mohg e Radahn, per poi interagire con il bozzolo di Miquella nell’area di Mohg, così da teletrasportarvi nelle terre d’ombra.

Visivamente fantastico, e difficile come poche cose, questa espansione darà del filo da torcere anche ai giocatori più caparbi, grazie a delle vere e proprie sfide, nuove sidequest da scoprire, ed un boss finale quasi impossibile da sconfiggere per l’utente medio.

Ma come può quest’ultimo essere un pregio? Per questo, e per altri motivi citati, il voto finale non può che perdere alcuni punti, ma al contempo vi sono poche cose che generano una forte community come i titoli FromSoftware, con la sensazione di essere costantemente circondati da persone, grazie ai fantasmi di giocatori che gireranno accanto a voi, le famose pozze di sangue, e i messaggi scritti ovunque che vi aiuteranno, ostacoleranno, e faranno sghignazzare per il senso dell’umore tipico della serie.

Che dire, giocatelo, e diteci la vostra.