Anteprima

Sekiro: Shadows Die Twice

di: Simone Cantini

La primavera che ci attende sembra proprio avere in serbo per noi bravi giocatori un cospicuo numero di succosi videogames, tra i quali i fan di From Software troveranno ad aspettarli l’attesissimo Sekiro: Shadows Die Twice. Per il team capitanato dal buon Miyazaki-san si tratta del secondo, dopo Bloodborne, allontanamento dalla serie Souls, che è stata capace di riportare alla ribalta, nonostante gli anni di militanza attiva, la software house giapponese. Proprio negli ultimi giorni, dopo una serie di video e dichiarazioni sparse, il gioco è stato oggetto di una approfondita analisi da parte di Game Informer, che è stata utile per andare a completare il quadro di quello che ci attenderà in occasione della release finale del titolo.

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Riscrivere il passato

Nato esplicitamente come una sorta di reboot della serie Tenchu, l’ultimo sforzo di From Software si è visto pian piano scivolare all’interno dei confini della nuova IP che risponde al nome di Sekiro: Shadows Die Twice. La motivazione dietro a questo cambio di direzione, per quanto banale possa apparire, è semplicemente dovuta al fatto che a causa delle ultime sortite, la saga di Rikimaru e Ayame aveva perso l’appeal di un tempo, pertanto il team ha pensato fosse più logico investire i propri sforzi nel tentativo di dare vita ad una nuova proprietà intellettuale. Questo ha consentito di distaccarsi dai canoni che il confronto con il passato avrebbe imposto agli sviluppatori, permettendo di evolvere il gameplay originale in nuove direzioni, pur non rinunciando alle caratteristiche che in tempi recenti hanno fatto la fortuna di From Software. L’idea di fondo, quindi, permane quella di dare vita ad un’avventura in cui le meccaniche soulslike tornano a fare la loro comparsa, ma calate stavolta all’interno di un contesto rigorosamente single player, caratterizzato da una narrativa ben più esplicita ed una libertà di approccio estremamente marcata. Sekiro: Shadows Die Twice ci vedrà, per una volta, vestire i panni di un eroe definito, del quale non potremo assolutamente alterarne aspetto e caratteristiche, sancendo di fatto l’abbandono delle build personalizzate tanto care agli amanti dei soulslike.

Unico eroe

Uno degli aspetti più macroscopici della produzione, difatti, è dato dall’assenza di statistiche da migliorare, sostituite da uno skill tree in grado di ampliare il parco mosse di Sekiro. Gli stessi equipaggiamenti multipli sono andati sparendo, sostituiti da un set up unico, con la nostra fida katana a fungere da unico strumento di morte. From Software, comunque, non ha certo pensato bene di rinnegare il proprio passato, ma ben più semplicemente di variare il tiro: di fondamentale importanza, difatti, sarà il braccio artificiale in possesso del nostro eroe, che potrà essere personalizzato per mezzo di alcune componenti, in grado di fornire bonus, o attacchi supplementari. La varietà, inoltre, ci viene fornita dal rinnovato sistema di approccio alle location che, per mezzo di un versatile rampino, ha permesso al team di ampliare la libertà di azione del nostro protagonista, che potrà sfruttare appigli (oltre alla verticalità degli ambienti), sia per studiare la disposizione degli avversari, sia per poter attuare tattiche stealth: non sempre, difatti, sarà necessario affrontare gli avversari, ma se riusciremo a scovare le scappatoie rese possibili dall’ambiente, saremo anche in grado di aggirare le minaccia. Ovviamente ad esclusione dei boss, i quali andranno a costituire minacce più canoniche ed in linea con quanto visto nei vari Souls tradizionali. In occasione di questi scontri, difatti, sarà necessario studiare i comportamenti dell’avversario di turno, così da poter attuare le necessarie contromisure, magari equipaggiando peculiari oggetti, oppure sfruttando le caratteristiche dell’ambiente. Sarà dunque la tattica, in virtù dell’assenza di grinding, a farla da padrona. Peculiare appare essere anche il combat system della produzione che, abbandonando la gestione della stamina, non limiterà il flusso dei nostri fendenti, ma non per questo tutto ciò renderò lo spamming selvaggio l’unica soluzione utile. Se è vero, difatti, che colpire ripetutamente i mob minori potrà risultare indicato, le cose si andranno ovviamente a complicare al cospetto di nemici più coriacei, con i quali dovremo imparare a gestire schivate e contrattacchi, oltre che a sfruttare i frame in cui questi saranno scoperti. Come sempre, spetterà alla prova sul campo il compito di valutare l’efficacia effettiva di queste intuizioni.

Al centro del mondo

Tutto ciò sarà calato all’interno di un modo vagamente aperto, in cui sarà la non linearità dell’esplorazione a farla da padrona, così da lasciare al player il pieno controllo sulla progressione. Non saremo, comunque, al cospetto di un open world canonico, dato che permarranno alcune zone in cui l’incedere ci sarà precluso sino al completamento di determinati task. Al centro di tutto questo universo troveremo un hub principale, il Dilapidated Temple, che richiama per funzionalità tanto il Nexus quanto il Sogno del Cacciatore: è qua, difatti, che potremo interagire con gli NPC deputati allo svolgimento di peculiari funzioni, oltre allo spostarci liberamente tra i vari luoghi. Differente, invece, è il rapporto che Sekiro: Shadows Die Twice avrà con la morte, dato che il nostro protagonista sarà in possesso di un paio di vite, che ci permetteranno di recuperare la posizione in caso di dipartita prematura. In apparenza si tratta di una vera involuzione di uno dei punti cardine della produzione From Software, che va a braccetto con la esplicitata assenza di perdita degli oggetti recuperati prima del temporaneo game over. Su questo punto, però, Miyazaki-san è stato alquanto vago, lasciando solo intuire che il team non ha certo pensato di rinnegare il proprio recente passato, ma solo di modificare questa sua peculiare eredità: anche in questo caso non resta altro da fare che attendere la release finale, per capire cosa i ragazzacci nipponici abbiano in serbo per noi.

A cavallo tra passato e futuro, Sekiro: Shadows Die Twice si prospetta come una delle uscite più attese ed interessanti della prossima primavera. Il nuovo lavoro di From Software, complice la confermata chiusura della serie Souls, ha l’arduo compito di andare a colmare un pesante vuoto all’interno del panorama videoludico attuale (spin-off esclusi), oltre che il ruolo di apripista di quello che dovrà essere il nuovo corso del team giapponese. Le premesse, almeno sulla carta, sono alquanto stuzzicanti, e nonostante l’apparente apertura nei confronti di una platea videoludica più ampia, la voglia di mettere le mani sull’avventura del letale ninja si fa sempre più pressante.