Recensioni

Recensione Time Machine VR

di: Simone Cantini

Se è vero che Resident Evil 7 ha dimostrato come produzioni complesse possano tranquillamente essere trasportate nel mondo della realtà virtuale, sarebbe disonesto non riconoscere come in questo settore siano le produzioni più semplici a fare la voce grossa. Spesso relegate al ruolo di mere demo tecniche, non mancano comunque titoli in grado di proporre esperienze piacevoli ed interessanti, per quanto volutamente minimali. Come nel caso di Time Machine VR.

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A spasso nel tempo

Viaggiare nel passato per salvare il proprio futuro. Potrebbe suonare quasi come un paradosso temporale, ma quando si tratta di viaggi nel tempo il rischio di incappare in simili inconvenienti è sempre dietro l’angolo. Però nel 2033, con la popolazione mondiale oramai a rischio estinzione a causa di un misterioso virus preistorico emerso dai ghiacci, l’unica alternativa sembra proprio essere quella di sfruttare la possibilità di percorrere a ritroso le epoche, nella speranza di trovare una cura. È qua che entriamo in gioco noi, cadetti della Mundo Museo, che grazie ad un pod motorizzato e coadiuvati dall’IA Rob dovremo tornare nel giurassico, al fine di trovare una cura alla malattia che sta flagellando il globo terrestre. Per poter portare a termine la nostra missione dovremo di volta in volta analizzare le creature marine che incontreremo all’interno dei quattro capitoli in cui è suddiviso lo story mode, potendo contare sui dispositivi alloggiati all’interno del nostro mezzo subacqueo e assecondando gli obiettivi (non sempre però esposti in maniera molto chiara) che ci verranno assegnati da Rob. A seconda della necessità potremo esaminare la superficie degli animali, eseguire ecografie, analizzarne i comportamenti, oppure scansionarne le componenti anatomiche, agendo come dei veri e propri documentaristi. Ovviamente i pericoli, per quanto blandi (non esiste game over), non mancheranno e l’unica arma che avremo a disposizione per affrontare le creature ostili sarà costituita dalla capacità di rallentare lo scorrere del tempo. Tale stratagemma si rivelerà fondamentale anche in occasione di alcune analisi particolari, come quella che ci vedrà inghiottiti all’interno delle fauci di una creatura gigantesca. Rilassante e compassato nel suo incedere, il gameplay di Time Machine VR non è certo un inno all’azione più sfrenata, ma rappresenta comunque un’esperienza virtuale interessante, per quanto volutamente minimale. Il fascino maggiore risiede nella citata capacità di analizzare le varie creature, di cui dovremo identificare i punti di interesse scientifico utili al raggiungimento dell’epilogo. Raggiungibile in poco più di due ore, l’apparente finale si aprirà ad un playthrough più approfondito, in perfetto stile Symphony of the Night (titolo citato espressamente dal CEO e Creative Director Vander Caballero), dato che per creare una cura efficace al 100% e sviscerare ogni aspetto della trama sarà necessario affrontare nuovamente i vari livelli. Fare ciò, oltre a completare in seguito ad analisi supplementari il Dinodex (l’enciclopedia delle creature inoltrate), ci permetterà di esplorare alcune linee temporali alternative, a patto di scoprire i vari monoliti nascosti all’interno degli stage. Scegliendo questa via il tempo trascorso in compagnia di Time Machine VR si dilaterà in maniera sensibile, andando a sfiorare le 6 ore complessive. Un valore non certo da disprezzare per il tipo di esperienza proposta, ma che onestamente stona un po’ se rapportato al prezzo non proprio concorrenziale a cui il pacchetto è proposto.

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In fondo al mar

Per quanto non troppo elaborato e fortemente incentrato sull’esplorazione rilassata, il gameplay della creature targata Minority Media funziona quasi alla perfezione, ovviamente se siamo disposti ad affrontare un’esperienza dai toni pesantemente rilassati e dalle tempistiche abbastanza dilatate. Peccato solo per la scarsa chiarezza con cui vengono presentati alcuni degli obiettivi (sia principali che secondari), fattore che talvolta rende difficoltoso identificare in maniera puntuale quale strumento utilizzare e dove impiegarlo. Potrebbe infastidire anche l’eccessiva lentezza con cui si muove il nostro veicolo temporale, ma si tratta in questo caso di una mancanza quanto mai soggettiva. Laddove Time Machine VR centra in pieno l’obiettivo è nella messa in scena delle varie sezioni giocate che, pur essendo orchestrate all’interno di stage dall’estensione non certo elevatissima, riescono a ricreare in maniera credibile la sensazione di trovarsi nelle profondità oceaniche. Molto buona anche la riproduzione delle varie creature sottomarine, animate e modellate in maniera convincente: peccato per alcuni scivoloni per quanto concerne l’animazione di alcuni elementi secondari, a cui si somma una scarsa cura riscontrata nelle varie collisioni (evidenti compenetrazioni, per quanto ininfluenti, sono davvero fastidiose a vedersi). Interessante e in definitiva ben riuscita la scelta di mescolare recitazione live action ad elementi digitali per quanto riguarda gli intermezzi narrativi. Peccato per la mancanza di una qualsiasi forma di localizzazione che esuli dal solo inglese.

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Time Machine VR è un’esperienza tutto sommato molto convincente, a patto di essere consapevoli del tipo di interazione ludica che Minority ha scelto di proporre. Atmosfere rarefatte e giocablità limitata, ma non per questo da disprezzare, sono cucite attorno ad una storyline tutto sommato interessante che richiederà di non soffermarsi al primo e abbordabile epilogo per scoprire tutte le sue carte. Forse leggermente overpriced, Time Machine VR si inserisce a pieno titolo all’interno delle produzioni virtuali degne di essere giocate se si è in cerca di un titolo rilassante e, per quanto limitato, decisamente ben costruito.