Recensioni

Recensione Recensione di PDC World Championship Darts: Pro Tour

Recensione di PDC World Championship Darts: Pro Tour di Console Tribe

di: Giovanni Manca

Quanti di noi hanno, o comunque hanno avuto, il classico bersaglio delle freccette appeso al muro? Magari i nostri genitori, per salvare l’incolumità di fratellini e sorelline, preferirono quelle palle appiccicose con il velcro anziché delle vere e proprie freccette appuntite, ma è indubbio che il “bersaglio” ha sempre suscitato un certo fascino. Molti non sapranno, soprattutto in Italia, che “le freccette” è un vero e proprio sport di cui esiste una federazione sia nazionale che internazionale, piuttosto semplice nelle sue regole e strategie ma con diverse variabili di gioco. Per chi volesse avvicinarsi a questo mondo avvolto dal calore delle proprie mura domestiche, O-Games pubblica PDC World Championship Darts: Pro Tour, il videogame che sfrutta la licenza del tour professionistico affidato allo sviluppo di Rebellion Developments.

Ok, prendo la mira ma dove tiro?

Prima di analizzare il videogame, ci sembra opportuno descrivere brevemente gli aspetti fondamentali di questo sport. Tutte le misure e le distanze sono fissate per mezzo di standard ben definiti: il bersaglio circolare ha un diametro di circa 45 cm, posto ad un’altezza da terra (considerato il centro) di 173 cm e ad una distanza dalla linea di tiro di 237 cm, calcolata a partire dalla facciata esterna del bersaglio, quella in cui si conficca la freccetta stessa.
Il bersaglio è diviso in 20 sezioni di pari dimensioni, colorate in alternanza di nero e di bianco, a loro volta divise in porzioni che determinano il punteggio: sono gli anelli “del doppio”, quelli più esterni che raddoppiano il punteggio della sezione, e del “triplo”, che invece lo triplicano. Il leggendario “centro” (bull’s eye in gergo) , è a sua volta suddiviso in due anelli concentrici: quello più esterno vale 25 punti, il centro vero e proprio 50. Dando un’occhiata al bersaglio, è chiaro dunque che il settore che assegna il punteggio più alto è il “triplo 20”: se state pensando che, per vincere un match, è sufficiente mirare e colpire sempre questa sezione, vi sbagliate di grosso. Le regole dei punteggi rendono necessarie diverse strategie per aggiudicarsi la partita.

[IMG]14375[/IMG]

La specialità più giocata è la “501”, denominazione che indica il punteggio iniziale dei giocatori e che diminuisce progressivamente in relazione ai punteggi dei lanci. La partita termina quando si azzerano i punti iniziali e di conseguenza non si può “sforare”: se, ad esempio, mancano 20 punti allo zero, il lancio dovrà avere come bersaglio un settore che dia 20 punti, in questo caso il “doppio 10”, dal momento che il tiro finale deve essere necessariamente un “doppio”. Considerata la struttura dei punteggi, la regola del sovra-punteggio si applica anche nel caso un lancio determini 1 punto per chiudere la partita: questo non è possibile perché 1 non si può ottenere con un “doppio”. Considerata la dinamica del punteggio, è matematico calcolare i tiri da effettuare per ottenere una partita perfetta: nel caso del “501”, sono sufficienti nove freccette, sei per totalizzare 360 punti e tre per la chiusura, realizzabile in diversi modi anche se il più spettacolare rimane centrare il bull’s eye.

Si gioca!

Ora che abbiamo illuminato i lati oscuri di questo sport, possiamo tuffarci nella simulazione tra le nostre mani. Il menu principale, in stile minimal e completamente localizzato in italiano, dà un rapido accesso a quelle che sono le modalità di gioco, decisamente comuni a quanto i giochi sportivi ci hanno abituato in questi ultimi anni. Esibizione fino a due giocatori e party game fino a quattro, competizione single player personalizzabile, modalità online, allenamento e carriera soddisfano le esigenze di tutti i player. Nel caso non avessimo amici da sfidare, la modalità carriera è ovviamente la più interessante e stimolante, strutturata in modo che si acquisisca ben presto familiarità con il mondo di PDC Darts.

[IMG]14373[/IMG]

Il gioco ci dà la possibilità di creare un giocatore da zero, grazie ad un editor piuttosto semplice, considerati gli standard raggiunti dalle attuali simulazioni sportive, oppure scegliere uno dei 16 professionisti presenti nel roster. Anche la struttura della carriera è piuttosto semplificata, dal momento che ci si deve limitare a partecipare agli eventi in calendario secondo un ordine prestabilito; tra una competizione e l’altra è possibile allenarsi e visualizzare le statistiche di gioco. Ogni match è formato da diverse partite, definite “legs”, il cui numero varia in relazione dell’importanza del torneo, solitamente fino a un massimo di nove. Il sistema di gioco è piuttosto semplice e non poteva essere altrimenti visto e considerato che i movimenti dei giocatori da simulare sono piuttosto limitati. Con il movimento di uno degli stick si prende la mira, tenendo premuto uno dei tasti dorsali si ferma il bersaglio e, rilasciandolo contestualmente al movimento dello stick, si effettua il tiro; quando si preme il pulsante dorsale e si entra in modalità di “tiro”, il mirino indica la potenza e il punto di impatto: fondamentale diventa, dunque, la precisione del movimento indietro-avanti dello stick. Questo tipo di impostazione ci è sembrato molto più coerente con lo sport stesso rispetto a quanto visto in passato, quando si assisteva a mirini difficilmente controllabili a causa di braccia e mani assurdamente tremolanti. L’importanza del joypad passa però decisamente in secondo piano se la versione del gioco in possesso è quella PS3 e, soprattutto, se si è felici possessori del Move, il controller motion sensing di Sony; in questo caso è sempre lo stick a determinare il bersaglio, ma il movimento della periferica, come se fosse un vero e proprio dardo, e la pressione combinata del pulsante Move trasmettono un feeling unico quando si effettua il tiro. È chiaro che il Move sostituisce, in sostanza, solo l’uso dello stick per quanto riguarda il dosaggio della velocità del tiro, ma è indubbio che la periferica renda il gameplay del gioco molto più divertente, soprattutto nei match multiplayer. Dietro un’apparente semplicità, si cela una difficoltà piuttosto elevata quando si cerca la perfezione dei tiri: se nel corso dei primi turni degli eventi vincere, anche con tiri piuttosto sballati, è piuttosto facile, i professionisti delle finali richiederanno da parte del giocatore pochissimi errori.

Wolverhampton, Regno Unito

Sicuramente una simulazione di questo tipo non è il genere di videogame che richiede spettacolari virtuosismi tecnici, soprattutto dal punto di vista grafico. Doveroso aspettarsi animazioni perfette, scenari curati nei minimi dettagli e texture che avvicinino i giocatori protagonisti a livelli fotorealistici. Purtroppo la realizzazione soffre, invece, di alti e bassi ingiustificabili, soprattutto in relazione alla modellazione morfologica dei protagonisti: alcuni possono vantare una qualità che regge il confronto con le migliori produzioni attuali, altri invece appaiono davvero scialbi e poco credibili, in particolare con i soggetti a “bordo campo”, come commentatori e giudici.

[IMG]14378[/IMG]

Niente da dire sulle animazioni, piuttosto fluide e convincenti, ma del resto animare un giocatore di freccette non ci appare come un lavoro molto complesso. Ottime le varie inquadrature del bersaglio, tutte in grado di dare una corretta prospettiva al giocatore e liberamente “skippabili” prima dei lanci. Discreti gli effetti sonori, soprattutto il parlato in lingua inglese di John Gwynne e Sid Waddell che ci accompagna durante i match; sotto tono la colonna sonora, estremamente poco varia e con pezzi ripetitivi.

Bull’s eye!

PDC World Championship Darts: Pro Tour è un videogame di nicchia quanto il tiro al bersaglio è un concetto popolare. Chiaramente al di sotto degli standard fissati dalle produzioni sportive recenti, si inserisce in uno spazio praticamente vuoto, in cui manca un concorrente diretto come alternativa. Poco longevo in modalità single player, nessuna competizione online eccezion fatta per la canonica partita classificata (sempre che si riesca a trovare qualcuno disponibile), PDC offre il meglio se giocato in multiplayer locale e, soprattutto, se si ha la possibilità di giocare con il Move. Ci sentiamo dunque di consigliare i titolo solo a quest’ultimi, oltre che, ovviamente, a tutti gli appassionati di questo sport.