Recensioni

Recensione Recensione di Dead Rising 2: Case West

Recensione di Dead Rising 2: Case West di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Le infezioni si propagano spesso inesorabili. Agenti microbici, come virus e batteri, lentamente e incessantemente distruggono tutto quello che di buono la società è stata capace di fare. Malattie letali, contaminazioni veloci e inarrestabili. Queste sono le basi di molteplici riproposizioni a tema sulle infezioni che trasformano essere umani in terrificanti zombie. I titoli citabili sotto questa categoria sono tanti, alcuni hanno avuto successo, altri un po’ meno ma tutti ci vedevano quasi inerti contro queste terrificanti creature, tutti tranne Dead Rising. Il titolo Capcom, per la prima volta, ci ha reso capaci di contrastare le orde in decomposizione con le armi più disparate, il tutto immerso in un gameplay tanto letale quanto divertente. L’operazione commerciale che ha accompagnato il sequel tanto atteso ha visto nascere prodotti paralleli in versione digitale come Case: Zero, primo DLC della storia ad anticipare il titolo, e Case: West, epilogo di una storia semplice ma interessante. Oggi, anche se lontani dall’uscita ufficiale del DLC, siamo qui per fare luce proprio su Case: West.
Scopriamo insieme se questa mattanza videoludica ha conservato intatte tutte le sue qualità.

Il selvaggio West

Quando sentiamo parlare del vecchio West immaginiamo lande desolate, uomini armati e pronti a duellare. Il nostro vecchio West, invece, è l’uomo che abbiamo ammirato nel precedente capitolo, è l’uomo che ha dato inizio a tutto, il nostro West non è altro che Frank West tornato in questo DLC per dar man forte al caro Chuck Greene, apprezzato nel secondo capitolo della saga. A discapito del titolo, questo contenuto aggiuntivo non ci vede direttamente nei panni di Frank ma, ancora una volta, guideremo Chuck alla ricerca della verità. Il plot narrativo infatti segue le orme del prodotto completo e ci vede impegnati nella ricerca di ulteriori prove per scagionare Chuck dall’accusa che lo vede coinvolto, come unico responsabile, nell’epidemia che ha appena mietuto milioni di vittime. Chuck e Frank dovranno quindi investigare sulla Phenotrans, il cui stabilimento sembra nascondere le prove definitive che scagioneranno Chuck. La trama non regala particolari emozioni, restando un elemento secondario e poco affascinante e le poche soddisfazioni ci vengono fornite dal carisma dei due personaggi, da alcuni dialoghi ben ispirati e da qualche retroscena tutto sommato interessante, tutto il resto invece appare pretestuoso e poco coinvolgente. Se Dead Rising 2, sotto questo punto di vista, aveva segnato un passo in avanti rispetto il primo capitolo, Case: West riporta la saga alla pochezza narrativa che era stata protagonista nel suo indimenticato esordio.

[IMG]14455[/IMG]

Per fortuna la trama è bilanciata da un comparto giocato decisamente ben realizzato. Iniziamo col dire che Case: West non offre particolari novità: sfoggia di nuovo un gameplay solido e divertente in cui orde di zombi, armi di fortuna e tanto sangue sono gli elementi caratteristici. Ci ritroveremo ancora una volta a girovagare in grosse schermate sature di non morti, con la possibilità di combinare gli attrezzi più disparati per creare armi distruttive e particolari. Per l’occasione sono state aggiunte alcune nuove combinazioni che, tralasciando il gusto della scoperta, comunque non offrono particolari emozioni. Tra le nuove meccaniche di gioco figura il ritorno, decisamente gradito, della fotocamera di Frank. A disposizione del giocatore ci saranno migliaia di scatti interessanti, utili non solo ai fini ludici ma anche per il proseguimento del gioco. Immortalando scene e oggetti particolari, così come avveniva nel primo capitolo, si otterranno punti bonus, gli stessi punti che abbiamo imparato a sfruttare nel corso delle precedenti avventure. A questo punto ci saremo aspettati tutti la possibilità di importare i salvataggi da Dead Rising 2 per sfruttare i livelli e gli oggetti precedentemente acquisiti ma – ahinoi – tutto ciò non è possibile. Questa scelta probabilmente è stata fatta per bilanciare meglio la difficoltà, al fine di non favorire troppo i giocatori più esperti e navigati, tuttavia questa soluzione non si sposa bene con il concetto di continuità, ludica e narrativa, a cui questo Case: West s’ispira. Ma cosa si fa in questo DLC? Essenzialmente si fanno le stesse cose già viste in Dead Rising 2. Come si è detto, l’obiettivo finale è scagionare Chuck, quindi l’intera avventura ruoterà intorno questa meccanica. Di conseguenza i vari obiettivi da compiere saranno direttamente influenzati. Il proseguimento del gioco, comunque, ha delle tempistiche e fasi che lo differenziano dalle precedenti avventure. Per prima cosa gli obiettivi secondari – come recuperare i vari superstiti – saranno diversi. Se nelle passate avventure i personaggi incontrati dovevano necessariamente essere riportati in salvo, in Case: West questo non sarà un dogma da seguire. I vari superstiti saranno ora più capaci e meno dipendenti dalle nostre azioni, rendendo l’avventura meno frammentaria. Ritornare di volta in volta alla base rallentava l’azione e costringeva il giocatore a piegarsi a queste tempistiche, abbassando notevolmente il ritmo di gioco, facendo sembrare l’intera avventura troppo schematizzata e pre-calcolata. Questa novità, se così vogliamo chiamarla, rende l’intera avventura più piacevole e gratificante.
Altra importante distinzione è la presenza, spesso massiccia, del personale di sicurezza dello stabilimento. Già nei precedenti capitoli avevamo avuto modo di affrontare personale armato pronto a farci la pelle; in Case: West quest’aggiunta cambia notevolmente il gameplay. Le guardie saranno più presenti e, il più delle volte, rappresenteranno un ostacolo arduo da superare. In prima battuta perché il concept stesso di gioco non si sposa alla perfezione con quest’impostazione e, secondariamente, la modellazione ambientale ci costringe spesso a pianificare meglio i percorsi da seguire. Gli avversari spesso saranno posti in posizione strategica, complicandoci la vita senza la minima possibilità di intervenire. Le location saranno infatti dotate di numerose rampe e balconate. Se questo da un lato può essere snervante, dall’altro c’è comunque da apprezzare lo sforzo fatto per rendere le ambientazioni più variegate e funzionali al gameplay.
A dispetto delle impressioni iniziali, il livello di difficoltà è comunque molto basso. Guardie, orde di zombie e obiettivi a tempo limitato non sono stavolta capaci di fornire un tasso di sfida adeguato. Il primo colpevole è sicuramente Frank… sì, avete letto bene. Frank è praticamente immortale, si farà strada tra zombie e nemici con facilità e raramente avrà bisogno di aiuto. Volendo, possiamo anche lanciarlo all’attacco, girovagare indisturbati e fare la scorta di armi e oggetti curativi. Il buon Frank sarà sempre lì a combattere, sarà sempre lì a svolgere quello sporco lavoro che dovremmo fare noi. Ma il nostro compagno non è l’unico responsabile: dopo un po’ di tempo ci accorgeremo che gli oggetti curativi sono più facili da reperire e che persino il tempo per eseguire missioni principali e secondarie non scarseggia affatto. Se avevate apprezzato il livello di difficoltà dei precedenti capitoli, Case: West vi sembrerà un gioco da ragazzi; se invece la schermata del Game Over regnava sovrana durante le vostre partite, ora vi sentirete immediatamente più bravi e capaci.

[IMG]14448[/IMG]

Il punto di forza di Case: West è sicuramente la modalità online. Il multiplayer del gioco ci permette di collegarci, tramite a Xbox Live, ad una qualunque partita “hostata” da altri giocatori, oppure, se vogliamo, possiamo decidere noi di iniziare una nuova avventura online. Le differenze in questo caso sono sostanziali: se saremo noi gli host della partita impersoneremo Chuck e potremo salvare i progressi quando vogliamo, se invece prenderemo parte ad una partita già iniziata, vestiremo i panni di Frank e ci sarà permesso di conservare solo i punti ottenuti sconfiggendo avversari e facendo foto. Impersonare Frank offre qualche novità come set di mosse personalizzati e pattern d’attacco con le armi unico. La cooperativa, esclusivamente online, è estremamente divertente e rende l’esperienza unica e irripetibile. Anche la longevità di gioco ne guadagna molto, anche grazie alla presenza di apposite classifiche online. Giocando insieme ad un amico il livello di difficoltà aumenta, infatti dovremo preoccuparci della salute di entrambi i protagonisti e non confidare nell’immortalità del Frank versione single player.

Case: End

Case: West è un prodotto sicuramente ricco di spunti interessanti. Chi conosce la saga non farà fatica a notare i pregi del gioco: gameplay ben studiato, grafica di buon livello e divertimento immediato e assicurato. Ciò non significa che questo DLC sia un prodotto esente da difetti. Per iniziare alcune scelte sono poco coerenti con la produzione e minano l’intera esperienza giocata. Nel complesso Case: West è davvero povero di novità significative che possono giustificarne l’acquisto. La stessa trama, infatti, non cattura più di tanto l’attenzione del giocatore a causa di un plot banale e poco ispirato. Il multiplayer del gioco è invece una gradita sorpresa. Terminare l’avventura insieme ad un compagno offre notevoli soddisfazioni e parecchie ore di divertimento.
Case: West resta consigliato a chi conserva un buon ricordo di Dead Rising 2 e vorrebbe tornare a maciullare zombie come niente fosse. Per tutti gli altri non è il caso, in tutti i sensi.