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David Gosen e la percezione sociale del videogame

Console tribe news - David Gosen e la percezione sociale del videogame

di: Bahamut Zero

I bollettini economici di mezzo mondo evidenziano spesso come, persino in tempo di crisi, l’industria dei videogiochi veleggi e prosperi come pochi altri settori dell’intrattenimento, pressoché tutti in calo vertiginoso.
Nonostante il trend positivo, i volumi e i capitali smossi e le statistiche che definiscono numeri, caratteristiche ed esigenze dei videogiocatori, il settore continua generalmente ad essere sottostimato e considerato intrattenimento di serie B.

Se ne lamenta da ultimo David Gosen, dirigente di Xbox Europe, secondo cui l’industria meriterebbe un trattamento pari a quello riservato per i settori di cinema e musica, ma non ne riscuote la stessa percezione a livello sociale.

It frustrates me that from a public standpoint, the industry still hasn’t got the stature, credibility and cut through that we all deserve. I still get the sense we’re sandwiched somewhere between corporate bankers and taxmen in terms of society’s general perception.
There’s been improvement, but not the quantum leap there should have been. We should be as loved as Hollywood is or the music industry is, yet we are not. That’s not because people aren’t trying. But there seems to be a barrier of acceptance.

“Da un punto di vista sociale è sconfortante che noi dell’industria del videogioco non abbiamo raggiunto il peso, la credibilità e gli obiettivi che tutti ci meriteremmo. La sensazione è quella che la gente ci percepisca generalmente come qualcosa a metà i banchieri e gli agenti delle tasse.
Ultimamente la situazione è migliorata, ma non quanto avrebbe dovuto. Dovremmo essere amati tanto quanto Hollywood e l’industria della musica, ma non lo siamo. Non è che la gente non ci stia provando, ma sembra ci sia una barriera al nostro riconoscimento.”

Gosen riferisce poi della necessità di aiuti ed incentivi da parte dei governi a sostegno dell’industria del videogioco, la possibilità di far conoscere il settore professionale nelle scuole e grazie ad organizzazioni non governative, e parla del valore aggregante del videogame a livello anche famigliare grazie alle features di network come Xbox Live.

Certo, simili politiche di giusto riconoscimento sarebbero maggiormente auspicabili soprattutto in Paesi dove l’industria di videogame è forte ed affermata, come la Francia e l’Inghilterra. Per altro verso è difficile immaginare il sorgere di un settore che fatturi in Paesi come il nostro dove tali incentivi non vengono nemmeno contemplati. In entrambe le situazioni, ci vorrà probabilmente ancora diverso tempo prima che la percezione dei videogiochi a livello sociale evolva nella direzione auspicata da Gosen: anche Hollywood e il mondo delle “canzonette” hanno atteso anni ed anni prima di imporsi come parte del tessuto sociale oltre che dell’economia.