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Buon compleanno Cliff! – Bao Publishing compie 8 anni

di: Simone "PulpGuy88" Bravi

Circa seicento titoli pubblicati, quattrocento importati e circa venti titoli italiani venduti all’estero!

Se non lo aveste ancora capito (e in quel caso: su quale pianeta vivete?!), stiamo parlando della BAO Publishing, ormai Ammiraglia dell’editoria italiana a fumetti.
Visto che in questi giorni è ricorso l’ottavo anniversario della fondazione della casa editrice, noi della redazione, abbiamo deciso di dedicare un articolo ad una realtà che, negli anni, ha saputo intercettare e interpretare i gusti e le necessità di una grossa fetta di pubblico, la quale forse, prima di allora, non aveva ancora trovato chi sapesse sfamarli e nutrirli al meglio, segnando così anche l’andamento del mercato fumettistico nostrano, ritagliandosi un grosso spazio da capofila nel settore e riuscendo là dove altri avevano già tentato l’impresa.

Ma quando nasce BAO? E quale realtà editoriale si dipingeva nell’immaginazione e nelle speranze dei soci fondatori Caterina Marietti e Michele Foschini?
Potrei dirvelo attaccando un intero paragrafo in perfetto stile Wikipedia, pieno di date, numeri e statistiche, ma sentirei di stare tradendo lo spirito di quel bulldog francese che tutti abbiamo imparato ad amare. Dunque, affiderò il compito al post pubblicato sulla pagina social ufficiale della casa editrice proprio in onore del suo compleanno, che in poche righe e coi toni di un racconto di natale (del resto, i giorni sono propizi) ci da un chiaro resoconto di quello che la BAO voleva essere, di quello che è stata, di quello che è e di quello che vuole continuare ad essere.

«Il 21 dicembre 2009, verso le 18:30, fondammo la BAO. Iniziava a nevicare, il notaio guardava l’orologio perché doveva andare in scooter a vigilare su una puntata del “Grande Fratello”. Avevamo in tasca lo scontrino di una birreria della Grand Place di Bruxelles: da un lato il conto per una birra alla ciliegia e una al lampone, dall’altro una lista di quindici titoli che volevamo pubblicare. In tre anni.
Li abbiamo pubblicati tutti tranne uno, ci abbiamo messo in realtà cinque anni, ma invece di cinque libri all’anno ora ne pubblichiamo settanta. La mansarda dove lavoravamo in due e mezzo è diventata sei stanze in cui lavoriamo in quattordici. Un fumetto su tre di quelli che si vendono in libreria in Italia ha la testa di Cliff sul dorso, da qualche anno. Il Financial Times ci ha consacrati come la sola Casa editrice di fumetti tra le mille aziende a crescita più rapida in Europa, nel 2017.
Però quello scontrino lo abbiamo ancora nel portafogli, e la visione che nasceva otto anni fa non è cambiata: facciamo un mestiere antico, in tempi moderni, ed è comunicandolo con efficacia e onestà che gli consentiamo di restare attuale, importante, vivo nei cuori dei lettori. Cerchiamo di essere ogni giorno la Casa editrice che vorremmo come lettori». [BAO Publishing, 21.12.17]

 Cartoomics 2010: Un piccolo tavolo bianco è il primo stand fieristico di Bao Publishing

Questo, in breve, il viaggio che l’incrollabile duo Marietti-Foschini ha affrontato in questi otto anni sulla sua nave, con la testa di un Bulldog francese di nome Cliff sulla prua e il vento della voglia di pubblicare libri che andassero dritti al cuore dei loro lettori in poppa.

La differenza che ad oggi hanno fatto, e continuano a fare, credo stia proprio nel loro catalogo, che poi è il cuore pulsante di una casa editrice, a qualunque settore essa appartenga. La BAO infatti fin da subito si è distinta per la ricerca e la valorizzazione dei talenti italiani, dando fiducia anche a quei “soggetti” su cui magari altri nomi blasonati non avrebbero scommesso. Perché diciamolo, se vi si fosse presentato alla porta un ragazzetto dei centri sociali, tutto felpe, cappucci e tatuaggi che veniva da un quartiere romano noto, in primis, per il carcere, gliela avreste aperta? Forse sì, forse no.

Quella di casa di Cliff, in via Leopardi 8 a Milano, si aprì, dando al mondo del fumetto internazionale uno dei più amati autori dal pubblico e dalla clitica, colui che è riuscito a cambiare l’immagine di un intero quartiere romano, Rebibbia, adesso noto più per il suo Mammut che per il carcere, il Twilight del fumetto italiano: sì, signori miei, stiamo parlando di Zerocalcare, al secolo Michele Rech (adesso in libreria con il suo ultimo libro Macerie prime). E ancora autori e disegnatori del calibro di Matteo Scalera, Roberto Recchioni, Flavia Biondi, i coniugi Turconi e Radice, Toni Bruno, Rita Petruccioli, Federico Rossi Edrighi e potremmo continuare per una pagina intera!

Ma il fenomeno Calcare non è l’unico merito di BAO, perché una delle cose per cui è andata sempre più affermandosi nel tempo, consentendole di conquistarsi il plauso dei lettori e metri e metri di scaffali tanto nelle fumetterie quanto nelle librerie di varia, è stata la pubblicazioni in Italia di titoli dei più noti autori internazionali, da Scott McCloud, Alan Moore, Jeff Lemire, Terry Moore, ad Asaf Hanuka, Bastien Vivès, Eldo Yoshimizu e molti altri. E tuttavia, senza mai dimenticare di scoprire e coltivare i talenti di casa, permettendoci di leggere e ammirare testi e disegni di autori come Lorenza Natarella (autrice del bellissimo Sempre libera, ispirato alla vita di Maria Callas) o il giovanissimo duo Brian Freschi – Davide Aurilia, tra gli altri.
In casa BAO, però, non si accontentano solo di pubblicare bei libri dal punto di vista dei contenuti ma decidono di fare di ognuno un prodotto di pregio da esporre con orgoglio sulle nostre librerie, riuscendo ad accontentare anche quella fetta di pubblico composta da collezionisti incalliti. Dalla carta stampata, ai materiali di produzione alle immagini delle cover, tutto viene scelto e curato di volta in volta, titolo per titolo, edizione per edizione. E che dire delle sempre più attese variant, ormai un cult BAO?
Tra le tante, vi vorrei ricordare la splendida edizione di Green Manor, con la sua copertina ruvida che ricorda il cuoio ruvido e consunto di vecchi manoscritti anglosassoni, o quella telata de La giusta mezura che ricorda gli scritti manieristici del medioevo. E la cover di Astrogamma che ricorda le card olografiche degli anni ’90? E a proposito di edizioni variant, giusto per citarne una delle ultime: il sesto volume di John Doe, con gli inserti in lamina dorata e l’immagine realizzata da Roberto Recchioni, (dal soggetto e dallo stile insoliti per una copertina della serie). Direi che ce lo guarderemo sulla libreria, impettiti, per un bel pezzo!

Ma qualcuno di voi, a leggere questo articolo, potrebbe giustamente far notare che la BAO Publishing non sia l’unica casa editrice a fumetti in Italia capace di pubblicazioni di un certo livello e pregio. E probabilmente è vero. Allora cos’è che la distingue dagli altri? Qual è stata la combinazione vincente che ha fatto sì che dagli scaffali di tutte le fumetterie e librerie di varia facesse capolino la testa di Cliff, per metri e metri?
Oltre a tutto quello che abbiamo detto fino ad ora? Sicuramente, altri tre ingredienti.

Il primo, il branding. La BAO ha capito presto che i suoi lettori andavano “viziati”, coccolati e, perché no, resi riconoscibili tra gli altri (e tra loro stessi). Quale scelta migliore di spillette, calamite e shopper brandizzate per dare vita al proprio esercito di appassionati pronti ad accalcare presentazioni e stand alle fiere? Cosa vuol dire? Che ovviamente ogni anno, per ogni fiera, nuovo libro, o evento, Cliff e soci si inventeranno qualcosa di nuovo e più bello.
E a pensarci bene, lo stesso stand della BAO Publishing alla fiere è sempre il più eclettico e inconfondibile. Per dirne uno fresco di stagione? L’enorme e sbalorditivo Yellow Submarine di Lucca 2017. Dopo questa, per il prossimo anno, dovranno davvero fare follie per superarsi!
Il secondo ingrediente: la comunicazione. Fatevi un giro tra i social di più case editrici, cosa notate? Che i social BAO sono sempre i più attivi e comunicativi, non solo dal punto di vista della sponsorizzazione del catalogo o degli eventi, ma per la scrittura dei testi. Difficilmente troverete un post che sia redatto come fosse il bugiardino di un’aspirina. Ciascuno è scritto come fosse il tassello di un pezzetto di storia BAO che si aggiunge: è divertente, facile da afferrare e strizza sempre l’occhio ai lettori.
I lettori. Eccolo, il terzo e più importante ingrediente fondamentale. La cura e il riguardo che la casa editrice mostra per i suoi lettori sembra quasi un credo religioso. Li nutre con i titoli e gli autori più meritevoli della scena nazionale e internazionale; essa se ne prende cura, rimanendo sempre disponibile per domande e chiarimenti tanto sui social, quanto nella messaggistica privata, con un costumer care che difficilmente perde un colpo, sempre pronto a risolvere i problemi di rivenditori e lettori. Li coccola e li vizia, con il branding sempre nuovo, mai noiosamente standardizzato. Ed infine, non manca mai di ringraziarli, perché sa che ogni passo in avanti fatto, ogni metro di scaffale guadagnato, ogni shopper portata a spasso per le vie del centro, li deve anche a tutti loro: i suoi lettori.
La BAO Publishing ama i suoi libri, i suoi autori, i suoi lettori e, anno dopo anno, cerca sempre di diventare la versione migliore di sé stessa e di essere la casa editrice che anche loro vorrebbero avere come lettori.

A questo punto, miei cari signori e signore, siamo arrivati alla fine di questo nostro biglietto di auguri lungo circa 17 mila parole. E per chiudere in bellezza, vi lascio con una domanda: voi lo sapete come è nato il logo della BAO Publishing? Oggi mi sento buona, quindi vi do anche la risposta.
Dunque, si narra che l’incrollabile duo fondatore Caterina Marietti – Michele Foschini chiese al disegnatore Cliff Chiang di disegnare il logo per il loro sogno diventato realtà, scegliendo una razza buffa di cane. L’intrepido artista scelse il bulldog francese, dicendo che era il preferito delle prostitute parigine, perché dormiva tra un cliente e l’altro. Alla nostra impavida coppia l’immagine parve perfetta per descrivere la vita del fumettista freelance, e decisero che si sarebbe chiamato Cliff, come lui!

E vissero tutti felici e…BAOtiful!

Valentina Cascino