DLC

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra – La Desolazione di Mordor

di: donFotter

La Desolazione di Mordor, seconda ed ultima espansione de La Terra di Mezzo: l’Ombra della Guerra, è disponibile da qualche giorno. Dopo averla portata a termine, cercando di analizzare ogni sua componente nella maniera più precisa possibile, siamo giunti alla conclusione che seppur si tratti di un netto miglioramento rispetto alla davvero deludente prima espansione, La Lama di Galadriel, siamo comunque di fronte ad un DLC che non soddisfa minimamente data l’imponenza del gioco base che lo ha preceduto. Curiosi di conoscere il motivo di un giudizio così drastico? Scopriamolo insieme nella nostra recensione.

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Siamo nel posto giusto?

Il DLC si apre con Baranor che ha raggiunto la lontana regione desertica di Lithlad, principalmente popolata da orchi che ne hanno il controllo grazie all’imponente fortezza che possiedono, ai quali si alternano gli avidi mercenari conosciuti meglio come Esterling: numerosi e ben armati, gli Esterling sono sempre pronti a collaborare con il miglior offerente, che all’inizio di questa, brevissima, avventura risponde al nome di Serka. Negli istanti iniziali di gioco, Baranor viene salvato dal nano Torvin che gli dona degli strumenti (rampino, scudo e quadraplano) per potersi agilmente spostare per la regione. Rinvigorito da queste aggiunte, Baranor decide di proseguire nel tentativo di comporre una sua armata per strappare la regione di Lithlad all’oscuro signore Sauron. Il nostro compito sarà quello di conquistare prima i cinque avamposti presenti nella mappa, per poi portare l’assedio alla fortezza di Shindram.

I contenuti sono esigui e lo si percepisce fin da subito, ma di trovarci davanti a così poco materiale sinceramente non ce lo aspettavamo. Tutto sa di già visto e rivisto con Talion ed Eltariel e le uniche vere novità sono rappresentate dal fatto che Baranor debba restare in vita (se muore si perde l’avanzamento nella conquista degli avamposti) e che non abbia un anello del potere, cosa che lo induce a doversi arrangiare con gli strumenti di Torvin per colmare le sue lacune umane.

La cosa che però ci ha davvero indispettiti, così come lo aveva fatto la precedente espansione, è il fatto che troppi elementi appiano del tutto estranei circa l’universo del Signore degli Anelli: cosa c’entrano un rampino, uno scudo spara dardi e un paracadute che si attiva/disattiva a comando con la saga di Frodo, Aragorn e Gandalf? Anche gli stessi Esterling appaiono decisamente meno credibili e fantasy rispetto a quelli (minimamente) apprezzati nei film di Peter Jakcson, restituendo di fatto una sensazione di alienazione totale dall’universo di Tolkien. E’ come se in un film di Star Wars comparisse un’astronave con la forma e le caratteristiche dell’Enterprise: potrebbe anche essere ben realizzata e tutto, ma apparirebbe comunque estranea al contesto. Questo è per rendere l’idea che abbiamo avuto mentre giocavamo La Desolazione di Mordor. Ma sul titolo siamo d’accordo con gli sviluppatori: quel che vediamo in questa espansione è solamente desolazione, niente di più.

Non è un gioco per umani

La principale novità offerta risiede, come accennato prima, nel fatto che Baranor non debba morire: sicuramente questa è un’aggiunta interessante, anche se troviamo che lo sia un po’ meno attribuire un punteggio in base a quanto si sia riuscito a fare durante l’avventura in base alle uccisioni ed alle conquiste. Il fatto di non dover morire rende molto più ragionati e difficili i combattimenti, soprattutto quelli contro orchi con un livello elevato e con abilità non comuni. Fondamentali in questo risultano gli Esterling: possiamo infatti reclutarne fino a tre come guardie del corpo, bilanciando, anche troppo, il fatto di avere una sola vita (e annessi tre tiri salvezza). Per quanto le condizioni che ci sono imposte sia differenti da quello del gioco base, dove al momento della nostra sconfitta semplicemente possiamo riprovare ciò che avevamo interrotto, qui, eccezion fatta per i progressi nelle missioni, ogni avamposto andrà perduto, ma il combattimento resta di fatto lo stesso, anche se privo dei bonus soprannaturali che contraddistinguevano Talion ed Eltariel. Si è quindi solo pensato a come rendere possibili le stesse cose che facevamo grazie a Celebrimbor possibili anche ad un semplice essere umano come Baranor invece che cercare di dare un’anima propria al gameplay di questo personaggio.

Un decisione errata e concettualmente sbagliata, soprattutto vedendo come queste lacune sono state colmate: quando si usa il rampino ci sentiamo molto più vicini ad Assassin’s Creed: Syndicate invece che a Talion, cosa che dovrebbe far capire come si sia decisamente persa la rotta in questa espansione. Un altro enorme problema riguarda monotonia e contenuti: come anticipato, non c’è nulla in questo DLC di realmente nuovo rispetto al gioco base e soprattutto la sua durata si è rivelata, come l’espansione precedente, appena superiore alle due ore, rasentando il ridicolo per il prezzo di 14,99€ proposti. Per quanto riguarda le abilità di Baranor, come per Eltariel otteniamo i maggiori bonus dalle precedenti opere compiute con Talion, potendole espandere con un albero piuttosto ridotto di nuove abilità, di cui non ce n’è sinceramente neanche una di memorabile o quantomeno degna di nota. Un piccolo plauso va invece alle abilità ottenibili recuperando i manufatti di Torvin, anche se come già anticipato hanno poco e niente a che vedere con l’universo del Signore degli Anelli. Una tremenda delusione dunque, sotto tutti i punti di vista.

Conclusioni

Tutto quello che di realmente buono era stato fatto con l’Ombra della Guerra è stato spazzato via dalle due espansioni (si può parlare di espansione per un contenuto che dura due ore?) che sono state realizzate oltre al gioco base: La desolazione di Mordor non ha solo il difetto di non aggiungere niente, se non qualche piccola novità come la vita singola di Baranor, al gioco di base, ma pecca anche di importanti errori concettuali nel setting esattamente come la precedente espansione. Due personaggi che avevamo apprezzato nel gioco base e che avevano la possibilità di entrare nel cuore degli appassionati sono invece diventati protagonisti di storie da cui è assolutamente meglio rimanere alla larga, per quanto siano prive di mordente, prevedibili e di brevissima durata. Speriamo che per i suoi prossimi progetti, che data l’evoluzione offerta da questi due DLC ci auguriamo lontani il più possibile dalla lore del Signore degli Anelli, Monolith Productions faccia tesoro di quanto di veramente buono è stato fatto con L’Ombra della Guerra, dimenticandosi, anzi facendo finta di non aver mai realizzato quelle che probabilmente sono le peggiori espansioni mai realizzati per un gioco open world negli ultimi anni.