This is Us – Di emozioni, tempo e famiglia
di: ZamvelePrima di tutto, una confessione: io sono quel tipo di fissato con le serie tv, che, quando gliene consigliano una, la prima istintiva domanda è: sì, ma che rete la trasmette? E, ovviamente, se è una rete generalista a trasmetterla, per me la conversazione può finire tranquillamente lì. Spesso, infatti, trovo le serie generaliste facilone e semplicistiche, retoriche e concilianti. E soprattutto sono prive di tette. Per fare un esempio rapportato all’Italia, in RAI ci sta Sirene, su SKY, Gomorra. Ecco, l’ho detto. Giudicatemi pure. Il fatto che ora voglia parlarvi di This is Us, però, family drama trasmesso da NBC, la rete più generalista fra tutte le generaliste, spero che valga da espiazione per questo mio snobismo.
https://www.youtube.com/watch?v=bxZ57eBYJG8
This is Us non è priva di tutti quei difetti tipici di una serie generalista: in alcuni punti è semplicistica e retorica, anche comprensibile comunque, dato che mette al centro del suo racconto la famiglia. Ma, in tutta sincerità, sono difetti su cui si passa sopra facilmente, considerando i due suoi enormi pregi: la gestione del tempo e la capacità di costruire un racconto emozionante, ma non smielato. La storia stessa di This is Us è piuttosto canonica. Segue, infatti, la vita di quattro persone che condividono il giorno del compleanno, più la moglie di uno di loro. E da qua si diramano i classici conflitti da drama: Kate (Chrissy Metz) vuole dimagrire; Kevin (Justin Hartley) cerca di veder riconosciuto il suo talento come attore; Jack (Milo Ventimiglia) e Rebecca (Mandy Moore) mettono su famiglia; Randall (Sterling K. Brown) alle prese con il padre biologico che l’ha abbandonato da neonato.
Mi sto tenendo volutamente sul vago per quanto riguarda la trama perché grande importanza in This is Us ha la scoperta. La struttura della serie, infatti, non è lineare. Possiamo identificare una specie di punto presente, ma la narrazione fa costantemente dei salti indietro, magari andando nell’infanzia dei personaggi, o nella loro adolescenza. Ciò che differenzia questo montaggio da un classico montaggio con flashback è il fatto che in This is Us si ha la sensazione che tutto stia avvenendo simultaneamente. Sensazione che diviene vera e propria dichiarazione d’intenti quando è esplicitata da Kevin in uno dei primissimi episodi, che paragona il tempo e la vita di ognuno di noi a dei colori, che si sovrappongono e coesistono, su di un dipinto. Questa simultaneità raggiunge un grado formale altissimo nella messa in scena, per dire in un episodio si assiste a un what if in un flashback di un flashback, senza mai perdere il filo e la connessione fra i diversi livelli. Quello che intendo dire è This is Us riesce a far implodere il tempo, e rimanere comunque ordinato e preciso nel mentre.
Questa simultaneità permette a This is Us di muoversi, oltre che in avanti, anche in una terza dimensione, la profondità. Se, infatti, i personaggi inizialmente ci appaiono poco più che stereotipi il marito perfetto, la donna obesa che vuole dimagrire, il belloccio, il precisino, poi, man mano che le puntate passano, entriamo in profondità nelle loro vite e nelle loro storie. La simultaneità temporale, cioè, ci permette di vedere i loro fantasmi, le loro speranze che sono magari naufragate, le loro ferite. Quelle che erano delle macchiette diventano man mano delle persone. Che è un po’ quello che succede quando conosciamo qualcuno, a ben vedere.
In This is Us è fondamentale l’empatia con i suoi personaggi e le loro vicende. Il rischio, infatti, nei family drama è quello, costante, di scadere nella pornografia emotiva. La pornografia emotiva è un ricatto verso lo spettatore. L’emozione viene indotta in modo decontestualizzato e puramente pavloviano: a stimolo corrisponde emozione. La clip del leone che rivede i suoi padroni lavora sulle nostre emozioni nello stesso modo di un video di Mia Khalifa. This is Us, invece, pur essendo una serie tv estremamente emotiva – roba che sinceramente ho provato emozioni che non credevo di avere e che sicuramente non so gestire -, è una serie che tende all’accumulo e all’identificazione. Quando si piange o si gioisce, e, veramente, succede spesso, non è (quasi) mai per la situazione in sé e per sé, quanto più perché s’inserisce in un percorso più lungo e stratificato, sottolineato dall’implosione temporale della narrazione.
Insomma, This is Us è una serie che come minimo merita un tentativo. Anche se non ci stanno tette.