TV Recensione

The First Slam Dunk

di: Andy Reevieny

Finalmente è arrivato. Dopo il successo nelle sale nipponiche e distribuito da Anime Factory Video per l’Italia con un passaggio al solito non capillare e diversamente strategico anche nei cinema nostrani, ma insomma da qualche giorno disponibile soprattutto a noleggio e in vendita sulle principali piattaforme digitali, il film sul primo trionfo della squadra del liceo Shōhoku.

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La prima schiacciante schiacciata

Nel senso di prima vittoria sul campo: The First Slam Dunk, tratto appunto dal manga di culto e relativo anime Slam Dunk di Takehiko Inoue (già autore di Vagabond) che qui è anche regista, tratta molto semplicemente della partita tra la squadra di basket del liceo San’nō Kogyo e quella del liceo Shōhoku.

Palla a 2 a 2 fattoriale

Non c’è bisogno di fare i conti, tranquilli. Non c’è neanche bisogno di aver letto e/o guardato ciò che precede questo OAV, film del 2022 che ha avuto una gestazione pluriennale e, cosa forse più importante, non c’è bisogno di essere appassionati di basket e relative statistiche da fissati per godere.The First Slam Dunk  è sostanzialmente una partita di pallacanestro tra 2 squadre liceali nipponiche, dalle quali poi ci sarà l’elite che proseguirà l’attività agonistica e chi no, nella migliore tradizione cestistica, e si badi bene questo non è spoiler ma prassi diffusa nella realtà perchè qui si gioca il tutto: la verosimiglianza.

I nostri 5 personaggi principali, componenti della squadra in canotte e calzoncini rossi sono: Ryota Miyagi, il numero 7 cosìddetto playmaker, tipicamente il più brevilineo della squadra (si pensi al nostro GianMarco Pozzecco) dotato di incredibile rapidità, tecnica, palleggio e visione di gioco, adorato fratello minore di Sota, scomparso al tempo del film, che è al centro del grosso delle poche scene extra partita; Hanamichi Sakuragi, il numero 10 nel ruolo di ala grande, l’inconfondibile roscio (la fantasia nipponica al potere qui come non mai!), inizialmente ciuffato ma qui aerodinamicamente rasato, il protagonista iconico di Slam Dunk, l’ultimo arrivato nella squadra per la cara vecchia…, che supera le proprie apparentemente incolmabili lacune tecnico-tattiche con una fisicità imponente ed esplosiva unita a doti atletiche naturali innegabili e un carisma unico; Kaede Rukawa il numero 11, la cosìddetta ala piccola, in un certo senso agli antipodi anche caratteriali con Sakuragi, ipertecnico, atletico, insomma il fichetto di turno, simpatico come l’allergia al polline, con cui Hanamichi è in eterna competizione pur essendo i due compagni di squadra;  Takenori Akagi, il numero 4, il capitano e centro o pivot che dir si voglia, un omone imponente che è il muro impenetrabile soprattutto in fase difensiva; Hisashi Mitsui, il numero 14, la guardia (tiratrice), ruolo importante e versatile anzitutto sotto canestro. Del resto del roster, la rosa della squadra e dello staff tecnico, ci concentriamo qui anzitutto sul Coach, il baffuto e canuto allenatore nel pallone, nel senso di forma fisica non esattamente tonica, Mitzuyoshi Anzai, dalle lenti degli occhiali che non tradiscono emozioni. Le presenze femminili sono Haruko Akagi, sorella del capitano Takenori, oggetto del desio di Sakuragi, e Ayato, team manager della squadra e amata da Ryota. Gli avversari sono anzitutto i nostri di loro stessi.

In sospensione di incredulità

Non fraintendetemi: la squadra della Sannoh Kogyo è un oltremodo temibile avversario, con individualità di assoluto livello, apparentemente imbattibili e imbattuti, ma anche loro sono funzionali alla narrazione, anzi proprio all’azione.

The First Slam Dunk è un miracolo tecnico in sè. La realizzazione di un anime sportivo che non ha precedenti per realismo delle scene, dovute ad un comparto visivo e sonoro che riescono a rendere con una accuratezza sbalorditiva scene di gioco, e qui basta anche solo aver provato a fare qualche palleggio e tiro libero a canestro, senza neanche calpestare il parquet di un palazzetto come ha potuto fare perfino una schiappa come il sottoscritto giuocando a minibasket. Un film fatto di corsa, contropiedi, rallentatori e velocizzazioni,sudore, silenzi, suoni gutturali, dove non si ripensa neanche un istante che si stanno guardando sfidarsi a basket dei giapponesi, notoriamente non il popolo che spicca per altezza media e per cestisti di fama, e si tifa per loro incessantemente dall’inizio alla fine che manco fossimo veramente a ridosso del campo di gioco.

Quel che non mi ha mai difettato credo sia banalmente la parola, se non proprio l’eloquio, ma qui tutto ciò che posso ribadire è investire qualche € nell’acquisto di questo titolo, perchè va guardato e ascoltato appiccicati allo schermo per tutti i suoi 124 minuti di durata, e alla fine se ne vorrebbero minimo altrettanti. Qui siamo di fronte se non a un capolavoro, come ci dirà al solito solo il tempo, quantomeno ad un capo d’opera da affiancarsi a titoli recenti quali Across the Spider-Verse 0 Il ragazzo e l’airone e di prepotenza nel meglio del meglio non solo dell’anno di uscita ma almeno degli ultimi 30 anni quando Inoue ha iniziato. Impossibile non tifare ed entusiasmarsi. Assolutamente imperdibile.