Supersex
di: Andy ReevienyMiii, m’osa questo! Avranno esclamato all’annunzio della realizzazione di una serie incentrata sul Rocco internazionale, the italian stallion, il Siffredi insomma. Andiamo però per gradi, non centigradi magari, visti i contenuti very hot&nasty.
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Note biograFICHE
Rocco Siffredi, all’anagrafe di Ortona registrato Rocco Tano, nasce il 4 maggio 1964, e questo è non solo mero nozionismo ma, trattandosi di persone realmente esistenti ed esistite in maggior parte, proprio la base di Supersex. Gli Abruzzi, quelli vista mare, sono infatti lo scenario che ricorre in tutto il film.
La nostra storia parte con un flashback dalla Cannes del 2004 quando un Rocco Siffredi ormai pornodivo planetario annunzia pubblicamente il proprio ritiro dalle scene, ma ovviamente le cose non vanno secondo i suoi piani.
Il nostro, dopo un reincontro inaspettato, inizia infatti a ricordare la propria infanzia indicativamente da metà degli anni settanta del novecento sul litorale della provincia di Chieti. Ci troviamo dunque nelle case popolari di Ortona per la precisione dove la famiglia ultraproletaria Tano composta da mamma, babbo e figli tutti maschi tra cui spiccano gli allora piccoli Claudio, che vediamo sempre con casco indosso perchè reduce da aggressione da parte di comunità rom della zona che lo ha reso handicappato, e l’allora piccolo Rocco. Con una ingresso alla James Deen in crossover con Steve McQueen, entra in scena Tommaso, fratellastro, scapestrato, ribelle, donnaiuolo, maggiore dei fratelli, allora ragazzo ma che poi ritroviamo nel resto della serie interpretato prevalentemente da Adriano Giannini. Tommaso si accompagna alla più bella del paese: Lucia, interpretata da ragazzina da Eva Cela, e da donna adulta da Jasmine Trinca.
Il piccolo Rocco dopo un lutto, un trauma veramente avvenuto nella vita dei Tano, rinviene fortuitamente Supersex, per la cronaca un pornazzo fotoromanzato di culto per l’epoca analogica con protagonista un alieno dotato di superpoteri, o meglio, proprio superdotato che nel momento di massimo piacere urla una frase tormentone (vd. paragrafo finale). Da cui il titolo della serie.
E le storie pese
Iniziamo subito col dire, senza fare spoiler in questi casi, che parte di ciò che in Supersex viene raccontato è romanzato e riadattato, a partire da alcuni personaggi, su tutti Tommaso che mette insieme due dei fratelli del vero Rocco. Il tutto si intreccia e alterna alle scene con altri nomi chiave come Gabriele, Gabri, cugino di Rocco e fino alla fine prematura nel 2020 suo più stretto collaboratore sul set e fuori interpretato da Enrico Borello, o lo stesso Riccardo Schicchi, nome storico dietro al porno e all’eros italiano, interpretato da Vincenzo Nemolato, o la stessa indimenticata Moana Pozzi qui interpretata da Gaia Messerklinger. I drammi personali sono il contraltare a quello che il nostro stesso Rocco per voce di Borghi ci racconta come una sorta di superpotere che ri-compensa il dolore, altrimenti insopportabile per la famiglia Tano e perseuita Rocco, anche dopo aver assunto il nome d’arte Siffredi (dal personaggio di Alain Delon in Borsalino).
Porno subito
Supersex è una serie per cui si alternano alla regia Francesco Carrozini, Francesca Mazzoleni e Matteo Rovere, qui di nuovo anche in veste di produttore. Gran cura anzitutto di trucco e parrucco con tanto di costumi di scena del protagonista veramente indossati da Siffredi e prestati alla produzione. Cast ben assortito, non del tutto perfettamente in parte come Borghi, credibile nei panni anche svestiti del nostro, o anche la stessa Moana, con nudi integrali e scene di sesso funzionali alla narrazione. Alcune lungaggini che appesantiscono un po’ i 7 episodi da quasi un’ora cadauno che compongono la serie, alla fine la fanno comunque scorrere.
Ifix Tcen Tcen
Ordunque veniamo a noi, ma non solo come avrebbe esclamato Gabriel Pontello (Johan Dionnet), pornodivo dell’epoca protagonista di Supersex che ritroviamo all’inizio della serie con l’altro collega francese diversamente simpatico Cristophe Clarke interpetato da Giulio Greco. Supersex è un prodotto destinato al grande, con la “r”, pubblico, per cui inevitabilmente non ci si concentra sulle performance sessuali, ma sulla narrazione, che funziona nel racconto del porno dagli anni ottanta, compresi locali di scambisti, bordelli a cielo aperto, fino ai set a giro per il mondo con tanto di omologo premi cinema mainstream: gli AVN.
Con tutti gli amplessi e conessi, soprattutto dell’epoca in cui lo stigma sociale per chi facesse cinema hard, donne in primis ma anche uomini, specie se appunto provenienti da piccoli paesi, era deflagrante. La storia vera di Rocco sovverte lo stereotipo. Il nostro infatti è notoriamente ormai un sessantenne in formissima, sposato e padre di 2 figli con una carriera internazionale ormai ultradecennale.
Pienamente sufficiente e da guardare appena si può, ma dove la serie invece a mio avviso arranca è appunto in parte del casting con personaggi che passano quasi senza soluzione di continuità da una età all’altra, invecchiando precocemente. Questo però è un limite delle biopic in generale: non si può pretendere di essere più veri del vero, specie in questi casi. Disinibiti sicuramente. Perversi a tratti, così risultano i personaggi. L’amore c’è ed è la salvezza. Ovviamente quello lo portano le donne della vita di Rocco con Rosa Caracciolo sua moglie, e la madre, su tutte. Le donne, non solo nella festa comandata: riescono gli uomini o altre donne ad amarle non solo carnalmente? La conoscenza, citando il Predicatore di Mai Dire Tv, non si può limitare neanche a ciao, ma deve essere biblica.