TV Recensione

Masters of the Universe: Revolution

di: Andy Reevieny

Kevin Smith non dovrebbe avere bisogno di presentazioni come regista di culto da metà anni novanta ad oggi (Clerks che questo anno festeggerà il trentennale, Mallrats, Dogma…). Forse però non tutti sanno che parallelamente il nostro ha una fulgida carriera come fumettista e come produttore di seriali e addirittura attore in telefilm e film per Marvel e DC nonchè, ed è questo quel che qui ci interessa, produttore ed autore in animazione. C’è anzitutto lui dietro al remake o meglio al reboot dei mitici Masters of the Universe che nel 2021 escono con 10 nuovissimi episodi per Netflix e sono in corso con  una seconda serie nel 2024, intitolata Masters of the Universe: Revolution.

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Egli-l’omo

Bella forza direte, prendere uno dei più grandi cult per chi cresciuto e proprio nato come il sottoscritto negli anni ottanta del secolo e millennio scorsi, e riproporlo ai nostalgici millenials, genX che siano a la shut up and take my money come esclamerebbe l’infoiato Philip J. Fry di Futurama. Niente di più lontano dalla realtà. Anzitutto perchè, per una questione di ©™® detenuti da Filmation, la serie originaria in animazione non è il punto di partenza per il nuovo seriale, ma sono proprio i giocattoli prodotti da Mattel (sempre lei, quella delle bambole).

Già questo lascia più libertà autoriale, distaccandosi dalle ingenuità ab origine,  nel senso non antropologico, ma della serie primigena, pensata per i piccoli fans dell’epoca. Procediamo per ordine.

E i dominatori del multi-verso

Nei 10 episodi che compongono la prima serie assistiamo subito all’assalto del perfido Skeletor e dei suoi sgherri al mitico castello di Greyskull, protetta dal suo campione, He-Man che, come noto, altri non è che il Principe Adam, legittimo erede al trono di Eternia che brandisce la magica Spada del Potere.

Il nostro però si ritroverà dopo poco privo dei poteri e, senza fare spoiler, inizialmente da solo a fronteggiare le forze del male. In realtà la sua reale famiglia, i capi della guardia reale Man-At Arms Duncan cui succederà sua figlia Teela, la maga Sorceress, Battlecat, Orko che sono a parte del suo segreto e cui si uniranno altri formidabili alleati, saranno determinanti nella storia che, e qui sta il bello, stavolta vede i personaggi femminili al centro e fondamentali. Adam dimostrerà che la fonte del suo potere risiede nella sua nobiltà d’animo, nel suo coraggio, prima ancora che nella sua spada. E qui mi fermo per non spoilerare.

Revolution calling

Ripartiamo dunque in data 25 gennaio 2024 dal finale di Revelation dove eravamo rimasti lasciando i nostri eroi e villani, nel senso di villains, cattivi, a fronteggiare nuovi perigli che stavolta non pervengono dalla magia, bensì dalla tecnologia de l’Orda, che dovrebbe già far rizzare le Mantenna agli aficionados della serie.

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La Rivoluzione del titolo qui è su più fronti: da una parte la successione al trono della fu Eternia, dall’altra appunto quella derivante dal confronto-scontro tra magia e tecnologia. A questo e all’approfondimento delle relazioni tra i protagonisti assistiamo in questi per ora 5 episodi cui ne seguiranno altrettanti.

A me il podere

Una storia di lasciti, ereditari, testamentari ma anche spiriturali ovviamente quella avviata in questa prima parte di Masters of the Universe: Revolution. I personaggi sono sempre al centro della narrazione, l’animazione è fluida, colorata, rivediamo eroi e nemici storici a nastro, ci sono addirittura camei nell’ottima edizione italiana (Massimo Cordova, già voce originaria di Adam/He-Man alternatasi a Teo Bellia, doppia stavota il regale babbo Re Randor). Le sequenze di azione, i combattimenti corali e uno contro uno sono coinvolgenti.

Nuovi amici, nemici, armi e bagagli, ma non solo. Mattel stavolta, a differenza di ben altri iperpompati spottoni rosei di bambole che non vendono più, riporta a nuova vita un brand mai oscuratosi a livello di merchandising e di cult in generale, qui sì valorizzando azntitutto i ruoli femminili, con le donne che qui sono potenti, eroiche, risolutrici. Quindi non resta che attendere ulteriori 5 episodi da mezz’ora cad. per assistere anche alla conclusione di questa parte e, come cantava il compianto Lucio Dalla in Futura:.chissà, chissà domani