TV Recensione

Hanno ucciso l’Uomo Ragno

di: Andy Reevieny

Ammetto che negli ultimi tempi, nel bene e forse soprattutto nel male, ho trattato anzitutto se non di fan service, quantomeno di revival, di effetto nostalgia canaglia, ma ora basta, ammettiamolo: adesso chi ci crede più…

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Con un deca sei come la sua moto

Parafrasando il Sor Lorenzo Cherubini da Cortona (AR) in arte Jovanotti, collega di “scuderia” ormai oltre trenta anni fa, tra gli altri, del più celeberrimo duo pavese dal nome come il modello base di Harley Davidson©™®, perchè si tratta degli 883 qualora non fosse ancora chiaro in Hanno ucciso l’Uomo Ragno, serie in 8 puntate da 50 minuti ca. cad. co-diretta da Alice Filippi, Francesco Capaldo e soprattutto Sydney Sibilia, disponibile dal 11 ottobre 2024 su Sky TV e NowTV. E fin qui, minimo sforzo… Massimo (Pezzali, in arte Max interpretato qui da Elia Nuzzolo) risultato, cui si aggiunge Mauro Repetto  (interpretato da Matteo Oscar Giuggioli), da qui in poi per “praticità” preceduto dall’appellativo di “Maestro” interscambiabilmente con nome o cognome, unitamente anzitutto ad altro Mauro. Serio, stavolta, di nome e di fatto, anche col Solletico.

Non gliela menare

Dicevo appunto che non serve raccontare chi siano gli 883, e infatti in Hanno ucciso l’Uomo Ragno si raccontano Max e il Maestro Repetto che, con tutta una serie di libertà narrative autoconcessesi nella serie, si conoscono diventando provvidenzialmente compagni di banco, dopo la bocciatura del Pezzali che cambia scuola, entrambi prossimi all’esame di maturità, ed è quella la prima importante licenza: quella superiore conseguita ovviamente nella Pavia di fine anni ottanta.

L’oltrePO’ compresa la Lomellina, la città universitaria lombarda caratteristica da cui anche il nome della pavimentazione, il pavè, in generale la provincia è decisamente l’altro protagonista della serie insieme al nostro duo in fieri. A questi si aggiungono, tra gli altri, Davide Calgaro nel ruolo di Cisco, amico fraterno di Max, Ludovica Barbarito nel ruolo di Silvia, personaggio rivisitato ad hoc sulla falsariga della vera ispiratrice della hit “Come mai?”, Edoardo Ferrario nella parte del produttore Pier Paolo Peroni e Roberto Zibetti nel ruolo chiave del radiodiggei-talent scout-manager Claudio Cecchetto.

La regola dell’ Amiga©™®

Non si sbaglia mai perchè, parliamoci chiaro, non siamo certo di fronte a niente di che quantunquemente per essere titolo televisivo col protagonista Elia Nuzzolo (toscano lui che credo anche agli autoctoni risulti sosprendemente credibile come lombardo e/o piemontese a seconda) in comune Hanno ucciso l’uomo ragno, è da preferirsi tutta la vita ad es. alla oltremodo agiografica ed irricevibile ennesima fiction Rai Mike su Bongiorno e 70 anni di storia della tv italiana che segna infiniti passi indietro dopo il gioiellino sull’indimenticabile Paolo Villaggio

In questa serie io che sono del 1981 e nella “loro” estate, quella ahinoi funesta per ben altro del 1992, c’ero ed ho ricordi ancora vividi: ero un ragazzino, il loro degli 883 pubblico potenziale, così come anche quello del diversamente maggiorenne in media cast di Non è la Rai, che qui si incontrano.

Per il me, e direi non solo, appassionato strimpellatore 43enne oggi, gli 883 sono stati al limite un diversivo, uno svago, col senno di poi quantomeno due ragazzi come me sempre di provincia, di altra città universitaria, che trovano una valvola di sfogo nella musica, loro oltremodo profittevolmente a differenza mia. Questa è un’ancora di salvezza, una occasione di riscatto non solo per portare a casa il risultato, mi si passi la brutalità, tanto soprattutto di questo si tratta in Hanno ucciso l’Uomo Ragno. Non aspettiamoci altro da questa serie, al netto della comunque buona media degli attori ingaggiati. Divertimento, qualche spunto interessante, ma niente più. Di Sibilia in primis, reduce al cinema da Mixed by Erry, va anzitutto recuperata la trilogia di Smetto Quando Voglio, anche solo per l’indimenticabile Libero De Rienzo: “Picchio” sei un mito, più passano gli anni.