TV Recensione

Fallout

di: Andy Reevieny

Ci siamo. Stavolta non si scherza affatto. La pressione per il sottoscritto che scrive di audio-visivi su portale tematico in ambito videoludico in questo caso è idealmente quella nello spazio siderale; il compito oltremodo arduo ma, per mia e direi nostra, il più estensivamente possibile, fortuna, almeno in parte in discesa.

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Non stare più nella pelle

Torniamo indietro di qualche mese, al 2023, quando viene rilasciata ufficialmente la notizia che Amazon Prime Video avrebbe prodotto e distribuito in esclusiva una serie basata sulla iconica saga videoludica che ormai ha scavallato il quarto di secolo e non ha certo bisogno qui di ulteriori presentazioni: Fallout.

L’attesa spasmodica trova finalmente compimento in questi giorni formalmente primaverili ma climaticamente e non solo sempre più folli del 2024: gli 8 episodi da 1 oretta ca. cad. che compongono per ora la prima serie vengono rilasciati sulla piattaforma Amazon Prime Video. A curare produttivamente e dirigere alcune puntate troviamo anzitutto un cognome vecchia conoscenza, direi familiare, per cinefili e anche occasionali ma metodici appassionati di serie: Nolan, Jonathan Nolan, collaboratore del più noto fratello Cristopher dai tempi del suo secondo folgorante lungometraggio cult del 2000 Memento per arrivare ai giorni nostri con la serie HBO del 2016 Westworld, sospesa quando ancora in corso, tratta a sua volta da un’opera di culto dell’autore di una serie impressionante di best seller quale è il compianto Michael Crichton che nel 1973 dirige anche l’ottimo adattamento per il cinema (in italianoIl mondo dei robot) caldamente consigliato, con protagonisti attori del calibro dell’iconico Yul Brynner e di James Brolin, già babbo di Josh.

Principali interpreti di questa trasposizione in live action del mondo post atomico, in America e in particolare in quel che resta della California nel 2296 sono: Lucy MacLean una ragazza nata e cresciuta nel Vault (dica “33”) interpretata da Ella Purnell, attrice dagli occhioni irresistibili che ritroviamo dopo quel gioiellino stra consigliato come tutta la filmografia del Maestro Tim Burton Miss Peregrine;  Maximus (Aaron Moten) un vendicativo e ambizioso apprendista scudiero in carriera della Confraternita d’Acciaio, una organizzazione a metà tra ordine medioevale cavalleresco e Space Marines corazzati armati fino ai denti; Cooper Howard, interpretato da Walton Goggins, un Ghoul cacciatore di taglie, un tempo essere umano, poi geneticamente modificato, in giro da oltre due secoli è forse il personaggio dal passato più tormentato e che viene più disvelato durante la serie con flashback ricorrenti. Tanto basti qui perchè nel corso degli episodi spuntano fuori vecchie conoscenze, alcune proprio perse e sottolineo perse, non solo di vista. Rammenterete queste parole.

Non dovresti essere qui da sola

Questo non è uno spoiler, la frase viene pronunciata già dal trailer di cui sopra riferita alla nostra Lucy da un personaggio chiave della serie, in aggiunta a “…tu vieni da un mondo fatto di regole, di leggi…” che allude appunto ai Vault, i definitivi insediamenti rifugi antiatomici sviluppati dalla multinazionale Vault-Tec, che una elite di esseri umani, originariamente per lo più scienziati, riesce non senza una contropartita considerevole ad accaparrarsi ed occupare, proliferando nel tempo e perpetuando quindi la specie, diciamo.

Fuori dai Vault la civiltà è tutt’altro che evoluta, men che meno come là al riparo.  Lo scenario esterno è presumibilmente, come ci insegna anche la tradizione letteraria da autori di culto come Richard Matheson  (Io Sono Leggenda), per non parlare di quella cinematografica che passa da pionieri come George Miller (di cui siamo a sua volta in trepidante attesa dell’ultimo annunciato capitolo prequel di imminente uscita in sala su Furiosa  dalla saga di Mad Max ), ad anni dai primi funghi atomici intorno agli anni cinquanta-sessanta del millenovecento, fatto di paesaggi e quel che rimane di un tempo metropoli e città nell’area di Los Angeles: deflagrate, radioattivamente contaminate, coi superstiti che popolano la superficie regrediti se non proprio geneticamente e/o artificialmente mutati per sopravvivere nelle peggiori condizioni possibili e immaginabili, con scenari che per atmosfere desertiche e spettrali ricordano molto da vicino il far west.

La nostra Lucy deve compiere dalla fine del primo episodio una missione che la vede impegnata fino all’ultimo, e non mancano ovviamente imprevisti, contrattempi, sfide, alleati, nemici e quanto altro sul già di suo quanto mai impervio cammino. La sinossi dunque parrebbe l’ennesimo visto e stravisto road movie col classico viaggio dell’eroe, o antieroe che sia, senza neanche necessariamente scomodare l’epica, per arrivare dal punto A al punto B.

Ecco cosa sei

Riprendo per questi paragrafi sempre volutamente frasi estrapolate dal trailer, piene di significato, stavolta peraltro pronunciate da quella che apprendiamo subito essere la voce del Ghoul cacciatore di taglie, da cui capiamo subito che i personaggi hanno un arco narrativo che si sviluppa durante la serie. Anche qui però parrebbe scontato. Non è così, ed è proprio questo il principale, e non unico quindi, punto di forza di questa serie: niente o quasi non solo è come sembra, ma è destinato a più di un ribaltamento di fronte. Attorno alla principale linea narrativa che è la missione che Lucy deve portare a termine, si intrecciano in maniera perfettamente lineare quelle secondarie degli altri protagonisti, volendo anche di un tot di comprimari, con scene di azione, dialoghi bilanciati con voci fuoricampo che però sono funzionali al racconto e non ennesimi inutili spiegoni, violenza che vale forse anche più dell V.M. 16, tutto gestito a regola d’arte.

La storia scorre dunque liscia come l’olio che tanto qui non rischia nemmeno di emulsionare l’acqua, scarseggiando questa, come da tradizione consolidata in questi contesti. La scrittura, la regia, la scenografia, i costumi, i (v)fx, la colonna sonora con anche una accurata selezione e composizione ad hoc di brani d’epoca, la recitazione degli attori… insomma tutti, ma proprio tutti, i reparti impiegati nella realizzazione e nella messa in scena, qui si muovono in perfetta sinergia, e il risultato si vede nitidamente qui a differenza di ben altre produzioni.

Fallout, se non altro in questa prima di si spera diverse serie possibilmente sempre in crescendo, dimostra come la qualità, in questo caso anche del materiale di partenza, alla fine ripaghi sempre. Assistiamo ad un live action, forse almeno a memoria del sottoscritto ricomprendendoci anche i film per il cinema, che segna un precedente da ora in poi ineludibile: una serie che anche chi non abbia mai giocato in questo caso ovviamente a uno dei Fallout usciti fino ad oggi, può stragodere in quanto tale, proprio perchè il medium singolo, e dunque nell’insieme, sono rispettati ed ottimizzati giusto riprendendo la sostanza della lore che Bethesda&Co. hanno sviluppato negli anni intorno al titolo, per vivere di vita propria senza manco la necessità di retconnare, prassi quasi ordinaria in questi casi, pur essendo de facto canonica (vd. news in merito) concludendo questo esubero di neologismi tanto cari a chi non ha vocabolari e dizionari di sinonimi e contrari a portata di mano/clic. Ricordando sempre che “…tutti vogliono salvare il mondo, solo che nessuno è d’accordo sul come…” e che “…questa è la zona contaminata, il caos assoluto, ma c’è sempre qualcuno che tiene le fila…“, beh non credo serva aggiungere altro se non buona visione!