TV Recensione

Batman Caped Crusader

di: Andy Reevieny

Mentre al cinema sbarca e sbanca Deadpool & Wolverine la concorrenza non sta certo a guardare ma, da qualche tempo avvedutasi, se non proprio lugimirante, si riconcentra per nostra fortuna sull’animazione, seriale per giunta con uno se non il suo personaggio più simbolico in assoluto.

Per visualizzare i video di terze parti è necessario
accettare i cookie con finalità di marketing.

Severo ma giusto legamento del crociato

Incappucciato, non rotuleo, perchè così si intitola questa nuovissima ma al tempo stesso vintage serie sull’uomo pipistrello intitolata appunto Batman Caped Crusader diretta da Bruce Timm e prodotta oltre che dagli studios del caso, primo tra tutti Amazon, anche da Matt Reeves (già regista del recente ottimo The Batman live action con protagonista Robert Pattinson) tra le persone fisiche.

La serie animata che si compone di 10 episodi da una ventina e spicci di minuti cadauno, segna un ritorno alle origini, non solo a livello narrativo, ma proprio estetico, raccontandoci le avventure di un giovane Bruce Wayne ad inizio carriera come Batman nella Gotham City degli anni quaranta, sostanzialmente, anni peraltro in cui nasceva il personaggio sugli albi a fumetti creati da Bob Kane&co.

Detective Mascarato

Non indugio oltre sui singoli episodi che Amazon Prime Video ha rilasciato in blocco a partire dal 1 agosto 2024, che scorrono velocemente. Ritroviamo oltre al nostro protagonista appunto, tutti i comprimari cui ormai siamo abituati, a partire dall’imprescindibile maggiordomo fac-totum di casa, qui proprio castello Wayne,  Alfred Pennyworth, al Commissario James “Jim” Gordon, sua figlia Barbara, qui nelle vesti di legale, così come Lucius Fox, tra i più preziosi alleati del uomo pipistrello e in parte anche del suo “alterego” in borghese playboy, milardiario, filantrop (no, spe quello era un altro ancora più ferrato, diciamo).

A questi si aggiungono ed alternano tutta una serie di antagonisti se non proprio criminali, non necessariamente super, stante la notoria assenza di superpoteri del nostro eroe, se non si considerano tali le risorse pressoché illimitate di danari, prevalentemente malavitosi che qui ruotano intorno al boss di turno Rupert Thorne e di nuovo un personaggio chiave quale Harvey Dent, procuratore di Gotham City, pubblica accusa nei tribunali, qui in piena campagna elettorale per diventare anche sindaco della città, corrotta fino al midollo a partire proprio da chi la dovrebbe proteggere e servire, appunto la polizia.

Bat caverna di Platone

C’è una precisa filofia appunto, se vogliamo, alla base di Batman Caped Crusader, simile per certi versi a quella del gioiello ad oggi inarrivabile che ha costituito e continua ancora a costituire il precedente più illustre nell’animazione sul personaggio e forse non solo: Batman the Animated Series prodotta a inizio anni novanta da Warner Bros. A prescindere da quelli che ormai sono multiversi condivisi (DCEU nella fattispecie), si è cercato e si cerca sempre di ampliare più possibile ancora nel 2024 la platea di spettatori e appassionati dei personaggi DC, qui però seppur sempre ambientando le storie in un passato ipotetico indicativamente intorno agli anni quaranta del novecento, pestando un po’ di più tanto da aggiudicarsi un pg 13 per i contenuti. Non siamo di fronte a niente di che, niente che ormai anche i più piccoli non abbiano già visto e rivisto se non anche in parte sperimentato, non temete. Tanto però almeno ad alcuni è bastato per alcune scelte su determinati personaggi di Batman Caped Crusader, per far storcere più di un naso, non solo quelli già adunchi nella serie animata.

Al netto di scelte dettate più o meno da mode, interpretazioni e abusi della cosiddetta cultura woke in nome di una spesso gratuita par condicio, politicamente corretto… nel 2024 resta a mio avviso non poco di buono, anzi. Batman Caped Crusader, così come i suoi predecessori, ha capito che, specie in storie di origini, si deve andare alla base del personaggio di Batman che, guardacaso, prima che vigilantes, ninja, men che meno leader della Justice League, è anzitutto un investigatore (da cui l’essere simbolo di Detective Comics). Questo l’ha capito alla perfezione Matt Reeves nel suo The Batman, e non a caso lo ritroviamo anche qui, in una serie visivamente affascinante, forte appunto dell’estetica retrò che la caratterizza seppur qui con miratissimi innesti di cgi, specie nel movimento a livello di mecha design, ma mai invasiva.

Quel che a me manca per davvero, ma lì ahinoi non si torna indietro, è che anzitutto in patria ahinoi abbiamo perso LA voce di Batman, Kevin Conroy, e qui nell’edizione italiana troviamo stavolta il bravo Gianfranco Miranda che però ha un confronto improbo con il suo collega Marco Balzarotti, che come il suo omologo statunitense di cui sopra è Batman (oltre a Sirio il Dragone, Shredder… lui): i migliori di sempre per recitazione, almeno. Tolto questo, se si entra come il sottoscritto nel mood, stavolta si può godere di un ennesimo prodotto di qualità in animazione che, non mi stancherò mai di ribadire, anzitutto appunto per i personaggi DC, va recuperata tutta a partire dalla serie di culto come il Superman di Fleisher.