Recensioni

Recensione Yakuza Kiwami

di: Simone Cantini

A questo punto non avete più scuse. L’ho scritto giusto qualche giorno fa e mi trovo a ripeterlo adesso, in occasione della recensione di questo Yakuza Kiwami, di come SEGA ce la stia mettendo davvero tutta per avvicinare alla saga partorita da Toshihiro Nagoshi tutti coloro che nel corso degli anni se la sono lasciata, più che colpevolmente, scappare. Ecco quindi che dopo un intrigante ed inedito prequel spetta al capitolo iniziale della serie tornare prepotentemente alla ribalta, grazie ad un remake che si bulla della sua rinnovata veste, prendendo a ceffoni (in perfetto Kiryu-chan style) tutti i miei preconcetti relativi a simili operazioni.

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Kamurocho ieri ed oggi

Ecco, non mi vergogno a ribadire come la parola remake, se associata all’ambito videoludico, mi abbia sempre fatto storcere la bocca. E se vi siete persi la briga di leggere i miei pezzi passati ve ne sarete prontamente resi conto. Però, proprio come dicevo solo poche righe fa, Yakuza Kiwami va oltre l’essere la becera riproposizione di un contenitore già vissuto e giocato oltre 10 anni fa, e ci riesce rinnovando meccaniche, soluzioni e (ovviamente) comparto tecnico. La storia, bene o male, è sempre quella e vede il nostro Kazuma Kiryu finire in prigione per un crimine non commesso, il tutto per salvare la vita del suo amico più caro. Ovviamente le buone intenzioni non bastano a spianare la strada ad un destino comunque radioso, dato che una volta scontato il decennio di pena, il giovane ex yakuza si ritroverà invischiato in una lotta di potere e tradimenti, ruotante attorno al furto dell’intero patrimonio del suo precedente clan criminale. È l’occasione giusta per riscoprire, o semplicemente scoprire, l’origine del legame con la piccola Haruka, l’inizio del rapporto con il detective Date e l’approdo nel Purgatorio, regno incontrastato del Fiorista. La narrativa è ovviamente fedele all’originale, ma non mancano corpose integrazioni volte a rendere il tutto coerente con l’episodio Zero, il prequel postumo di cui parlavo prima: tutto scorre liscio, senza evidenti forzature, e rappresenta una fusione ideale tra l’universo narrativo originale e l’inedita storyline più recente. L’operazione di amalgama, oltre che sul piano della scrittura, ha finito piacevolmente per sconfinare anche sul versante puramente ludico, grazie ad una serie di feature inedite, mai viste e sperimentate nella release PS2 del titolo.

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Tra vecchio e nuovo

A nuove missioni secondarie che riportano in auge personaggi visti nel capitolo Zero, primi su tutti i ragazzi del Pocket Circuit Race, la novità più intrigante del pacchetto è costituita dal ruolo che Goro Majima ricopre in Yakuza Kiwami. Questo è strettamente legato al rinnovato combat system, il quale presenta i tre stili già visti nel titolo uscito da noi a gennaio, ai quali si è andato ad affiancare il Dragon Style, il cui sviluppo è legato a doppio filo al cosiddetto Majima Everywhere: il nostro orbo yakuza avrà, difatti, la tendenza a nascondersi nei luoghi più disparati di Kamurocho, ovviamente allo scopo di sorprendere ed attaccare Kiryu. Sconfiggerlo ci consentirà di aumentare la nostra affinità con Majima, andando di conseguenza a sbloccare nuove tecniche e mosse del Dragon Style, oltre a sbloccare spassosi intermezzi narrativi in cui la follia di Goro emerge in tutta la sua delirante simpatia. L’upgrade degli altri stili di lotta, invece, è relegato al consueto accumulo di punti esperienza, che possono essere investiti in tre distinte simil sferografie, ognuna demandata all’accrescimento di peculiari caratteristiche. Le novità proposte da Yakuza Kiwami, come già detto, non si limitano al solo aspetto contenutistico, ma vanno ad impattare in maniera sensibile anche il comparto estetico del titolo: oltre a beneficiare della gestione libera della camera, ogni cosa è stata meticolosamente riscritta da zero, sia a livello poligonale che di texture, al punto che il confronto con lo Yakuza originale ha dell’imbarazzante (in senso positivo). Kiwami, data la sua natura nipponica cross gen, non può certo ambire al titolo di gioco graficamente più rappresentativo di PS4, ma mantiene comunque un colpo d’occhio decisamente convincente, rinforzato dalla consueta maniacale riproposizione della Tokyo reale, in un tripudio di luci al neon e geografie più che mai azzeccate. Certo, non manca il consueto tearing e il pop up di elementi talvolta sin troppo evidente (almeno su PS4 standard, dove ho effettuato la prova), segno di come il motore abbia bisogno di una svecchiata. Per questo confidiamo nel nuovo capitolo, pensato esclusivamente con in mente l’ultima console Sony.

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Per molti, per tutti

Alla luce di tutti questi elementi viene davvero difficile non consigliare a chiunque Yakuza Kiwami, dato che sia i vecchi player che i neofiti della saga troveranno di che divertirsi. Gli unici limiti del titolo, proprio a voler essere pignoli, risiedono nella struttura non proprio originale delle varie subquest, invero alquanto rigide e schematiche, lontane parenti delle trovate talvolta geniali a cui ci hanno abituato gli episodi più recenti, ma si tratta di nei che scompaiono in un baleno se rapportati alla notevole mole contenutistica proposta dal titolo SEGA. Già, perché se non fosse sufficiente l’avvincente ed al solito ben orchestrata main quest, c’è letteralmente da perdersi se solo osiamo sbirciare all’interno del catalogo di attività accessorie presenti in Yakuza Kiwami: hostess club, karaoke, bowling, majhong e molto altro potrebbero facilmente fagocitare la vostra attenzione per ore senza che ve ne possiate rendere conto. Anche se l’assenza di Kamurocho Lullaby, pur se giustificata dagli eventi, non riesco mai a mandarla giù…

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Davvero, non ci sono motivi per non raccomandare a chiunque Yakuza Kiwami, il remake che tutto sembra tranne che un remake. La cura riposta da SEGA nel confezionare questo ritorno alla Kamurocho che fu è, difatti, encomiabile: le novità proposte rendono la prima avventura di Kiryu un vero spasso ancora oggi, grazie ad un convincente ammodernamento delle sue meccaniche e della messa in scena generale. Un comparto tecnico completamente stravolto in positivo si sposa con un combat system decisamente più scattante, a cui si accompagnano una serie di attività inedite al solito confezionate in maniera impeccabile. Forza, cosa state aspettando? Kamurocho ha bisogno di voi!