Recensione Yakuza 5
Posso felicemente bullarmi. Sì, davvero, ci sono voluti 3 fottutissimi anni, ma ora sono finalmente in grado di sbeffeggiare in tutta tranquillità coloro che si sono frettolosamente sbarazzati delle loro PS3, vogliosi di passare alla tanto sospirata new generation, solo per finire con il rigiocare alla nausea gli stessi giochi per i quali avevano abbondantemente speso in passato i loro sudati denari. Certo, anche io a suo tempo ho ceduto al lato oscuro del gaming, tenendo però ben salda in salotto la mia scatoletta nera, nell’attesa che giungesse questo giorno tanto atteso: grazie SEGA per avermi fatto nuovamente apprezzare le gioie del retrogaming con Yakuza 5.
di: Simone CantiniPosso felicemente bullarmi. Sì, davvero, ci sono voluti 3 fottutissimi anni, ma ora sono finalmente in grado di sbeffeggiare in tutta tranquillità coloro che si sono frettolosamente sbarazzati delle loro PS3, vogliosi di passare alla tanto sospirata new generation, solo per finire con il rigiocare alla nausea gli stessi giochi per i quali avevano abbondantemente speso in passato i loro sudati denari. Certo, anche io a suo tempo ho ceduto al lato oscuro del gaming, tenendo però ben salda in salotto la mia scatoletta nera, nell’attesa che giungesse questo giorno tanto atteso: grazie SEGA per avermi fatto nuovamente apprezzare le gioie del retrogaming con Yakuza 5.
Il passato ritorna
Scaricati, con calma, gli oltre 20 giga di dati richiesti dal gioco (ah, grazie ancora SEGA per il mancato arrivo su supporto fisico), ho per un lunghissimo attimo fatto finta di non aver letto spasmodicamente per mesi le più disparate informazioni legate a Yakuza 5. Mi sono illuso di non aver mai saputo niente di questo sospirato quinto capitolo, crogiolandomi nella futile illusione di essere davvero ancora legato al 2012, anno in cui il gioco ha fatto la sua comparsa negli store nipponici. Pertanto mi ha fatto una certa impressione vedere il buon vecchio Kazuma, il Dragone di Dojima, avvolto nei panni del mite (credici) tassista Suzuki, perso nelle strade dell’inedita Fukuoka. Però, come sappiamo bene, il passato è difficile da nascondere, specie se si è uno dei membri più iconici del clan Tojo, oltre che carissimi amici di Daigo Dojima, il suo boss, che sceglie proprio il nostro taxi come ultimo palcoscenico prima di scomparire misteriosamente nel nulla. E sarà proprio questo evento a dare il via ad una trama che, pur non rinunciando a tutti gli stereotipi cari all’immaginario nipponico, non lesinerà colpi di scena imprevisti e sarà in grado di appassionare e stupire grazie a 5 differenti storyline, caratterizzate alla perfezione e ricche di trovate inedite ed originali, che finiranno per il comporre un coerente affresco in cui ogni tassello, anche il più improbabile, finirà per trovare il proprio posto. In perfetto stile Yakuza, che non può altro che essere un incredibile punto di forza.
5 ottimi motivi
Le novità non mancano in questo Yakuza 5, a partire dal cast dei personaggi giocabili che, oltre alle vecchie conoscenze di Kazuma Kiryu, Taiga Saejima e Shun Akiyama, potrà contare sulla presenza della cresciuta Haruka Sawamura e delle totale new entry Tatsuo Shinada. Punto di forza di questo cast allargato sarà dato dalle profonde differenze che troveremo tra le varie sezioni legate ai singoli personaggi, ognuna dotata di una personale progressione, meccaniche peculiari e attività collaterali proprie. Ecco che Kiryu, per tenere fede alla sua nuova vita, dovrà alternare le consuete scazzottate alla sua nuova attività di tassista, fattore che lascerà spazio a missioni secondarie dedicate al trasporto passeggeri, da compiere rispettando rigorosamente il codice della strada, oppure allietando il tragitto grazie alle nostri doti oratorie, finendo con il prendere parte a corse clandestine in autostrada, con tanto di rudimentale tuning dedicato al nostro taxi. Tutto cambierà non appena prenderemo il controllo del colossale Taiga, con il quale saremo protagonisti di un’avventura venatoria montana del tutto inedita ed incredibilmente ben strutturata (quasi un vero e proprio gioco nel gioco), per non parlare della rivoluzione di gameplay di cui sarà protagonista Haruka, tramite la quale il tutto assumerà i contorni del più sfrenato dei rhythm game. E le cose saranno destinate a mutare ancora giocando nei panni di Shinada e Akiyama. Aggiungete al tutto le consuete attività collaterali, che spazieranno dal noto karaoke, gli hostess club, le freccette, il biliardo, i pachinko, un rinnovato parco giochi dei vari SEGA Center, che possono ora vantare la presenza di una conversione fedele di Virtua Fighter 2 e di una ridotta versione del mitico Taiko no Tatsujin e capirete subito come non sarà raro trovarsi a trascorrere ore ed ore semplicemente a cazzeggiare. Unite il tutto ad una longevità decisamente in linea con gli episodi passati e apparirà subito chiaro come potrebbe essere necessario un centinaio di ore per terminare al cento per cento Yakuza 5. A non subire cambiamenti radicali, fortunatamente, è anche l’ossatura base del gioco e le meccaniche di lotta, fulcro attorno al quale ruotano gran parte degli avvenimenti e la totalità degli incontri casuali. Il combat system, peculiare per ogni personaggio maschile, per quanto non stravolto, è stato però ulteriormente limato, aggiungendo nuove mosse, sbloccabili tramite la consueta progressione simil ruolistica, oltre ad introdurre inedite e spettacolari finisher. Immutato anche il senso di pesantezza dei colpi, capace di restituire in maniera convincente la furia esplosiva delle percosse: finire un baldanzoso teppistello con un feroce pugno in pieno volto ha ancora oggi tutto il suo fascino.
Il fascino del Giappone
A dispetto di un lancio sul mercato fissato nel già citato 2012, è impossibile non notare come il cambio di motore abbia giovato all’impianto scenico del titolo, che ora può vantare una pulizia grafica ed un dettaglio maggiore rispetto al passato. Gli scenari, sia i vecchi che gli inediti, ora risultano maggiormente colorati rispettando ancor più fedelmente l’atmosfera, i suoni e le immagini in cui è possibile imbattersi realmente visitando il Giappone. Ulteriormente migliorata, inoltre, la recitazione digitale che, specie nei pregevoli intermezzi filmati, ci regala una riproduzione dei volti eccezionale. Peccato per le animazioni in game ancora un po’ troppo legnosette ed una certa rigidità dei menu di gioco che la serie si porta dietro sin dagli albori. Luci ed ombre, invece, per quanto concerne il sonoro che non sempre riesce ad accompagnare con la track giusta le varie situazioni. Quando però il connubio tra immagini e note è calzante c’è solo da togliersi il cappello, così come è giusto farlo nei confronti della recitazione (magistrale) in lingua nipponica, che avrebbe meritato una maggiore cura nelle sottotitolazione, purtroppo ancora una volta soltanto in lingua inglese. Ma finché ci ostineremo a non premiare questa saga c’è poco da lamentarsi…
Sono arrabbiato. Arrabbiato perché le notizie che accompagnano la release europea di Yakuza Kiwami non sono ad oggi rosee. E la paura di dover aspettare anni per poter mettere le mani sul seminuovo capitolo delle avventure di Kiryu è forte. Sì perché Yakzua 5 è riuscito ad aumentare il mio affetto nei confronti di questa congrega di criminali dal cuore tenero, grazie alla solita ed avvincente trama, un mix di personaggi che bucano letteralmente lo schermo a cui si aggiungono una quantità ed una qualità di situazioni che fanno impallidire gran parte dei titoli presenti oggi sul mercato, soprattutto in relazione al budget con cui il tutto è stato confezionato. Se amate Kiryu e soci fareste bene, ovviamente, a non lasciarvi sfuggire Yakuza 5, ma fareste bene a concedergli una chance anche se non avete mai avuto in grande simpatia il Dragone di Dojima, o più semplicemente siete in cerca di un ottimo gioco. E chi se ne importa se non è a 1080p e gira su di una carretta di console.