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Recensione Wondershot

di: Simone Cantini

Sfidarsi seduti sul divano, fianco a fianco con gli amici di bisboccia digitale è da sempre una costante dell’intrattenimento videoludico. Certo, con il passare degli anni abbiamo visto affiancarsi a questa consuetudine la possibilità di battagliare senza neppure uscire di casa, soluzione che pare oggi rappresentare l’unica soluzione disponibile. Ad invertire tale tendenza e a resettare le lancette dell’orologio ci hanno pensato i ragazzi di Leikir Studio, che con Wondershot hanno tentato di proporre nuovamente la possibilità di cimentarsi in sfide gomito a gomito. La scelta si sarà rivelata azzeccata?

https://youtu.be/Plbfe5drSvw

Tutti contro tutti

Wondershot non ha una trama e visto il genere in cui si va a collocare tale valutazione operata dal team appare quanto mai giustificata. Il gioco in questione, difatti, non è altro che un’arena shooter con visuale dall’alto, in cui fino a quattro giocatori possono darsi battaglia sfruttando le armi più disparate. Obiettivo ultimo dei match, ovviamente, sarà quello di realizzare più punti degli avversari e portare così a casa la vittoria. Semplice ed immediato, così come il gameplay di questo Wondershot. Puntare troppo sulla facilità di approccio, però, rappresenta anche il più grande neo della produzione Leikir Studio: Battle, la modalità principe del pacchetto, difatti tenderà a scadere nella ripetitività più ossessiva dopo pochi match. Sperimentate tutte le varie armi disponibili, ognuna dotata di peculiari caratteristiche offensive, lo stimolo di continuare a giocare scaturirà unicamente dalla voglia di umiliare gli eventuali amici accorsi nel nostro salotto. Certo, sono presenti alcune basiche opzioni volte a modificare la struttura dei match, ma trattandosi di aspetti decisamente minori come la scelta del tipo di armi disponibili, il numero dei turni di gioco, il tipo di mappa e roba simile, appare subito evidente come gli sforzi fatti in questa direzione siano davvero minimi. Un guizzo in più avrebbe potuto fornirlo la presenza di personaggi giocabili unici, magari anche da sbloccare grazie alla classica progressione dei livelli, ma evidentemente i ragazzi di Leikir Studio hanno pensato bene di basare il gameplay unicamente sull’abilità dei giocatori: i quattro combattenti selezionabili ad inizio partita, difatti, differiranno tra loro unicamente per estetica, tra l’altro fissa ed immutabile. Anche qua sarebbe bastato rendere disponibili almeno nuovi elementi di personalizzazione per vivacizzare un po’ il tutto. Peccato. E se uno non ha amici a disposizione? Wondershot presenta anche una modalità rivolta ai solitari, suddivisa in due differenti sezioni, Endless e Challenges. La prima non è altro che la classica modalità infinita, in cui verremo di volta in volta chiamati a raggiungere obiettivi sempre più complessi. La seconda ci presenterà task simili singolarmente. Insomma, anche in questo caso l’interesse tenderà a scemare abbastanza in fretta.

Semplice e veloce

Le cose non brillano neppure sotto il profilo tecnico, dove Wondershot ci presenta sì un quadro coloratissimo e simpatico, ma anche decisamente anonimo e non troppo ispirato. La grafica è quanto mai minimale, al pari del level design e della resa poligonale. Tutto questo, fortunatamente, va per lo meno ad impattare positivamente sulla fluidità del gameplay, che si è rivelato estremamente rapido e frenetico al punto giusto.

Guardarsi indietro talvolta può essere un’intuizione felice, sempre però se tale operazione è debitamente supportata con delle idee vincenti. Sotto questo punto di vista Wondershot fallisce il suo obiettivo di riportare in auge il PvP in locale. L’offerta ludica di Leikir Studio è difatti troppo evanescente per tenere i giocatori incollati a lungo al pad. L’idea di base, concettualmente parlando, non è originalissima ma comunque buona, però non è affatto rimpolpata da elementi accessori in grado di renderla appetibile sul lungo termine. Sarebbe bastata una spruzzata di idee in più per far guadagnare a Wondershot un giudizio decisamente differente.