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Recensione White Night

I videogiochi di genere horror stanno vivendo una seconda giovinezza dopo un periodo tutt'altro che felice che vedeva in pratica il solo Dead Space a portare avanti la baracca. Il merito di questa ripresa è di prodotti come Alien: Isolation, The Evil Within, e di produzioni indipendenti come Outlast che con l'avvento di PS4 e Xbox One hanno preso sempre più piede. Ad aggiungersi in quest'ultimo filone troviamo White Night, videogioco di Osome Studio, un piccolo team indipendente con sede in Francia fondato da ex-sviluppatori di Alone in the Dark. Il titolo ha destato curiosità sin dal suo annuncio grazie al suo particolare stile, vedere poi un colosso come Activision impegnato nel publishing non ha fatto altro che aumentare la curiosità visto che la casa di Call of Duty raramente si è impegnata in questo tipo di prodotti.

di: Luca Saati

I videogiochi di genere horror stanno vivendo una seconda giovinezza dopo un periodo tutt’altro che felice che vedeva in pratica il solo Dead Space a portare avanti la baracca. Il merito di questa ripresa è di prodotti come Alien: Isolation, The Evil Within, e di produzioni indipendenti come Outlast che con l’avvento di PS4 e Xbox One hanno preso sempre più piede. Ad aggiungersi in quest’ultimo filone troviamo White Night, videogioco di Osome Studio, un piccolo team indipendente con sede in Francia fondato da ex-sviluppatori di Alone in the Dark. Il titolo ha destato curiosità sin dal suo annuncio grazie al suo particolare stile, vedere poi un colosso come Activision impegnato nel publishing non ha fatto altro che aumentare la curiosità visto che la casa di Call of Duty raramente si è impegnata in questo tipo di prodotti.

Through the Ghost

Siamo nella Boston degli anni 30, nel periodo successivo alla grande depressione, nel periodo delle grandi star del Jazz. Del protagonista non sappiamo praticamente niente, neppure il suo nome. E’ appena uscito da un bar e si mette in auto quando a un certo punto qualcosa appare in strada facendolo sbandare. L’auto è fuori uso, lui è ferito e confuso, crede di aver investito qualcuno ma non c’è nessun corpo sulla strada. Nei dintorni c’è una villa e il protagonista decide di recarsi lì in cerca d’aiuto. Varcate le soglie del cancello però la dimora non ha un aspetto così rassicurante, già dal giardino si rende conto che c’è qualcosa che non quadra, ma il suo disperato bisogno d’aiuto lo costringe a continuare su quella strada. In casa non c’è nessuno, il rumore del silenzio fa compagnia al protagonista che presto si accorge di non essere del tutto solo. Appare infatti una figura femminile che emana luce propria, si tratta di un fantasma che chiede il suo aiuto.
Questi sono i primi minuti di White Night, l’incipit probabilmente non sarà dei più originali ma riesce nel compito di destare curiosità nel giocatore e riesce a farlo immedesimare nei panni del protagonista facendogli provare lo stesso stato di confusione e smarrimento di quest’ultimo. White Night è quindi una storia di fantasmi raccontata tramite i pensieri del protagonista e tramite i classici oggetti collezionabili che si trovano sparsi un po’ ovunque. La narrazione è sicuramente uno dei punti forti dell’intera produzione, non vogliamo anticiparvi altro della trama ma sappiate che è scritta non bene, ma benissimo ed è la colonna portante attorno a cui ruota tutto il gioco. Insomma quella che inizialmente può sembrare una storia come le altre tipiche del genere, ben presto si dimostra essere qualcosa di più.

Paura del buio

Pad alla mano White Night non è così dissimile dalle vecchie avventure grafiche. Troviamo quindi un sistema a telecamera fissa e tanta esplorazione per raccogliere i già citati collezionabili e oggetti utili per risolvere gli enigmi così da avanzare nell’avventura. Qualche puzzle è stato costruito piuttosto bene, mentre altri si dimostrano abbastanza semplici e guidati. A dirla tutta il titolo tende a guidare abbastanza il giocatore ma è una scelta che non ci sentiamo di criticare visto che gli sviluppatori preferiscono dare risalto alla storia e non vogliono ostacolare troppo il cammino che porta ai titoli di coda.
Stiamo parlando comunque di un horror e per dare risalto a questo elemento Osome Studio ha reso la villa in cui è ambientato il gioco interamente buia. Stare troppo tempo nell’oscurità porta all’inevitabile game over, e per evitare tutto ciò il protagonista può sfruttare dei fiammiferi sparsi in abbondanza per tutta la villa capaci di generare quel po’ di luce utile per avanzare e esplorare in lungo e in largo l’ambiente con estrema calma e meticolosità. Nella villa però non siamo soli, oltre al fantasma di luce c’è n’è un secondo malvagio a darvi la caccia insieme alle sue copie. Affrontarlo direttamente è un vero e proprio suicidio visto che è capace di uccidervi con un solo tocco, di conseguenza, come gli ultimi esponenti del genere ci hanno insegnato, bisogna stargli lontano cercando di aggirarlo sempre, e correre a più non posso nel caso riesca ad individuarvi. Solo la luce elettrica riesce a dissolvere questo fantasma, il problema è che non tutte le fonti di luce elettrica funzionano a dovere.
Uno dei difetti di White Night è proprio nelle zone infestate da questa entità. Infatti il suo posizionamento non sempre viene gestito come si deve, e i suoi movimenti sembrano talvolta casuali portando in alcuni casi a dei fenomeni di trial and error in cui si ripete una zona più e più volte nella speranza di non finire nelle sue grinfie. Il nostro consiglio è di salvare spesso tramite le apposite zone di salvataggio così da non incappare a una frustrazione che rischia di essere dietro l’angolo. In alcune occasioni non aiuta nemmeno la telecamera fissa che mostra il protagonista troppo in lontananza rendendo poco chiara la direzione in cui proseguire. Essendo un horror vi starete chiedendo se White Night fa paura. La risposta è un ni in quanto più che paura riesce a creare una certa tensione grazie alla sua atmosfera. Una tensione che però si affievolisce un po’ nel corso dell’avventura.

50 sfumature di bianco e nero

Graficamente lo stile grafico adottato da Osome Studio in White Night ci ha deliziato non poco. Abbiamo adorato la scelta di utilizzare solo il bianco e nero. Questo stile grafico impregna il gioco di un’atmosfera a tratti noir tipica dei thriller che pochi giochi di questo genere possono vantare. Un bianco e nero che rappresenta il bene e il male: la luce bianca abbraccia il protagonista e lo tiene al sicuro dal male che si cela nell’oscurità.
Splendida la colonna sonora che mischia il jazz alla musica classica, e ottimi gli effetti sonori che si adattano perfettamente al contesto. Ottimo anche il doppiaggio in inglese, il gioco nei testi è in italiano ed è stato tradotto benissimo superando la qualità media delle produzioni odierne.

Commento finale

All’inizio di questa recensione vi abbiamo detto del nostro stupore nel vedere una casa come Activision impegnata nella distribuzione di un progetto come questo. Dopo essere arrivati ai titoli di coda del videogioco di Osome Studio tutto è diventato più chiaro. White Night è infatti una piccola perla che arricchisce ulteriormente il genere horror tornato in auge di recente. Qualche sbavatura non gli permette di essere un capolavoro, ma la sua sceneggiatura, la sua atmosfera, il suo particolare stile grafico e la sua colonna sonora sapranno regalarvi un’esperienza da provare assolutamente.

  • Sceneggiatura scritta divinamente

  • Stile grafico ricco di fascino

  • Splenida colonna sonora 

  • Ricco di atmosfera e tensione…

  • …ma non fa così tanta paura

  • Talvolta si incappa in una sorta di trial and error

  • Inquadrature non sempre perfette