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Recensione Wanted: Dead

di: Simone Cantini

Se c’è un nome in grado di mettere tutti d’accordo quando si parla di action impegnativi ma pregni di soddisfazione per l’utente, questo non può che essere Ninja Gaiden. Proprio per questo motivo, assistere alla nascita di un nuovo team capace di accogliere al suo interno ex membri dello studio responsabile delle gesta di Ryu Hayabusa, non può che riempire di speranza l’ignaro redattore che si avvicini al loro recente operato. Che poi è quello che mi è successo con Wanted: Dead, ultimo nato di casa Soleil (la mente dietro il recente Valkyrie Elysium), che almeno sulla carta aveva promesso di riportare in auge l’azione frenetica del classico Koei Tecmo, ma che come spesso accade in simili situazioni, ha finito per rivelarsi un pastrocchio ricco sì di buonissime idee, assemblate però in maniera sin troppo discutibile.

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Poliziotti sbirri dal futuro

Al centro delle vicende di Wanted: Dead, troveremo Hanna Stone, membro della Zombie Unit, una forza di polizia di stanza in una futuristica Hong Kong, tratteggiata con sfumature prettamente cyberpunk. Caratterizzata da un passato avvolto nel mistero, le cui carte effettive verranno definitivamente svelate nella spiazzante sequenza finale, capace di piombare senza apparente senso logico al termine della campagna di gioco, la ragazza si ritroverà invischiata, assieme ai membri della sua squadra, in un’indagine molto più grande di quanto si potrebbe pensare. Tra cospirazioni politiche, forze armate mosse da dubbi fini ed una rivolta androide in perfetto stile I Robot, le circa 10 necessarie a giungere ai titoli di coda scorrono in maniera sin troppo sconnessa e casuale, almeno sul fronte puramente narrativo, complice un assemblaggio delle varie cutscene che cozza con una sceneggiatura fumosa e colpevole di buttare letteralmente in faccia al giocatore frasi e situazioni prive di una coerenza di fondo. A mitigare lo smarrimento del player, pertanto, ecco che intervengono alcuni documenti, che potremo recuperare tanto all’interno dei vari livelli della storia, che nelle stanze che caratterizzano la stazione di polizia che funge da hub intermedio. Si tratta, comunque, per lo più di collezionabili utili ad ampliare un pizzico il background dei vari personaggi e del mondo di gioco, senza però che questi riescano a fornire un quadro d’insieme soddisfacente e convincente. Un esempio lampante di questo peculiare (e a mio avviso sballato) modo di raccontare il mondo di Wanted: Dead, ci giunge anche da alcuni video bonus, che è possibile reperire tramite uno dei numerosi minigiochi in perfetto stile Yakuza, e che vedranno Stephanie Joosten (la Quiet di MGS V) interpretare la conduttrice di un improbabile programma di cucina. Che sembra non avere alcun legame con gli eventi di gioco.

Azione monca

Se parliamo di Ninja Gaiden, comunque, non sarà certo la bontà della sceneggiatura ad occupare il posto di spicco nei ricordi dei giocatori, sacrificata sull’altare dell’estrema frenesia e giocabilità. Logico pensare, pertanto, che il medesimo discorso si possa applicare anche a Wanted: Dead. Beh, non c’è niente di più sbagliato. Le varie missioni di gioco saranno calate all’interno di alcuni livelli con visuale libera in terza persona, in cui la nostra Hanna dovrà farsi strada attraverso numerose unità nemiche. Ad aiutarla nell’impresa, oltre agli altri 3 membri della Zombie Unit (non sempre tutti saranno al nostro fianco, però), avrà la fidata spada, una pistola d’ordinanza ed una coppia ulteriore di armi da fuoco (uno slot sarà fisso, mentre l’altro potrà essere occupato da quanto recupereremo sul campo di battaglia). Quest’ultima combinazione trasformerà il tutto in un esile TPS con coperture, ma a causa di un gunplay quanto mai raffazzonato ed una elevata resistenza ai proiettili da parte dei nemici, si tratta di un approccio consigliabile solo in sporadiche e precise situazioni. Ed in tal senso, a poco servono i power up installabili tra un checkpoint e l’altro, dato che non ho notato assolutamente sensibili variazioni in seguito al loro impiego. Ecco, quindi, che la lotta si baserà quasi esclusivamente sulle combo all’arma bianca, a cui dovremo alternare l’utilizzo del parry e della pistola, indispensabile per counterare gli attacchi speciali, così da aprire la guardia nemica e poter eseguire la finisher di turno. I limiti di tale sistema, assolutamente non di natura concettuale, sono da rinvenire in una legnosità del combat system davvero accentuata, a cui si accompagnano animazioni non sempre ben concatenate tra loro e che si scontrano con un frame rate non di rado assai lacunoso, che in un gioco che fa del tempismo uno dei suoi elementi cardine, non può che lasciare interdetti. Tali magagne emergono prevalentemente nelle prime fasi dell’avventura, quando i perk presenti nello skill tree di Hanna saranno ancora bloccati: la situazione migliora sensibilmente man mano che metteremo le mani sui vari power up, tra l’altro ottenibili nella loro interezza ben prima delle battute finali dell’avventura, situazione che testimonia anche una sballata taratura della progressione generale. Unite al tutto livelli alquanto blandi ed anonimi in fatto a design, oltre che fiaccati talvolta da una lunghezza snervante, ed ecco che il quadretto bellico di Wanted: Dead emerge in tutta la sua mediocrità. A risollevare in parte il tutto, pertanto, intervengono i vari intermezzi tra una sortita e l’altra, che ci permetteranno di affrontare tutta una serie di minigiochi che ricalcano l’esperienza vissuta con i vari Yakuza: tra ufo catcher, sfide di karaoke, abbuffate di ramen in style rhythm game ed un vero e proprio shoot’em up arcade old school, non deve stupire se i migliori momenti offerti dalla produzione firmata Soleil saranno proprio quelli secondari.

Oggi non ho proprio voglia…

La natura confusionaria di Wanted: Dead viene ulteriormente sottolineata anche dall’abbozzata realizzazione tecnica generale, che al frame rate non certo irresistibile citato in precedenza (capace di tentennare anche in occasione di alcune cutscene), abbina una realizzazione estetica sin troppo sottotono. Se è vero che, per certi aspetti, i personaggi godano di una cura ed una caratterizzazione tutto sommato apprezzabile, lo stesso non si può dire per il mondo di gioco, davvero inadeguato agli standard current gen (e che avrebbe fatto inarcare più di un sopracciglio anche sui vecchi hardware). Tra alti e bassi si agita il versante sonoro, capace di sfoderare una soundtrack intrigante in alcune partiture, ma che finisce per essere brutalmente annullata da un doppiaggio ai limiti del risibile, con prestazioni che toccano l’apice della bruttezza nella performance scazzato/amatoriale che caratterizza il voice over di Hanna. Apprezzabile, invece, la scelta di abbinare ai filmati in-engine anche intermezzi in perfetto stile anime, che fanno di tanto in tanto capolino nell’economia della narrazione.

Wanted: Dead partiva da premesse decisamente stuzzicanti, visto il pedigree dei nomi coinvolti nella sua realizzazione, oltre che nella volontà di calare l’azione in salsa Ninja Gaiden all’interno di una cornice di scazzo figlia degli Yakuza di SEGA. Peccato che tutto abbia finito per scontrarsi con una realizzazione tecnica sin troppo mediocre, caratterizzata da prestazioni tecnico/estetiche discutibili, oltre che da un combat system non degno dei nomi che porta in dote. Per quanto impegnativo, se un action del genere finisce con il presentare le cose migliori all’interno dei minigiochi secondari, è segno evidente che qualcosa non è decisamente andato per il verso giusto.