
Recensione Wanderer: The Fragments of Fate
di: Simone CantiniOk, lo confesso, giocare a Wanderer: The Fragments of Fate mi ha fatto veramente arrabbiare. Anzi, maledettamente arrabbiare. D’altro canto, capita rimanere delusi da un gioco rotto, al punto tale da essere così totalmente ingiocabile da risultare pessimo sotto tutti i punti di vista. Ed in parte, questo è un concetto che si potrebbe tranquillamente applicare anche alla produzione firmata Mighty Eyes, che non nasconde il suo essere afflitta da una moltitudine di magagne tali da scoraggiare anche il più volenteroso dei recensori. L’uso del termine in parte, però, non è certo casuale, visto che a dispetto di una situazione tecnica ben lontana dall’essere perfetta, l’avventura di Asher ha un potenziale mostruoso, al punto che se fosse arrivata su PSVR2 in forma smagliante, non mi vergogno di dire che ci saremmo potuti trovare al cospetto di uno dei titoli VR più belli mai realizzati.

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Back to the future
Il concetto di tempo è davvero una costante di Wanderer: The Fragments of Fate, visto che ne sarebbe servito di più al team per ripulire il tutto, ma anche perché è un simile concetto ad essere al centro delle vicende. Nel gioco impersoneremo Asher, un ragazzo che si troverà a gironzolare per una futuristica Boston post apocalittica (che fa tanto The Last of Us) per raggiungere l’appartamento del nonno. Una volta giunto sul posto, il ragazzo si imbatterà in un misterioso orologio parlante, tale Samuel, che gli rivelerà di un complotto messo in atto da un non meglio precisato figuro, che rischia di compromettere la linea temporale. Avrà così inizio un appassionante ed avvincente viaggio a cavallo di varie epoche, che spazieranno dall’antichità Maya al secondo conflitto mondiale, non disdegnando anche una doppia sortita nei ruggenti anni ’60.

Remake di un titolo uscito originariamente per il vecchio visore VR Sony (che confesso di non aver mai provato), Wanderer: The Fragments of Fate ci regala una folle cavalcata a spasso nel tempo, caratterizzata da una scrittura sempre interessante (ottimo l’apporto di Samuel) e da una serie di enigmi assolutamente spassosi da sviscerare. Un titolo fatto e finito che, sulla carta, amplia e migliora l’installazione originale, confezionando un prodotto stratificato e dalla struttura solidissima, in grado di accompagnarci con efficacia per una quindicina di ore, a patto di essere sufficientemente svegli da risolvere i puzzle che i ragazzi di Mighty Eyes hanno escogitato per noi. Tutto perfetto, quindi? Siamo di fronte ad un peso massimo in VR? Beh, se tutto si limitasse alla storia e hai puzzle non potrei che dire di sì…

Tentacolo viola
Come si può tranquillamente evincere dalle mie parole, la proposta migliore di Wanderer: The Fragments of Fate è quella relativa al puzzle solving che, come ci insegna la trama, ci chiederà di viaggiare per le epoche nel tentativo di risolvere le anomalie che potrebbero compromettere il continuum dello spaziotempo. L’idea alla base è una versione ampliata e più complessa di quanto visto a suo tempo in The Day of the Tentacle, di cui il titolo Mighty Eyes riprende proprio il concetto di andare avanti ed indietro tra le linee temporali, per recuperare gli oggetti necessari alla risoluzione dei problemi. Punto di partenza, almeno inizialmente, sarà sempre il nostro appartamento che, in mancanza di un inventario illimitato (avremo inizialmente soli 4 slot a disposizione, che potremo leggermente ampliare recuperando dei particolari cristalli), fungerà tanto da hub che da enorme sistema di stoccaggio.

Ad aiutarci, come detto, avremo il meccanico e ciarliero Samuel che, oltre a permetterci di conservare lo sparuto numero di oggetti di cui sopra, potrà anche fungere da facoltativo aiuto in-game ogni volta che ci troveremo bloccati, fornendo a richiesta piccoli consigli per andare avanti. Oltre a permetterci di viaggiare per le epoche, l’orologio potrà essere potenziato per mezzo di floppy disk nascosti nel mondo di gioco, che ne andranno ad accrescere le funzionalità, naturalmente tutte legate alla trama ed ai puzzle che ne caratterizzano la progressione. Sotto questo aspetto, Wanderer: The Fragments of Fate funziona a meraviglia, e ci propone una sfida sempre varia ed originale, grazie anche a soluzioni che richiederanno di ragionare a dovere, oltre a tenere conto di elementi temporalmente distanti tra loro, fattore che ci porterà a non dover mai sottovalutare ogni situazione ed oggetto con cui entreremo in contatto.

Botte da orbi, letteralmente
Cosa è che non funziona, allora? Beh, in primis è il sistema di combattimento, che implementa meccaniche corpo a corpo e ranged. Se queste ultime sono tutto sommato passabili, per quanto non sia certo un giudizio lusinghiero, il sistema melee fa acqua da tutte le parti, fiaccato da una fisica pessima, un feedback dei colpi assente ed avversari dotati di una IA deficitaria, che li porterà spessissimo a rimanere incastrati nello scenario, se non direttamente immobili. Ecco, se il gioco non avesse presentato combattimenti, visto anche il modo in cui sono introdotti, sarebbe stato sicuramente un bene.

I problemi di Wanderer: The Fragments of Fate, però, non si esauriscono certo qua, visto che anche il codice generale è ben lungi dalla perfezione, al punto che non oso pensare in che condizioni fosse il gioco lo scorso settembre, quando avrebbe dovuto inizialmente uscire sul mercato. La situazione si traduce in collisioni non sempre perfette, ragdoll non esente da isterie, glitch visivi vari, elementi che non compaiono a schermo e, in un caso specifico, la mancata comparsa di un oggetto necessario ad una soluzione, fattore che mi ha visto costretto a ricaricare un salvataggio precedente. Certo, il team ha già confermato di essere al corrente dello stato dei lavori, e di stare già lavorando alle patch correttive (una è uscita proprio mentre testavo il gioco), ma è evidente come nel momento in cui scrivo la situazione non sia assolutamente soddisfacente. Per lo meno, a parte quella fastidiosa eccezione, si tratta di difetti che non vanno ad intaccare l’elemento più azzeccato del gioco, ovvero gli enigmi. Ed anche per questo motivo che mi sono sentito in dovere di tributare al tutto una sufficienza, per quanto risicata.

Che amarezza…
E sono proprio queste magagne tecniche, come prevedibile, ad avermi fatto arrabbiare, anche perché a livello puramente visivo, Wanderer: The Fragments of Fate è davvero una gioia per gli occhi, almeno su PSVR2, soprattutto considerando che parliamo del lavoro di un piccolo team. La messa in scena è ricchissima di dettagli, con una modellazione generale davvero pregevole, elementi che contribuiscono a creare un’atmosfera assolutamente unica: arrivate sulla Luna e non potrete che rimanere stupiti in tal senso. Lo stesso comparto audio gode di una cura realizzativa impeccabile, grazie ad un voice over sempre convincente e calzante. Ottimo anche l’accompagnamento musicale, con la chicca rappresentata da alcune audiocassette rinvenibili negli scenari, che permettono di costruire una piccola scaletta personale. E poi ci sarebbe un certo Woodrock, ma qua mi zitto per non rivelare altro. Ah, tutto è localizzato testualmente in italiano, anche se in maniera davvero molto abbozzata: si capisce sempre tutto, ma tra concordanze errate, traduzioni fuori contesto e posizionamento non sempre perfetto delle scritte sugli oggetti, anche in questo caso è evidente come una ripulitura supplementare non avrebbe guastato.

Sì, ho odiato Wanderer: The Fragments of Fate durante tutta la sua durata, ma non perché il gioco non mi sia piaciuto, anzi. Mi ha fatto girare le scatole vedere sprecato un potenziale ludico pazzesco, che pogge le sue basi su di una storia interessante e degli enigmi sempre stimolanti e mai banali. Un viaggio tra le epoche che avrebbe meritato, ironia della sorta, di ancora un po’ di tempo ulteriore prima di poter essere resto disponibile ai giocatori. I problemi principali della produzione Mighty Eyes sono da ritrovare in un combat system pessimo e poco incisivo, a cui si accompagnano problematiche tecniche che, per quanto in corso di risoluzione (almeno stando al team) sono davvero difficili da ignorare nel momento in cui scrivo. Una volta sistemato tutto, il voto che vedete qua sotto potrà tranquillamente schizzare in maniera importante verso l’altro, ma allo stato attuale è davvero difficile andare oltre una miserrima sufficienza.