Recensione Virginia
di: Gianmarco ForcellaVirginia, prodotto da Stale Entertainment e distribuito da 505 Games, è approdato sul PlayStation Network il 22 settembre.
La vita da federale
La trama di Virginia, incentrata su fatti realmente accaduti nel 1992, segue la vita dell’agente dell’FBI Anne Tarver, agenzia di cui entra a far parte immediatamente all’inizio del gioco. La storia ha come sfondo la città di “Kingdom”, nello stato della Virginia, e la scomparsa misteriosa di un ragazzo. Ad affiancare la Tarver ci sarà l’investigatrice Halperin.
Andare oltre nell’accenno della trama sarebbe poco rispettoso, essendo il gioco molto corto, ma forse è proprio questo il punto di forza principale di Virginia: il titolo di Stale Entertainment si presenta come una sorta di “rottura” tra la barriera che esiste tra videogioco e mondo cinematografico.
L’opera riesce, difatti, in due ore, a coinvolgere perfettamente ed emotivamente il giocatore in una storia molto intrigante ed articolata, con una morale non banale.
Definendolo come “rottura” tra la barriera che esiste tra videogioco e mondo cinematografico, si potrebbe pensare che Virginia possa essere paragonato a titoli come Heavy Rain o Until Dawn per quanto concerne tipologia di gioco e modalità di gioco: mentre la prima tipologia può avere un riscontro (a tutti gli effetti Virginia è un’avventura grafica), non ricalca in alcun modo le modalità di gioco dei due prodotti sopracitati. Questo perché Stale Entertainment ha optato per una scelta ancora più rischiosa, ovvero creare una sorta di film in cui il giocatore avesse solamente il minimo controllo dell’accaduto: il giusto per permettere alla Tarver di muoversi nell’ambiente e selezionare gli oggetti che fanno proseguire il gioco, opportunamente indicati con un puntatore. Il resto è tutto da vedere.
Seguire attentamente
Leggere. Molto poco. Perché Virginia è completamente privo di dialoghi: è un’avventura muta. È questo è un altro fattore, a nostro parere, molto accattivante per il gioco, perché permette di far immaginare ai giocatori quello che i personaggi si stiano dicendo in un determinato momento, creando così una sorta di “propria storia”.
Comparto tecnico e conclusioni
Sotto il punto di vista grafico, Stale Entertainment ha scelto di sviluppare la propria opera con l’ausilio del motore grafico Unity, adoperando una grafica estremamente semplice, minimale ma assolutamente efficace nel combinarsi con la trama del gioco.
Tecnicamente parlando, invece, Virginia pecca di un calo di frame-rate in una zona specifica del gioco (non sostanziale, però c’è) e di un movimento di Anne Tarver che sembra fin troppo collocato su degli assi cartesiani. Detta in altre parole: il movimento sembra irrealistico.
Ottima invece, nel suo complesso, la soundtrack, che si abbina perfettamente alle scene del gioco.
Virginia, nel complesso, è un azzardo riuscito: sono ormai rarissimi prodotti videoludici che tentano di strizzare l’occhio al mondo del cinema in un modo così audace (riuscendoci).
Il modo in cui poi sono state montate le scene, contornate da numerosi flashforward/back e i numerosi riferimenti ad alcune serie tv o film, aiuta a rendere il tutto molto particolare.