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Recensione Viewfinder

di: Luca Saati

Ridefinire la realtà, distruggere e creare. Il tutto armato solo di una polaroid e di una manciata di fotografie. Detto così sembra tutto strano, ma se nell’ultimo anno avete sentito parlare di Viewfinder sapete benissimo a cosa ci riferiamo. Per quelli più distratti invece vi basti sapere che si tratta dell’opera prima di Sad Owl Studios disponibile da oggi su Playstation appartenente al genere dei puzzle game in prima persona che ruota tutto attorno alle suggestioni visive e giochi di prospettiva sfruttando delle fotografie.

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Un gatto nel gioco

La storia di Viewfinder ruota tutto attorno a un’esperienza di realtà virtuale che il protagonista vive nel tentativo di trovare una soluzione al male che affligge il mondo. Il mondo esterno infatti è senza ossigeno per motivi a noi sconosciuti e le persone si sono rifugiate in casa e nei moduli VR per ricordare che aspetto ha il mondo lì fuori.

Entrati nella realtà virtuale troviamo a farci compagnia CAIT, un’intelligenza artificiale dalle sembianze di un gatto che fa da narratore e vi guida nel corso dei cinque capitoli in cui si suddivide il racconto che vi terrà impegnati non più di cinque ore a voler essere generosi. Una storia, quella di Viewfinder, fatta di suggestioni, di quel detto non detto tipico del genere, in cui si tenta di ricollegare i pezzi tramite i collezionabili come gli audio da ascoltare o le note da leggere. Non indugiamo oltre sulla storia dell’opera prima di SOS oltre a dire che alla fine si rivela essere un pretesto più che piacevole per risolvere uno dopo l’altro i tanti enigmi.

Novelli fotografi

Come detto più sopra, Viewfinder è suddiviso in cinque capitoli, ognuno con i suoi livelli a cui accedervi tramite dei terminali che fungono da teletrasporto. Ogni livello richiede semplicemente di arrivare all’altro teletrasporto per uscire e raggiungere così il livello successivo. Si gioca con le fotografie e le prospettive: se una piattaforma non è accessibile magari conviene scattare una foto a una qualsiasi superfice e piazzarla in modo tale da creare un ponte; il teletrasporto è piazzato a faccia in giù, basta scattargli una foto e piazzarlo nel verso giusto; o fotocopiare la foto di una batteria per ottenerne il numero richiesto per attivare il meccanismo e avanzare. Questi sono solo alcuni degli esempi più comuni e semplici proposti dal gioco, ma via via che si procede le cose si fanno ben più interessanti richiedendo la giusta dose di fantasia senza mai risultare troppo ostici (almeno per chi vi sta scrivendo).

La progressione è ben calibrata: sulle prime è il gioco a guidarvi e insegnarvi per certi versi come ragionare mettendovi a disposizione le foto per avanzare, o dei quadri da comporre piazzandovi nella giusta posizione così da fargli prendere vita. Le cose iniziano a farsi molto più interessanti quando si entra in possesso della già citata polaroid che apre un ventaglio di possibilità ben più ampio rispetto a quello più diretto dei primi livelli, ma preferiamo restare sul vago per non rovinarvi il gusto di scoprire le cose.

Il vero problema di Viewfinder è quello che colpisce un po’ tutti i giochi appartenenti a questo genere, ovvero esaurire l’effetto novità e arrivare un po’ stanco sul finale. Il gioco si impegna nel cercare di proporre sempre soluzioni nuove e brillanti, ma, complice anche un basso livello di sfida, non riesce sempre a tenere lontano lo spettro della ripetitività. La sensazione è che a un certo punto sembri mancare un po’ di coraggio ai ragazzi di Sad Owl Studios e che non abbiano voluto spingersi oltre un meccanismo ben rodato. Davvero un peccato perché il livello finale ci ha entusiasmato e ne avremmo voluti di più con quell’impostazione.

Infine un plauso va fatto allo stile artistico caratterizzato da dei colori pastello che vanno in contrasto con il bianco e nero delle foto scattate con la polaroid. Progredendo si sbloccano nuovi filtri per le foto creando dei contrasti sempre molto interessanti da un punto di vista visivo.

Commento finale

Buona la prima per Sad Owl Studios. La mancanza di coraggio e di voler andare ben oltre delle meccaniche di gioco che a un certo punto risultano ben rodate è ciò che impedisce a Viewfinder di raggiungere vette di eccellenza che probabilmente avrebbe meritato. Viewfinder si accontenta solo di essere un puzzle game brillante e niente di più.