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Recensione Vertigo 2

di: Simone Cantini

Dopo il prevedibile avvio a scoppio ritardato, con il mercato caratterizzato dalla presenza di simpatiche tech demo (per quanto a pagamento) piuttosto che da produzioni degne di questo nome, il settore del gaming VR sembra oramai aver trovato la quadra. Non sono difatti più mosche bianche i titoli in grado di proporre esperienze corpose e stratificate che, sebbene non certo in grado di reggere senza sforzi il confronto con i big tradizionali, riescono ad andare oltre il mero compitino: titoli come Half Life: Alyx, Synapse o The Walking Dead: Saints & Sinner, sono lampanti esempi di questo discorso. Produzioni complete a 360°, che riescono a calare all’interno degli headset virtuali dei contesti di gameplay ben più profondi e ricchi di quanto si potesse pensare. Un nutrito numero di esponenti, ai quali si è da poco aggiunta la versione per PSVR2 di Vertigo 2.

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In viaggio verso casa

Il mio rapporto con Vertigo 2 non è certo stato idilliaco, come dimostrano anche i rinvii subiti dalla produzione firmata Zulubo Productions. Nonostante abbia ricevuto il codice review prima del lancio previsto per lo scorso dicembre, mi sono trovato costretto ad interrompere bruscamente il test, a causa dei numerosi problemi che affliggevano la versione che avrebbe dovuto debuttare nei negozi prima di Natale. Su invito del publisher, pertanto, mi è stato suggerito di riprendere la disamina dopo il rilascio della prevedibile patch correttiva, update che ha visto spostare la finestra di lancio ufficiale ad una manciata di giorni fa. Devo subito togliermi il cappello al cospetto del lavoro svolto dal team, che ha preferito prendersi del tempo per rifinire il tutto prima di intascare i soldi dei giocatori, una pratica non certo usuale nel mercato attuale, come dimostrano numero esempi neppure troppo lontani nel tempo (sì, dico a te versione old gen di Cyberpunk 2077).

Ed alla fine sono riuscito a godermi senza troppi patemi l’avventura narrata in Vertigo 2 che, come lascia supporre il numero presente nel titolo, non è altro che la diretta continuazione di quanto visto nel capitolo precedente. Ci troveremo, difatti, a muovere i primi passi subito dopo il termine delle vicende narrate qualche anno fa, tornando a vestire i panni della nostra sventurata protagonista, finita prigioniera in un altro universo e desiderosa di tornare nel proprio mondo. Un compito non certo semplice da portare a termine, dato che la strada verso la libertà sarà costellata di personaggi e situazioni completamente fuori di testa che, tra ciarlieri e golosi alieni dediti allo strimpellamento di una sorta di liuto, sette robotiche, metalliche forze proletarie e giganteschi mostri marini assai voraci, faranno di tutto per metterci i bastoni tra le ruote. Un’odissea spalmata lungo una decina abbondante di ore, in cui varietà di luoghi e situazioni saranno all’ordine del giorno, ma su cui regnerà sempre uno spiccato umorismo di fondo, grazie proprio al bizzarro cast di comprimari con cui andremo ad intrecciare il nostro cammino.

Ce ne è per tutti

Se non ci si annoia a gironzolare in lungo ed in largo all’interno del vastissimo mondo di Vertigo 2, il merito non è da ritrovare unicamente all’interno della sua spassosa narrazione, ma bisogna volgere lo sguardo anche al suo riuscitissimo gameplay. Che poi, in definitiva, è quello di un FPS che strizza l’occhio sotto alcuni aspetti al mitico Half Life, prevalentemente per quanto concerne l’uso massiccio della fisica. Fiore all’occhiello della produzione, comunque, è anche il corposo e variegato set di armi che avremo a nostra disposizione, ovviamente potenziabili in vari aspetti per mezzo di alcune preziose valigette nascoste negli stage. L’armamentario spazierà da classici revolver, a letali shotgun, passando per carnose protuberanze aliene in grado di lanciare sfere esplosive. Ognuna di esse avrà il proprio raggio d’azione, oltre al proprio peculiare meccanismo di ricarica, che ci richiederà di agire attivamente tanto sull’inserimento del nuovo caricatore che sull’innesco vero e proprio.

Immersione pare essere la parola chiave di Vertigo 2, che richiederà al giocatore di compiere attivamente gran parte delle azioni che, nei videogiochi flat, vengono risolte in maniera automatica. Un pensiero non può che andare al peculiare meccanismo di cura, che ci vedrà intenti a conficcarci addosso delle futuristiche siringhe. È però il world building a costituire un ulteriore punto di forza del titolo Zulubo, grazie ad una varietà davvero invidiabile, che ci porterà ad esplorare biomi e situazioni sempre diverse tra di loro, oltre che caratterizzate da un tasso di sfida mai banale anche a livello standard, sia per quanto concerne i combattimenti canonici che le varie boss fight. Tutto funziona e diverte a dovere, complice anche una durata non certo esigua, ma bisogna comunque riconoscere come non manchino alcune piccole magagne, che allo stato attuale non sono ancora state risolte dai vari e numerosi update rilasciati.

Per quanto lontano anni luce dagli scricchiolii pre patch, Vertigo 2 risulta ancora alquanto grezzo in alcuni aspetti, soprattutto per quanto riguarda le varie compenetrazioni dei nostri arti, che in determinati frangenti riescono ad incastrarsi in modo assai innaturale nell’ambiente (soprattutto negli ascensori). Non mancano anche alcuni crash occasionali o checkpoint che non ripartono correttamente e che hanno richiesto il riavvio dal salvataggio automatico precedente. L’aspetto più fastidioso, però, per quanto limitato ad alcuni momenti precisi dell’azione, è da ritrovare nelle varie sezioni a bordo di piattaforme mobili (torrette, zattere ed altro), in cui il nostro personaggio non asseconderà il movimento del pavimento su cui si trova, mantenendo lo sguardo fisso in avanti, situazione che ci costringerà di continuo a girarlo fisicamente tramite lo stick del controller. Sembra una sciocchezza, ma vi assicuro che si tratta di un aspetto davvero fastidioso. Tolto questi aspetti, comunque, tutto fila liscio senza troppi intoppi e mi auguro che il team riesca a porre rimedio poco alla volta al tutto, così da rendere l’esperienza fluida a 360°.

I no spik italiano

Sul fronte tecnico, Vertigo 2 non rappresenta certo l’esperienza più mastodontica in chiave VR, a causa di un colpo d’occhio sicuramente piacevole ma che, ad un’analisi più attenta, risulta meno sconvolgente di quanto possa sembrare. Il titolo alterna ambienti ben definiti e ricchi ad altri decisamente più sottotono, così come di alti e bassi vivano i vari personaggi che incontreremo. Anche l’effettistica si barcamena tra elementi degni di nota ad altri davvero più dimessi, così come la modellazione generale patisce l’assenza del supporto al foveated rendering (il tutto dovuto ad una versione di Unity un po’ obsoleta, come confermato dal team in post su X), situazione che rende la pulizia e la qualità dell’immagine più sacrificata del solito. A tal proposito basta prendere ad esempio una produzione come Red Matter 2 per accorgersi dell’abisso che intercorre tra i due titoli, nonostante la differenza di elementi in campo. Buono il comparto sonoro, che può vantare un doppiaggio in lingua inglese più che discreto a cui, però, si accompagna una sottotitolatura che non comprende la nostra lingua.

La versione PSVR2 di Vertigo 2 ha rischiato di cadere rovinosamente a pochi passi dal traguardo, ma grazie ad un provvidenziale rinvio i ragazzi di Zulubo Productions sono riusciti a regalare al visore Sony un’avventura in prima persona divertente e sfaccettata. Quello che ci troviamo davanti, difatti, è un titolo longevo ed appagante, che può contare su di un ritmo davvero invidiabile e di una struttura ludica degna delle migliori esperienza flat. Certo, il codice non è ancora esente da qualche magagna ed è evidente come qualche limatura ulteriore sia quanto mai benvenuta, ma nonostante tutto l’esperienza complessiva è risultata davvero interessante ed appagante. Un titolo sicuramente da provare e che, nonostante qualche difetto, merita di far parte della collezione di ciascun possessore di PSVR2.