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Recensione Urban Trial Playground

di: Simone Cantini

Dopo aver imperversato praticamente ovunque, sia in casa che in mobilità, i ragazzi di Tate hanno visto bene di scegliere Nintendo Switch come piattaforma di riferimento esclusiva per il loro ultimo lavoro. Stiamo parlando di Urban Trial Playground, freschissima installazione del loro brand di punta, che mira a portare i racing su rotaia, basati sulla fisica, anche sull’ibrida della casa di Kyoto. Vediamo insieme come è andata.

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Corri, salta, cadi

Si corre e si salta in Urban Trial Playground, senza che vi sia un reale motivo in grado di andare oltre la semplice voglia di esibirsi in spettacolari, quanto sin troppo spesso rovinose, evoluzioni. Niente, difatti, funge da collante tra le 55 gare che saremo chiamati ad affrontare, durante le quali non dovremo fare altro che preoccuparci, a seconda della tipologia, del tempo, dell’indicatore del punteggio e del numero di cadute. Lo schema ludico è quello tipico che abbiamo imparato ad apprezzare negli anni, e che ha nella quasi omonima produzione Redlynx il suo esponente più celebre: guideremo la nostra moto in linea retta, lungo acrobatici percorsi simili a binari, in cui seppur sarà impossibile uscire di pista, dovremo curarci di gestire l’equilibrio del nostro dinoccolato pilota oltre che, ovviamente, del mezzo. Seppur semplice come concetto, il fatto che tutto sia gestito da un accurato motore fisico in grado di riprodurre le varie sollecitazioni, renderà non sempre idilliaco l’incedere, anche in virtù della presenza di numerose rampe e dislivelli in grado di trasformare i percorsi in pirotecnici set acrobatici. Saranno questi i reali protagonisti di Urban Trial Playground che, pur non raggiungendo la spettacolarità e complessità dell’omologa produzione targata Ubisoft, si attestano su livelli progettuali più che discreti, oltre che capaci di costituire una sfida davvero impegnativa qualora si decida di recuperare tutte le stelle bonus nascoste al loro interno, superare le sfide opzionali presenti, oppure raggiungere la vetta delle classifiche online. Oltre alla gloria personale, giocare bene ci consentirà di incamerare un certo numero di crediti, che potranno essere utilizzati sia per potenziare ed ampliare il nostro parco motorizzato, sia per acquistare personalizzazioni estetiche per il nostro avatar. Si tratta, in verità, di un campionario un po’ troppo ristretto per rappresentare un’aggiunta di spessore, ma fa comunque piacere il suo inserimento.

Confezione rovinata

Quanto detto in merito alle opzioni di customizzazione rappresenta un po’ il difetto più grande di Urban Trial Playground che, se è vero che non presta il fianco a critiche per quanto riguarda il puro gameplay, di sicuro non brilla in merito alla confezione generale. La produzione Tate, difatti, si presenta in maniera decisamente spartana per quanto concerne tutti gli elementi di contorno che, se è vero non vadano ad impattare sulla bontà ludica, finiscono per conferire all’insieme un’aria un po’ trasandata. Sia che si parli di menu, di opzioni, ma anche solo del modo in cui è possibile interrogare le classifiche (ovvero solo al termine di una gara), l’idea di trovarsi al cospetto di una produzione a cui avrebbe sicuramente giovato un po’ di rifinitura ulteriore è molto forte. E questo è avvertibile in maniera fortissima anche scegliendo di gareggiare in multiplayer (purtroppo disponibile solo in locale): qualunque sia la modalità scelta, tra le due disponibili, una volta terminata la sessione non viene mostrata alcuna schermata riepilogativa dell’eventuale torneo, così che a meno di aver tenuto a mente gli esiti delle varie gare risulta impossibile capire chi sia il vincitore, visto che si viene bruscamente sbattuti al menu principale. Strano, sempre parlando di multiplayer, come il team non abbia inoltre pensato di accompagnare alle due modalità disponibili, la prova a tempo e l’inseguimento, anche una serie di gare basate sulle evoluzioni. Un piccolo neo che va a corroborare quanto scritto prima sulla rifinitura generale. Di tutta altra pasta, fortunatamente, il quadro tecnico complessivo, capace di offrire un colpo d’occhio decisamente soddisfacente e solido, anche se la scelta di ambientare il tutto nell’assolata California ha finito per appiattire un po’ la varietà scenografica. Ovvio, però, come in questo caso si tratti di una valutazione puramente soggettiva.

Il debutto di Tate su Nintendo Switch, pur con i suoi alti e bassi, non può certo considerarsi negativo, visto che Urban Trial Playground finisce per presentare ai possessori della console nipponica un’esperienza acrobatica solida e divertente. Il core gameplay, per quanto non certo originale, funziona alla grande e riesce a proporre una sfida graduale e sfaccettata. Dispiace solo per quegli evidenti scivoloni in fase di rifinitura che, fossero stati meno marcati, avrebbero finito per incidere in maniera decisamente più marginale sulla valutazione finale.