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Recensione Unplugged: Air Guitar

di: Simone Cantini

Il mondo si divide in due categorie distinte di persone: chi ha finto almeno una volta di suonare una chitarra immaginaria, e chi mente. Inutile vergognarsi, dato che, In fondo, quello degli air guitarist è un fenomeno oramai sdoganato da anni, con tanto di campionato ufficiale ed eventi di richiamo assoluto. E questa voglia di sentirsi musicisti, anche solo per una manciata di minuti, senza neppure conoscere una singola nota, non poteva restare lontana dal mondo del gaming, con produzioni come Guitar Hero, Rock Band e Rocksmith che sono là a dimostrarlo. L’essenza del chitarrismo virtuale, però, esula dall’imbracciare un qualsiasi strumento, sia esso posticcio, e si basa soltanto sull’attitudine da rocker dell’utilizzatore, a cui va ad accompagnarsi una buona dose di fantasia. Che poi è quello che è riuscito a fare efficacemente Unplugged: Air Guitar.

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Rock and roll, baby!

Chi meglio di un rocker consumato può insegnare a chiunque a diventare un virtuoso delle sei corde più elettriche del circondario? Ed è proprio questo il ruolo che avrà Satchel, il chitarrista degli Steel Panther, nostro mentore virtuale che, una volta presa vita come per magia all’interno di un vecchio poster, si dimostrerà prodigo di consigli nei nostri confronti, sino a spingerci ad imbracciare per la prima volta il nostro fidato strumento, per poi salire finalmente sul palco di uno scalcinato pub di periferia. Il primo tassello di un viaggio assai più lungo che, brano dopo brano e tecnica dopo tecnica, ci permetterà di mettere in mostra la nostra bravura in location sempre differenti, con l’obiettivo di raccogliere il doveroso tributo del pubblico paganti. Unplugged: Air Guitar inizia così, dopo un rapido tutorial utile ad illustrare le meccaniche di gioco di base, solo per poi aprirci il core del suo gameplay che, seppur privo di una campagna vera e propria, in virtù del suo ampliare gradualmente il gameplay, è caratterizzato da un discreto senso di progressione. All’inizio avremo a disposizione solo una manciata risicata di brani, suddivisi in svariati gruppi di album, che dovremo affrontare sia per impratichirsi con il sistema di controllo (assai intuitivo per motivi che vedremo a breve), sia per poter sbloccare le nuove canzoni che, una volta giunti al termine, supereranno le quattro decine. Non certo in grado di rivaleggiare con le tracklist sconfinate dei titoli citati in apertura, l’offerta sonora di Unplugged: Air Guitar è comunque intrigante ed in grado di soddisfare gli amanti del rock, grazie a brani di band come Clash, Garbage, Offspring, Rush e molti altri, così da dare vita ad una scaletta d’impatto e trascinante. Sarà questa la discriminante principale che ci spingerà a proseguire nel gioco, a cui va ad aggiungersi la possibilità di sbloccare nuove chitarre e nuovi plettri, oltre che competere per la scalata delle classifiche online.

Mamma guarda, sono un rocker!

I meccanismi ludici che regolano Unplugged: Air Guitar sono davvero semplici ed intuitivi: non dovremo fare altro che impugnare la nostra chitarra virtuale, ovviamente per mezzo dei due controller, per poi lanciarci nella mischia ed imitare lo strumming di un vero chitarrista. La mano sinistra (a meno di non impostare la modalità per mancini) sarà utilizzata per le plettrate, mentre la destra avrà il compito di muoversi attraverso le quattro sezioni in cui è diviso il manico dello strumento, lungo le quali andranno a scorrere gli accordi che dovremo colpire con il giusto tempismo. A seconda della loro composizione sarà necessario utilizzare i due dorsali del controller, oppure uno soltanto, magari abbinandoli ad uno slide, un hammer-on o un pull-off, tutti meccanismi che ci verranno, come detto, introdotti gradualmente mentre giocheremo. Insomma, proprio come se fossimo dei veri air guitarisist. Il tutto presenta una buona scalabilità, data la possibilità di beneficiare di tre distinti livelli di difficoltà, a cui si aggiunge l’immancabile modalità pratica, indispensabile per scendere a patti con i brani più complessi (che ci saranno, state tranquilli). Inutile dire che, data la semplicità del gameplay, il livello di soddisfazione ed immedesimazione è quanto mai elevati, complice anche la buonissima interazione garantita dal PSVR2. Confesso che, pur essendo un musicista (per quanto amatoriale), non sono mancati i momenti di pura esaltazione, che mi hanno visto scapellare come un forsennato sulle note di The Kids Aren’t Alright degli Offspring. Insomma, sotto questo punto di vista il titolo fa perfettamente centro. A voler essere pignoli si potrebbe rimproverare l’assenza di qualche modalità di gioco aggiuntiva, ma visto il prezzo comunque contenuto del lotto, e l’idea che sta alla base del gioco, ci possiamo ritenere decisamente soddisfatti. Minimale l’impatto grafico, comunque gradevole e pulito, con la sola presenza di Satchel che vanta un live acting in carne ed ossa, con voice over rigorosamente in lingua originale. Poco importa, comunque, dato che le poche informazioni testuali sono comunque tradotte nella nostra lingua, ma tanto quel che conta è la musica.

Unplugged: Air Guitar funziona incredibilmente bene e, sebbene non certo in grado di rivaleggiare con i brand storici del genere, sia per quantità che varietà dell’offerta, è risultato essere un prodotto davvero ben confezionato e, soprattutto, dannatamente immersivo e divertente. Capace di assecondare un atavico bisogno capace di annidarsi in ognuno di noi, la produzione Vertigo Games riuscirà facilmente a tirare fuori la rockstar che è in noi e, sebbene il palco su cui ci esibiremo sarà soltanto virtuale, è innegabile come il senso di soddisfazione offerto sia quanto mai palpabile e assuefacente.