Recensione Unknown 9: Awakening
di: Luca SaatiChe qualcosa sia andato storto con lo sviluppo di Unknown 9: Awakening lo si intuisce andando un po’ a ritroso con le news sull’opera prima di Reflector Entertainment. Annunciato alla Gamescom del 2020, Unknown 9: Awakening doveva rappresentare il primo tassello di un progetto transmediale che si espandeva con un romanzo, un fumetto e addirittura un podcast.
Prodotti indipendenti, ma vissuti nel loro insieme dovevano formare una narrazione ad ampio respiro su un universo narrativo così ambizioso da spingere la stessa Bandai Namco ad annunciare l’acquisizione dello studio dopo neanche un mese dalla fiera di Colonia.
Sulla carta sembrava tutto promettente, ma se il primo tassello di questo progetto da che doveva uscire nel 2021 me lo fai uscire con tre anni di ritardo, è chiaro come l’interesse vada a scemare e sfido a trovare qualcuno ad essersi interessato a tutte queste opere nella lunga attesa di tre anni (quattro se prendo come riferimento il giorno in cui è stato annunciato tutto). Ma l’interessa alla fine lo si può creare quando si ha un prodotto valido tra le mani, ma se il buongiorno si vede dal mattino con Unknown 9: Awakening non c’è molto da sperare.
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I 9 Ignoti
I 9 Ignoti che danno il nome al gioco sono un gruppo di immortali che da sempre hanno vigilato sull’umanità e fanno parte di un’antichissima civiltà che è scomparsa lasciandosi alle spalle rovine dimenticate e un immenso bagaglio di conoscenza.
Haroona, una ragazza indiana interpretata dall’attrice Anya Chalotra (Yennifer della serie Netflix di The Witcher), è stata addestrata da una donna di nome Reika nella arti dei Quaestor, persone che sono in grado di entrare nel Rovescio, un luogo pericoloso e accessibile solo a pochi eletti in cui si dice che al suo interno vi sia un archivio di tutta la storia umana. Dal Rovescio hanno origine le abilità di Haroona che le consentono di interagire con l’Am, una sorta di energia che costituisce ogni cosa del mondo e che ha un legame con i 9 Ignoti.
Il cammino della protagonista di Unknown 9: Awakening si incrocia con due società segrete che hanno lo scopo di trovare i 9 Ignoti: gli Ascendenti e la Leap Year Society. La prima vuole impadronirsi del potere di questa antichissima civiltà a ogni costo per i suoi scopi militari, mentre la seconda vuole studiarli per condividere quella conoscenza con il mondo intero per favorire l’evoluzione dell’umanità.
L’opera di Reflelctor Entertainment segue Haroona in un viaggio ai quattro angoli del globo. Per quanto le premesse e l’universo narrativo siano intriganti, la storia di Unknown 9: Awakening fatica a decollare per vari motivi. Innanzitutto il canovaccio segue uno schema molto tradizionale con il classico potere antico conteso tra due società segrete contrapposte che rappresentano il bene e il male. Un qualcosa che mi ha ricordato molto da vicino la lotta tra Templari e Assassini per i segreti della Prima Civilizzazione di Assassin’s Creed e non mi stupisce che il fondatore di Reflector e creatore di questo universo, Alexandre Amancio, abbia nel proprio curriculum in veste di sceneggiatore proprio un paio di capitoli della saga di Ubisoft. Ad Unknown 9: Awakening manca però la forza e il fascino che ha fatto la fortuna di Assassin’s Creed.
L’altro problema sono i personaggi, che non vantano chissà quale caratterizzazione a partire proprio dalla protagonista, e dei plot twist piuttosto prevedibili e incapaci di dare un po’ di brio a un racconto davvero inconsistente. A peggiorare ulteriormente la situazione ci sono delle scene d’intermezzo di scarsa qualità caratterizzate da personaggi inespressivi a causa di animazioni facciali per niente all’altezza degli standard odierni e da una messa in scena generale tutt’altro che spettacolare con addirittura alcune sequenze che mi hanno dato la sensazione di essere state troncate di netto come l’esplosione di un ponte che improvvisamente è stata tagliata mostrandone direttamente le conseguenze. Insomma Unknown 9: Awakening fallisce nel suo obiettivo di catturare il giocatore con la sua narrativa e quella che è un’avventura della durata scarsa di 10 ore mi è sembrata un’agonia lunga quasi il doppio.
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Un brusco risveglio
Unknown 9: Awakening è un’avventura lineare sulla falsariga di Uncharted e Tomb Raider. I livelli sono lunghi corridoi con giusto qualche diramazione qua e là in cui si nascondono i vari collezionabili. A farla da padrone per la maggior parte dell’avventura sono i combattimenti che vengono alternati a qualche fase platform e sporadici puzzle ambientali.
Quest’ultimi sono e legati a doppio filo al Rovescio con la protagonista che entra nella dimensione parallela per far confluire l’energia e aprire le porte. I puzzle nella sostanza sono molto semplici e non sfruttano a dovere la dinamica della dimensione parallela che con un po’ di fantasia avrebbe potuto regalare enigmi decisamente più complessi e variegati. Il platforming è praticamente impossibile da sbagliare con la protagonista che non può cadere nello scenario a causa dei muri invisibili. Inoltre un grosso errore da parte degli sviluppatori è stato infatti quello di affibbiare lo stesso tasto del controller sia alla schivata che al salto e spesso mi è capitato di assistere a momenti in cui la protagonista non saltava su una piattaforma solo perché non era posizionata nel punto giusto dello scenario.
La parte più action si suddivide tra combattimenti corpo a corpo e fasi furtive. In entrambi i casi sono fondamentali i poteri di Haroona. Nelle fasi stealth si può sfruttare il potere dell’invisibilità che consuma la barra di Am indicata dall’interfaccia su schermo, oltre alla possibilità di nascondersi nell’erba alta per non farsi vedere dai nemici. Inizialmente queste fasi sono molto classiche con la possibilità di nascondersi sfruttando l’invisibilità e gli elementi dello scenario per arrivare alle spalle dei nemici e metterli KO. Basta avanzare un po’ nella stori per rendere le cose più interessanti con gli avamposti nemici armati di radar capaci di individuare Haroona anche da invisibile facendo scattare l’allarme e più avanti le trappole si fanno più avanzate. In tal senso diventa importante il potere dell’Attraversamento che consente alla protagonista impossessarsi temporaneamente del corpo di un nemico così da distruggere i meccanismi che fanno funzionare le trappole o attaccare gli altri nemici senza far scattare l’allarme. Devo dire che le parti stealth sono sicuramente le più riuscite dell’intera produzione grazie a un’ottima progressione che rende queste fasi via via sempre più interessanti tra nemici d’elité che non si possono stendere senza aver sbloccato l’apposita abilità nello skill tree e dispositivi che bloccano l’attraversamento.
In combattimento ci si limita a prendere a pugni i nemici e per tutta l’avventura mi sono domandato perché non dotare la protagonista di un’arma in cui infondere i suoi poteri in grado di restituire un senso di unicità e anche eleganza a queste fasi. Haroona mi è sempre sembrata sgraziata e poco affine a questo tipo di lotta, e non aiuta in tal senso un comparto animazioni che risulta poco fluido e decisamente legnoso. Anche durante il combattimento la meccanica dell’attraversamento svolge una funzione fondamentale con la possibilità di scagliare i nemici gli uni contro gli altri. Inoltre più avanti è possibile usare l’Am per degli attacchi che, in pieno stile Kratos negli ultimi due God of War, stordiscono i nemici rendendoli vulnerabili a un attacco speciale attivabile con la pressione della levetta analogica destra a patto sempre di essere posizionato correttamente rispetto ai nemici e di non mandare il gioco in tilt con il lock-in attivabile con il medesimo tasto. Haroona può anche usare delle abilità telecinetiche per respingere o attirare verso di sé i nemici con tanto di possibilità di farli scontrare con elementi dello scenario come esplosivi, contenitori di veleno e liquido infiammabile per recare loro ulteriori danni. Per difendersi invece sono presenti uno scudo e una schivata che, se attivati con il giusto tempismo, rendono vulnerabili per un istante i nemici. La schivata tuttavia è poco efficace nella sua forma base, mentre va meglio con la sua versione potenziata sbloccabile nello skill tree.
Insomma il combattimento è una nota dolente dell’opera di Reflector Entertainment risultando goffo e poco divertente. Alcune idee basate sui poteri e sul legame con l’Am erano interessanti, ma la realizzazione generale lascia molto a desiderare complice anche una scarsa varietà dei nemici e delle boss fight molto deludenti. Neppure con lo sblocco di nuova abilità la situazione migliora, anzi a un certo punto Haroona diventa talmente potente da sbaragliare in men che non si dica qualsiasi minaccia. A proposito di albero delle abilità, questo si suddivide in tre parti dedicate rispettivamente alla furtività, al combattimento e alle abilità magiche. Per ottenere i punti spendibili nello skill tree il gioco sprona a esplorare l’ambiente alla ricerca delle anomalie, ognuna delle quali conferisce un punto. Non ho avuto particolari difficoltà a trovarle quasi tutte arrivando alla fine del gioco con l’albero delle abilità quasi completo.
Vecchio di una generazione
Ho già citato le animazioni carenti di Unknown 9: Awakening e purtroppo a livello tecnico i problemi non finiscono qui. Innanzitutto il gioco risulta poco rifinito con bug sparsi qua e la con alcuni che mi hanno obbligato a ripartire da un checkpoint. Come se non bastasse è proprio tutto il comparto visivo che sa di vecchio e per niente all’altezza degli standard odierni. Ed è un grande peccato perché a livello artistico si intuisce che il gioco ha un certo potenziale, ma graficamente non rende giustizia al lavoro dei suoi artisti. La colonna sonora è anonima, mentre è buono il doppiaggio in italiano peccato sia spesso fuori sincrono con il labiale dei personaggi.
La forza non si è risvegliata
Unknown 9: Awakening ragiona come un tripla A ma senza averne le risorse che caratterizzano le produzioni ad alto budget. L’opera prima di Reflector Entertainment è un disastro in ogni sua componente: la narrazione è fiacca nonostante un universo intrigante; il gameplay, ad eccezione di fasi stealth godibili, è goffo e noioso; il comparto tecnico è un disastro.