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Recensione Uncharted 4: Fine di un Ladro

di: Luca Saati

Sono poche le case di sviluppo che riescono a trasmettere una tale fiducia nei giocatori da spingerli a comprare i loro titoli al day one a prescindere da qualsiasi cosa. Tra queste software house troviamo sicuramente Naughty Dog che con gli anni ha vissuto un processo di maturazione che ha dell’incredibile. I toni scanzonati di Crash Bandicoot e di Jak & Daxter ce li ricordiamo tutti (e tutt’ora siamo qui a sperare in un loro ritorno), con PS3 però deve essere scattato qualcosa in loro, quel qualcosa che gli ha permesso di dare vita a due delle serie che sono ormai diventate sinonimo di Playstation. Ovviamente ci riferiamo a The Last of Us e Uncharted. Per la prima serie potremo spendere tante di quelle parole che preferiamo rimandare il tutto quando ci sarà un secondo capitolo (perchè ci sarà, vero Naughty Dog?), mentre per Nathan Drake e soci è arrivato il momento di farci vivere una nuova e (probabilmente) ultimissima avventura. Uncharted 4: Fine di un Ladro è finalmente arrivato nei negozi con un carico di aspettative enormi, PS4 sta facendo una gran fatica dal punto di vista delle esclusive first party e al nuovo videogioco di Naughty Dog spetta l’arduo compito di colmare questo grosso gap riuscendo allo stesso tempo di appagare l’hype che si è portato dietro sin dal suo annuncio. Missione riuscita?

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Sic Parvis Magna

Sono passati degli anni dalla scoperta di Ubar, l’atlantide del deserto di Uncharted 3: L’Inganno di Drake. Nate ha abbandonato la vita del cacciatore di tesori fatta di rischi e pericoli, ha messo la testa a posto, ha sposato la bella Elena Fisher e svolge una normalissima vita. Fa molto strano vederlo all’inizio del gioco discutere con la sua dolce metà su chi debba lavare i piatti con conseguente scommessa che preferiamo non svelarvi ma che farà scendere una lacrima a qualche nostalgico fan. Tutto procede liscio come l’olio fino a quando Sam Drake, fratello maggiore creduto morto fino ad allora, chiede l’aiuto del nostro eroe per guadagnarsi la libertà tornando sulla ricerca di un antico tesoro su cui i due stavano lavorando molti anni prima.

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Il rapporto tra Nate e Sam è uno dei perni su cui si basa la storia del gioco

Inizia così la caccia dei due fratelli Drake, e dell’immancabile Sully, al tesoro di Henry Avery, pirata inglese del XVII secolo che accumulò così tante ricchezze da diventare il più ricco della storia dopo aver saccheggiato nella zona del Madagascar le navi che partivano dall’India. L’attività di Avery però non passò inosservata tramutandolo in un vero e proprio nemico pubblico e costringendo i vari regni ad allearsi per mettere una ricchissima taglia sulla sua testa. Avery però scomparve nel nulla, la sua taglia non venne mai riscossa e il suo tesoro sparito insieme a lui. Nathan e soci non sono però gli unici cacciatori di tesori sulle tracce del pirata inglese, Rafe, Nadine e un esercito di mercenari infatti rappresentano un ostacolo non di poco conto che portano i nostri eroi a rischiare la vita in più di un’occasione. Rischi che creano un conflitto interiore in Nathan diviso tra la vita del cacciatore di tesori e la stabilità di cui vi parlavamo poco sopra insieme a Elena. Ci sono tante splendide scene che mettono in risalto questo aspetto del minore dei fratelli Drake mostrandoci qualcosa di inedito della sua caratterizzazione. Ovviamente viene messo anche in risalto il rapporto tra il protagonista e i vari personaggi, suo fratello in primis con diversi flashback che ce li mostrano in giovane età, senza dimenticarci di Elena e Sully. La storia ha un qualcosa di più intimo e personale rispetto a quanto visto in precedenza nella serie, ma si avverte anche una maggiore maturità pur mantenendo un tono più scanzonato in linea con il brand.

Il tutto è raccontato in 22 capitoli più prologo ed epilogo che vi terranno impegnati circa 15 ore (è l’Uncharted più longevo di sempre) diretti con grande maestria dai ragazzi californiani che hanno curato ogni aspetto, a partire dalla straordinaria recitazione degli attori, per poi passare alla regia delle sequenze animate fino ad arrivare al ritmo della narrazione stessa. Quest’ultimo trova un bilanciamento perfetto con tante sequenze calme ed esplorative dove i personaggi interagiscono tra loro con diversi dialoghi e altre sequenze al cardiopalma che per spettacolarità fanno impallidire quelle viste nei precedenti capitoli della serie. Da questo punto di vista possiamo considerare Uncharted 4: Fine di un Ladro una riuscitissima via di mezzo tra il primo e il secondo capitolo. Il titolo scorre via che è un piacere catturando ed emozionando il giocatore come solo pochi sono riusciti a fare in questa generazione di console.

La dura vita del cacciatore di tesori

Naughty Dog è riuscita con Uncharted 4: Fine di un Ladro a migliorare in ogni aspetto una formula di gioco che ha fatto grandi fortune con i precedenti capitoli. L’esperienza accumulata con The Last of Us deve aver aiutato tantissimo i ragazzi californiani nello sviluppo della quarta avventura di Nathan Drake. Questo lo si evince non solo nell’interfaccia molto pulita, ma anche nel ritmo della progressione e nella struttura stessa degli ambienti ora molto più aperti e su cui ci torneremo tra un attimo. Come detto poche righe più sopra, Uncharted 4: Fine di un Ladro presenta un perfetto bilanciamento tra fasi platform, esplorative e di combattimento.

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Il rampino offre varie possibilità sia in combattimento che durante le sequenze platform

Le prime vedono l’introduzione del rampino e del gancio da roccia. Il funzionamento di quest’ultimo è abbastanza simile a quello della piccozza nel reboot di Tomb Raider e permette a Nathan Drake di raggiungere appigli altrimenti impossibili da raggiungere durante la scalata di un muro. Il rampino invece offre diverse soluzioni, ci si può appendere da un dirupo, correre sui muri rimanendo attaccati alla corda, raggiungere piattaforme distanti, afferrare alcune casse dalla distanza e molto altro ancora. Queste due novità rendono le sequenze platform più dinamiche e varie rispetto a quanto visto nei precedenti episodi. Gli ambienti più aperti inoltre hanno reso più naturali queste sequenze platform in quanto spesso ci è capitato di trovare più di un modo per raggiungere una piattaforma, ad esempio potevamo affidarci al rampino o alla scalata del muro tramite gli appigli.

Le mappe più vaste inoltre spronano all’esplorazione visto che gli sviluppatori hanno riempito il gioco di oltre 100 collezionabili che vanno dai classici tesori fino a documenti che svelano alcuni retroscena sulla storia di Henry Avery e degli altri pirati. Per trovarli tutti c’è bisogno di esplorare ogni angolo degli ambienti. Spesso per farlo potete contare su alcuni mezzi come la jeep in Madagascar che permette di girare in lungo e in largo per la mappa anche per il solo piacere di farlo oltre che per i già citati collezionabili. In alcuni casi nella libera esplorazione ci siamo trovati anche dinanzi a scontri opzionali che potevamo tranquillamente evitare mettendo la retromarcia. Ben orchestrati anche i vari enigmi da risolvere consultando il diario di Drake. Preferiamo non anticiparvi nulla a riguardo, ci limitiamo a dirvi che siamo rimasti molto soddisfatti dalla loro costruzione.

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Quando Uncharted 4: Fine di un Ladro decide di mettere il turbo, le sequenze al cardiopalma non si fanno aspettare

Ad aver giovato più di tutti delle aree più grandi sono proprio i combattimenti che pongono maggiore enfasi sulla componente stealth. Nathan Drake può nascondersi nell’erba alta, sfruttare le coperture, arrampicarsi sui muri e anche utilizzare il rampino per aggirare i nemici e colpirli nel momento opportuno. Per non perdere mai le loro tracce è anche possibile marchiarli come abbiamo già visto negli ultimi esponenti della serie Far Cry o in Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Sulle teste degli avversari compare anche un indicatore che determina il loro grado di attenzione che si riempie una volta scoperti. Fatta eccezione per alcuni momenti in cui bisogna per forza mettere mano alle armi da fuoco con un gunplay solido e una buona varietà di armi, Uncharted 4: Fine di un Ladro offre una grande libertà al giocatore permettendo di scegliere come approcciare il combattimento. Possiamo ad esempio salire sulla jeep e provare ad investire chiunque si pari sul nostro cammino, eliminare tutti in modo silenzioso, salire in un punto sopraelevato e cecchinare ogni singolo nemico, fare il Rambo della situazione o anche evitare del tutto lo scontro aggirando gli avversari. Ammettiamo infatti di esserci lasciati in più di un’occasione un nutrito gruppo di nemici alle nostre spalle completamente ignari della nostra presenza. Una volta individuati è anche possibile far perdere le proprie tracce così da rivedere la strategia di attacco.

L’intelligenza artificiale si comporta molto bene, specie a livelli di difficoltà più alti. I nemici tendono ad utilizzare manovre per aggirare il protagonista (anche in questo caso grande merito degli ambienti più aperti) e le granate per stanarlo. Buona anche l’IA dei propri compagni che tende a collaborare durante gli scontri. A voler essere pignoli c’è qualche piccolissimo problema dei compagni come abbiamo visto in The Last of Us con Ellie che sembrava fare di tutto pur di farsi notare dai nemici. In Uncharted 4: Fine di un Ladro il problema è stato sensibilmente ridotto rispetto a The Last of Us, eppure è ancora presente in sporadici momenti smorzando un po’ la tensione durante le sessioni stealth. Fatta eccezione per questa piccolissima crepa, il gameplay dell’ultima avventura di Nathan Drake è un notevole passo in avanti rispetto ai precedenti episodi. Naughty Dog ha rifinito ogni aspetto rendendo il gioco molto più variegato e dinamico.

Chi trova un amico trova un tesoro

Terminata la campagna singleplayer, Naughty Dog ci tiene a farvi passare altre ore di gioco in compagnia di Uncharted 4: Fine di un Ladro grazie al comparto multiplayer. Al suo interno troviamo tre modalità di gioco (Deathmatch a Squadre, Controllo e Saccheggio) e otto mappe. Il deathmatch è una modalità che si descrive praticamente da sola, Controllo è il classico Re della Collina in cui conquistare alcune zone della mappa, mentre Saccheggio è una variante del cattura la bandiera in cui i giocatori devono raccogliere degli idoli e portarli alla loro base.

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Il multiplayer è considerato un semplice riempitivo per molti, ma possiamo assicurarvi che non è assolutamente vero

Trova spazio anche la personalizzazione dell’equipaggiamento e quella estetica. Per quanto riguarda quest’ultima troviamo un bel po’ di skin e oggetti come cappelli, occhiali e quant’altro per equipaggiare i propri beniamini. Tutti questi oggetti possono essere sbloccati o con gli Uncharted Point ottenibili tramite microtransazioni o tramite i forzieri acquistabili con le reliquie che rappresentano la moneta standard ottenibile semplicemente giocando. Questi acquisti riguardano solo la parte estetica, infatti le armi e i vari potenziamenti si possono sbloccare solo completando una serie di sfide, come raggiungere un certo numero di uccisioni, tenendo quindi lontanissimo lo spettro del pay-to-win. L’equipaggiamento è liberamente personalizzabile, a disposizione di ogni giocatore vengono messi 19 punti da spendere nella selezione delle armi, accessori, poteri mistici, compagni controllati dall’IA e abilità passive con tanto di mod per ciascun elemento. La libertà messa a disposizione dagli sviluppatori nella personalizzazione è massima.

Nel complesso il multiplayer di Uncharted 4: Fine di un Ladro è un’esperienza molto divertente che può regalare diverse ore di gioco. Le uniche critiche riguardano la mancanza dei server dedicati e il numero di modalità abbastanza scarno che necessita di venire arricchito in futuro. Sappiamo già che Naughty Dog ha intenzione di supportare il multiplayer con un bel po’ di contenuti aggiuntivi gratuiti, non possiamo quindi far altro che augurarci il meglio per il futuro.

Oro prezioso

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Che altro aggiungere a questa meraviglia?

Uncharted 4: Fine di un Ladro è semplicemente straordinario dal punto di vista grafico. L’impatto iniziale ha dell’incredibile e più si va avanti nel gioco e più si resta meravigliati da cotanta bellezza. Le location e i panorami sono semplicemente mozzafiato, praticamente veniva voglia di fare screenshot ogni due passi. Ogni aspetto è curato nei minimi dettagli, a partire dal sistema d’illuminazione, per poi passare al vento e agli effetti atmosferici che muovono la vegetazione donando ai paesaggi vita propria. Anche le zone cittadine sono ricche di dettagli, passeggiando in mezzo ai civili si possono ascoltare persone conversare dei fatti loro rendendo anche queste sequenze sempre credibili e molto naturali. Non dimentichiamoci poi degli effetti dell’acqua sui personaggi e dei particellari con esplosioni semplicemente spettacolari. C’è anche una discreta distruttibilità degli ambienti con diverse coperture che vengono fatte a pezzi dalle armi. Le animazioni poi sono un qualcosa di assolutamente incredibile, e non ci riferiamo solo ai movimenti dei personaggi mentre giochiamo ma anche alle loro espressioni facciali che vengono esaltate anche dalla regia molto cinematografica che passa in modo naturale dalle sequenze giocate a quelle filmate. Se proprio vogliamo essere pignoli abbiamo notato delle ombre pixellose in alcuni casi, ma si tratta di andare a cercare il pelo nell’uovo in cotanta bellezza tecnica. Tutta questa meraviglia gira a ben 1080p e 30 fotogrammi al secondo stabili. In multiplayer invece per raggiungere il doppio del frame rate gli sviluppatori hanno preferito scendere a compromessi abbassando i dettagli grafici e la risoluzione a 900p. Il risultato in generale è molto buono seppur si notano dei cali di fluidità nelle situazioni più concitate.

Infine il comparto sonoro è assolutamente all’altezza di cotanta magnificenza grafica. Ottimo il doppiaggio in italiano che si presenta in linea con i precedenti episodi. Splendida la colonna sonora firmata da Henry Jackman, compositore che abbiamo avuto il piacere di ascoltare in diverse produzioni cinematografiche tra cui citiamo il recentissimo Captain America: Civil War.

Commento finale

Arrivati ai titoli di coda ammettiamo di aver provato una strana sensazione agrodolce, quasi non volevamo che Uncharted 4: Fine di un Ladro finisse eppure sapevamo che prima o poi sarebbe arrivato quel momento. Naughty Dog saluta (in modo definitivo probabilmente) nel migliore dei modi una serie che ha elevato il suo status e l’ha resa una delle case di sviluppo più amate dai giocatori. Rapisce, emoziona e diverte come pochissimi altri videogiochi sono riusciti a fare finora, Uncharted 4: Fine di un Ladro è il miglior capitolo dell’intera serie ed è il capolavoro che i possessori di PS4 stavano aspettando, un titolo imprescindibile da avere assolutamente. Arrivati a questo punto anche a noi non ci resta che salutare Nathan Drake orgogliosi del suo cammino che, dal primo capitolo all’ultimo capitolo di questa serie, tiene fede al motto suo antenato, Sir Francis Drake: Sic Parvis Magna, da umili origini verso grandi imprese.