Recensione Trombone Champ: Unflattened
di: Simone CantiniAnche se resto fedele al mio basso, nella vita ho suonato davvero di tutto: dalla chitarra alla batteria, passando per tastiere, piatti da DJ (e a leggere questo un vero musicista non può che morire male) e persino dei taiko. Ovvio che, esulando dalle 4 corde citate all’inizio, il resto è circoscritto quasi tutto alla sfera videoludica, vista la mole di giochi musicali che ci hanno accompagnato nel corso degli anni, capaci di regalarci le esperienze più disparate. Però, confesso, mai avrei pensato di divertirmi come un cretino a far finta di soffiare dentro lo strumento virtuale al centro di Trombone Champ: Unflattened.
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Musica, maestro!
Sicuramente, se mai vi è saltato in mente di iniziare a suonare realmente uno strumento, è davvero difficile che la prima scelta possa essere ricaduta sull’ottone protagonista del gameplay di Trombone Champ: Unflattened. Ed i motivi non possono che essere disparati: vuoi perché non è proprio comodo da sfoderare davanti ad un falò in riva al mare (maledetta salsedine!), vuoi perché non viene immediatamente associato a brani famosi ed orecchiabili, o vuoi solo perché ben più costoso di una banalissima ed inflazionata chitarra. Eppure, una volta messe da parte queste criticità, sono sicuro che lo strumento in questione possa dare le giuste soddisfazioni, per lo meno alla luce della mia esperienza con il titolo Flat2VR, che è riuscito in un lampo a farmi rivedere la mia personalissima posizione al riguardo.
C’è davvero poco da dire su Trombone Champ: Unflattened, dato che a dispetto del bizzarro setting (una sala concerti di un teatro), ci troviamo al cospetto dell’ennesimo rhythm game, in cui dovremo “suonare” a tempo le note che scorreranno sullo schermo. Per farlo, inutile dirlo, avremo a disposizione un semplice (almeno all’inizio) trombone, che potremo controllare per mezzo dei due controller in forza all’headset VR. Il gameplay ci chiederà di far scorrere, con la mano dominante, la coulisse dello strumento così da matchare il pitch della nota che si presenterà sullo schermo, ovviamente mimando il movimento che si farebbe nella vita reale. Il tutto mentre saremo chiamati a gestire l’emissione del fiato per mezzo di un pulsante posto sullo stesso pad dedicato al movimento. Una meccanica alquanto semplice ed intuitiva, che richiederà davvero pochissimo tempo per essere compresa e dominata, almeno nelle sue fondamenta.
Soffia che ti passa
Come logico aspettarsi, difatti, una volta superata la docile fase iniziale della campagna, che ci guiderà attraverso un gruppetto di brani tutto sommato agevoli, in cui la velocità e la precisione richieste saranno minime, la situazione si andrà complicando gradualmente: velocità più serrate, necessità di modulare le note in maniera massiccia, oltre a variazioni di tono repentine daranno del filo da torcere al giocatore, senza dimenticare la necessità di dosare il respiro, dato che non potremo soffiare in eterno, pena la necessità di rifiatare, andando così ad interrompere il flow di gioco e, di conseguenza, l’accumulo del punteggio.
Quest’ultimo aspetto, unito a delle sfide peculiari legate a ciascun brano della tracklist (che conta quasi una cinquantina di pezzi), sarà fondamentale per permetterci di proseguire nello story mode, che per l’appunto ci chiederà di superare specifici task prima di sbloccare il set di canzoni successive. Ogni tentativo, inoltre, ci ricompenserà con una valuta in-game, che potremo investire presso lo shop per acquistare dei pacchetti di figurine: quasi come una sorta di album virtuale, queste raffigureranno musicisti e compositori quasi tutti legati al trombone, oltre a piccole nozioni di teoria musicale. Non saranno, però, fini a loro stesse, dato che potranno essere scambiate con dei nuovi strumenti, alcuni dei quali davvero bizzarri e talvolta dotati di un suono alquanto particolare (che ne dite di suonare un pesce?).
Come non ti ho sentito mai
La voglia di rendere unico il rapporto con il nostro strumento emerge anche dalla possibilità di personalizzarne interamente l’estetica, grazie ad un set di bombolette che ci consentiranno di colorarlo a piacimento in ogni minimo dettaglio: una simpatica aggiunta che denota una cura realizzativa non certo trascurabile. Ovviamente la parte del leone è riservata alla tracklist, che presenta una serie di brani assai variegati, che hanno il pregio di essere resi davvero spassosi dallo strumento chiamato ad interpretarli: sentire l’epicità di Also sprach Zarathustra ridimensionata dalla nostra acuta prestazione potrà far vacillare anche il più serioso dei player.
Cosa lascia, allora, più interdetti di Trombone Champ: Unflattened? Beh, sicuramente l’appeal sul lungo periodo, visto che una volta sbloccate tutte le canzoni e terminata la campagna (corposa ma non certo lunghissima), a tenere alta l’attenzione ci penseranno soltanto il free mode e le classifiche online. Manca, al momento, la possibilità di ampliare la tracklist con dei pacchetti aggiuntivi, così da incrementare la longevità generale, ma visto il prezzo molto contenuto (€ 14,99), era davvero difficile chiedere di più.
Esilarante tanto da giocare, quanto anche solo da godere come ignari spettatori, Trombone Champ: Unflattened rappresenta una simpaticissima aggiunta al mondo dei rhythm game, grazie ad un concept di base molto semplice, che viene però esaltato dall’inusuale strumento messo al centro della scena. È difatti innegabile come la possibilità di gestire un trombone, con tutti i comici risvolti sonori che questo comporta, sia il vero colpo da maestro della produzione Flat2VR che, per quanto non certo in grado di proporre un’esperienza dalla longevità smisurata, ha l’indubbio pregio di essere riuscita a costruire un concept ludico tanto semplice quanto spassoso. E vista l’agguerrita concorrenza che il genere ha, anche in ambito virtuale, non si tratta di un traguardo da poco.