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Recensione Trine 5: A Clockwork Conspiracy

di: Luca Saati

Avviato Trine 5: A Clockwork Conspiracy sulla mia Xbox Series X ho fatto un salto indietro di oltre 10 anni emozionandomi un po’ al solo pensiero di ciò che questa saga ha rappresentato per me. Era il 2009 quando sulla mia PS3 acquistai per la prima volta un videogioco digitale e fu proprio il primissimo capitolo della serie puzzle/platform di Frozenbyte che mi conquistò con il suo tono fiabesco e il suo splendido comparto artistico che ancora oggi non sfigura affatto se date un’occhiata all’Enhanced Edition. Da quel lontano 2009 di acqua sotto i ponti (e di capitoli d Trine) ne è passata ed ecco che è arrivato il quinto capitolo di questa saga che tra alti e bassi in questi anni mi ha sempre intrattenuto con estemo piacere.

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La caduta degli eroi

La regina del regno vuole disfarsi degli eroi del Trine dando inizio a una nuova era della robotica con un esercito di robot. Il Trine riunisce così per la quinta volta i tre storici eroi di questa saga (la ladra Zoya, il cavaliere Pontius e il mago Amadeus) con l’obiettivo di fermare la minaccia robotica.

Come da tradizione della serie, la storia di Trine 5: A Clockwork Conspiracy è un mero pretesto per far tornare in azione i tre eroi. Se l’antagonista e gli eventi finiscono presto nel dimenticatoio, lo stesso non si può dire dei tre protagonisti così accattivanti e ben scritti con dialoghi che spesso riescono a strappare più di un sorriso. Fortuna che le 15 ore circa per arrivare ai titoli di coda scorrono con grande piacevolezza proprio grazie al già citato trio di protagonisti e all’atmosfera fiabesca e soprattutto un gameplay ormai consolidato che i fan della saga conosceranno a menadito.

Come i predecessori, Trine 5: A Clockwork Conspiracy è giocabile in singleplayer che in co-op. Nel primo caso tramite la pressione dei tasti dorsali del pad si passa da un personaggio all’altro, mentre in cooperativa ogni giocatore utilizza un personaggio diverso. C’è anche una modalità co-op libera in cui i giocatori possono selezionare lo stesso personaggio, ma a mio modo di vedere è il modo sbagliato per approcciarsi al gameplay dell’opera di Frozenbyte.

Il gameplay mescola sequenze di combattimento con il puzzle/platform. Il combattimento, come i predecessori, continua purtroppo a essere la parte più debole poiché i nemici non sono altro che dei burattini messi lì per essere colpiti con la spada di Pontius o le frecce di Zoya senza il minimo di tattica. Neanche nelle fasi più avanzate con le abilità sbloccate la situazione migliora. Arrivati al quinto capitolo non mi spiego di come il combat system non abbia fatto progressi. Invece di rinfrescare il gameplay tra una sequenza puzzle/platform e l’altra, il combattimento arriva come una spada di damocle a con la sua inutile noia specie per quel giocatore che in co-op utilizza il mago Amadeus dato che si limiterà ad osservare gli altri giocare, soprattutto nelle fasi iniziali in cui non ha sbloccato le abilità per il combattimento.

L’unica eccezione è data dalle battaglie contro i boss, ma solo perché queste incorporano elementi puzzle che richiedono di trovare il modo di danneggiare il nemico rompendogli ad esempio la barriera di protezione o esponendo il suo punto debole.

Le sequenze puzzle/platform d’altra parte sono quelle meglio riuscite. Non impossibili, ma impegnative il giusto e che richiedono di sfruttare al meglio le abilità dei personaggi e combinarle tra loro con soluzioni davvero brillanti. Inoltre spesso capita che i puzzle possano essere risolti in più di un modo accendendo così la creatività e l’improvvisazione del giocatore. Una caratteristica che ritorna da Trine 4: The Nightmare Prince vede lo scenario adattarsi in base a se si gioca in singleplayer o co-op. Può quindi capitare che un enigma affrontato in solitaria non sia del tutto uguale se in compagnia di altri giocatori.

Il sistema di progressione permette ovviamente di sbloccare nuove abilità per i personaggi: dalla possibilità di evocare più di una scatola con Amadeus, o di armare Pontius con un martello. L’unico problema è che una buona parte delle abilità sono legate al combattimento che come detto è la nota dolente del gameplay. Meglio dare prima la priorità alle abilità dedicate agli enigmi.

Graficamente non c’è molto da dire se non che Trine 5: A Clockwork Conspiracy rispetta l’eredità della serie con un comparto artistico splendido e pieno di colori. Talvolta mi sono fermato un attimo ad ammirare gli sfondi quasi come se mi trovassi dinanzi a un quadro. La colonna sonora è in linea con il tono da fiaba che permea tutta l’avventura, buono anche il doppiaggio in inglese (ci sono i sottotitoli in italiano).

Commento finale

Trine 5: A Clockwork Conspiracy è un sequel pienamente riuscito che porta avanti l’eredità della serie nel bene e nel male. Peccato che Frozenbyte non si sforzi per migliorare i difetti storici presenti sin dal primo capitolo, ma sul fronte puzzle/platform ci troviamo dinanzi a uno dei migliori esponenti del genere sia che si giochi in singleplayer che in co-op.