Recensione Trepang2
di: Simone CantiniCi sono titoli in grado di ritagliarsi il proprio posto al sole, pur non essendo accompagnati da una battage pubblicitario roboante, oppure legati a brand multimilionari, in grado di garantire un successo totalizzante al solo leggere il loro nome. No, non sempre il martellante eco del marketing può decretare l’ascesa di un videogioco, soprattutto se alla base del plauso e della gloria imperitura troviamo altri elementi, decisamente più consistenti. Ed è questo il caso di F.E.A.R., sparatutto in prima persona sviluppato da Monolith Productions nel lontano 2005, che salì alla cronaca per l’ottima IA dei nemici, in grado di rimanere ancora oggi un metro di paragone assoluto per il genere. E proprio come un omaggio a quanto realizzato quasi 20 anni si configura Trepang2, shooter che non nega il suo volersi ispirare in modo massiccio al gioco in questione, con il quale condivide senza dubbio alcuni elementi, ma che purtroppo non è riuscito ad omaggiare senza riserve.
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Spezza il ciclo!
In Trepang2 saremo chiamati a controllare il Soggetto 106, un soldato potenziato che, dopo essere fuggito rocambolescamente dalla struttura in cui delle non meglio precisate forze nemiche lo tenevano in custodia, inizierà una lotta al soldo di una altrettanto poco chiara organizzazione, con l’obiettivo di spazzare via la Horizon, ovvero la facciata pubblica e pulita dei suoi vecchi carcerieri. Naturalmente non tutto sarà semplice come premere il grilletto, dato che gli elementi in gioco andranno oltre le semplici e dozzinali milizie armate, ma andranno a coinvolgere entità ben più letali e minacciose. Pur non volendo affatto raccontarci una storia cervellotica e sorretta da una sceneggiatura da Oscar, il gruppo di documenti e dialoghi che servono a scandire lo scorrere della manciata di missioni che compongono la campagna di Trepang2, riesce ad imbastire un racconto tutto sommato solido e convincente. Certo, non aspettatevi un intreccio in grado di fare invidia ad Half Life 2, ma data anche la brevità del pacchetto (non impiegheremo più 5-6 ore a completare main e sub quest) possiamo ritenerci mediamente soddisfatti di quanto vivremo, complice anche un plot twist finale ben orchestrato. È comunque evidente come le velleità di Trepang Studios vadano in direzione diametralmente opposta alla narrazione, preferendo concentrare tutte le proprie cartucce (è realmente il caso di dirlo), nei confronti del puro e semplice gameplay. Questa essenzialità ludica si rispecchia pienamente anche nell’offerta stessa del gioco, che proporrà 6 quest principali ed altrettante secondarie, con queste ultime che saranno prevalentemente strutturate come missioni orda. A completare il pacchetto troviamo il simulatore di combattimento, che non farà altro che catapultarci all’interno di mappe tratte dalla campagna, in cui l’obiettivo sarà quello di resistere, anche in questo caso, agli assalti di varie ondate avversarie.
Bene ma non benissimo
Trattandosi di un FPS nudo e crudo, interamente votato all’azione, se escludiamo un paio di digressioni più psicologiche (tra l’altro molto interessanti, per quanto non certo originalissime), Trepang2 spinge forte sul pedale della frenesia e delle sparatorie senza compromessi, riuscendo in parte a centrare il proprio obiettivo. I meriti sono da ritrovare in un gunplay davvero ben realizzato, capace di restituire un ottimo feeling delle armi, la cui varietà sarà decisamente canonica (mitragliatrici, fucili, pistole e così via), accompagnando il tutto ad una difficoltà non certo banale, per quanto assai scalabile vista la presenza di 6 differenti settaggi (già al secondo step, comunque, i grattacapi non saranno pochi). Interessante, inoltre, la presenza di un corposissimo set di cheat in-game, che potremo sbloccare soddisfacendo determinati obiettivi, e che ci permetteranno di intervenire su di una serie assai sfaccettata di variabili. Cosa è che non funziona, allora, in questo shooter? A far storcere inizialmente la bocca ci pensa una scelta di design che cozza non poco con la natura del nostro avatar che, come un novello Nomad di Crysis, potrà contare sulla possibilità di rallentare il tempo e divenire invisibile. Se il primo perk tutto sommato funziona alla grande, sul secondo ho più di una perplessità, data la sua effimera durata: nel prologo si incita ad utilizzarlo per eliminare furtivamente i nemici, ma dato che la sua durata massima è di circa 3 secondi (con cooldown di ricarica assai più corposo), tolto l’incipit è risultato essere un potere di fatto inutilizzabile. Qualche riserva la ho anche nella leggibilità dell’azione, in certi frangenti non proprio ottimale: affrontare orde di nemici neri in ambienti scuri, con solo dei minuscoli occhi rossi ad indicarne la posizione, non è proprio semplicissimo, soprattutto se l’ambiente è invaso da scintille, pulviscolo ed altri particellari vari. Rivedibile anche la fisica ragdoll dei corpi, che nel caso dei nemici protetti da scudo, che potremo sconfiggere facendoli cadere dopo essergli scivolati sotto le gambe, tende a sbalzarli in modo innaturale a metri da noi. L’esperienza complessiva, comunque, risulta appagante e divertente al punto giusto, nonostante le battute iniziali della campagna scorrano via in modo abbastanza anonimo, prima di aprirsi a situazioni ben più interessanti. E per quanto riguarda l’IA, vero cavallo di battaglia che fu di F.E.A.R.? Beh, pur trovandoci al cospetto di minacce agguerrite, il titolo Monolith può continuare a dormire sonni tranquilli.
L’importanza del frame rate
A livello squisitamente visivo, Trepang2 è risultato solido, pur senza particolari guizzi creativi, ma presentando una messa in scena pulita e assai convincente. Interessante è risultato l’utilizzo di superfici riflettenti e di fonti luminose, in grado di delineare un’atmosfera sempre puntuale ed azzeccata, così come buona è la varietà di texture e strutture poligonali. Roccioso anche il frame rate, capace di mantenersi stabile anche nelle numerosissime situazioni di sovraffollamento, che saranno praticamente una costante dell’esperienza. Rivedibile, invece, il design di alcune creature, invero un po’ goffe e decisamente poco ispirate. Nella norma il comparto sonoro, con alcuni brani che ricalcano lo stile dei recenti Doom, a cui si accompagna un doppiaggio in inglese convincente, sottotitolato come tutti i richiami testuali nella nostra lingua (un po’ troppo piccolo è risultato il font dei sub).
Omaggio sentito, ma purtroppo non pienamente centrato quello tributato da Trepang2 a F.E.A.R., nonostante le buonissime intenzioni e le imprescindibili analogie. Pur partendo da basi simili, difatti, il titolo in questione manca di riproporre con assoluta efficacia l’elemento capace di rendere ancora oggi attualissimo il titolo Monolith Productions, presentandoci un’IA decisamente più nella norma di quanto fosse lecito aspettarsi. Così come l’idea di costruire un protagonista che strizza l’occhio a Crysis non riesce a centrare pienamente l’obiettivo, affiancando ad un bullet time efficace e funzionale, un’invisibilità pressochè inutile. Al netto di queste lacune, l’avventura del Soggetto 106 scorre piacevole e serrata, una volta superate le incertezze iniziali, restituendoci uno shooter frenetico e divertente, oltre che assai impegnativo. Certo, i fasti di F.E.A.R. sono ancora lontani, ma si spara comunque che è un piacere.