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Recensione Transistor

Ci sono giochi capaci di stregarti sin dal primo annuncio, spingendo con prepotenza sul pedale dell’acceleratore a colpi di grafica massiccia, effettistica sbalorditiva ed un contorno estetico semplicemente impensabile. Salvo poi, una volta sborsata la nostra più che abbondante mazzetta di Euro, lasciarci con l’amaro in bocca a causa di stuzzicanti promesse purtroppo non mantenute. Poi abbiamo prodotti decisamente più economici, in grado di titillare la nostra fantasia con promesse di gameplay estremamente originale e velleità artistiche che tentano di spacciare per un qualcosa di unico dei semplici (e spesso scarsamente divertenti) ammassi colorati di sgranati pixel. Ah già e poi ci sono i Giochi, quelli con l’iniziale volutamente maiuscola, che rifuggono tutte queste regole e si limitano a fare e bene una singola cosa: divertire. Giochi come Transistor.

di: Simone Cantini

Ci sono giochi capaci di stregarti sin dal primo annuncio, spingendo con prepotenza sul pedale dell’acceleratore a colpi di grafica massiccia, effettistica sbalorditiva ed un contorno estetico semplicemente impensabile. Salvo poi, una volta sborsata la nostra più che abbondante mazzetta di Euro, lasciarci con l’amaro in bocca a causa di stuzzicanti promesse purtroppo non mantenute. Poi abbiamo prodotti decisamente più economici, in grado di titillare la nostra fantasia con promesse di gameplay estremamente originale e velleità artistiche che tentano di spacciare per un qualcosa di unico dei semplici (e spesso scarsamente divertenti) ammassi colorati di sgranati pixel. Ah già e poi ci sono i Giochi, quelli con l’iniziale volutamente maiuscola, che rifuggono tutte queste regole e si limitano a fare e bene una singola cosa: divertire. Giochi come Transistor.

La voce del silenzio

Che cosa ti sta succedendo Red? Sino a ieri eri l’artista più importante di tutta Cloudbank, capace di stregare con la tua voce chiunque avesse la fortuna di assistere ad un tuo concerto. E ora, come ti sei ridotta? Costretta a fuggire, muta, in compagnia di quella strana spada parlante, tua unica compagna in questa folle corsa attraverso una città impazzita, che pare oramai ad un solo passo dalla distruzione. Sono queste le domande che scateni non appena compari sullo schermo, così senza alcun preambolo, gettandoci brutalmente nella mischia senza (per l’appunto) dirci una sola parola. E mentre i minuti passano ed iniziamo a prendere confidenza con il nostro nuovo, temporaneo, mondo virtuale, nuovi quesiti iniziano a stuzzicarci la mente: chi sono gli Orchestrali? E perché i Processi ci stanno incessantemente braccando? E, soprattutto, chi si cela all’interno di Transistor, la nostra unica e letale compagna parlante? Sì, senza dubbio i ragazzi di Supergiant hanno messo in piedi proprio un gustoso spettacolo…

Che il tempo si fermi

Spiazzante. Decisamente. Il primo impatto con Transistor può essere sinteticamente delineato con questa semplice parola. Nessun menu, nessun video introduttivo: superato il (lungo) caricamento iniziale veniamo senza preavviso scaraventati all’interno di Cloudbank e occorrerà una manciata abbondante di minuti per prendere confidenza con le meccaniche della seconda fatica del team californiano. Che, seppur non ricco di opzioni come i canonici esponenti del genere, può essere tranquillamente inquadrato nella sezione degli action/RPG. Punto focale delle meccaniche di lotta, nodo centrale delle 6-7 ore necessarie ad arrivare all’epilogo, è l’utilizzo della misteriosa spada che da il nome al gioco. Questa potrà ospitare al suo interno 4 differenti forme di attacco, legate ognuna alla pressione dei pulsanti frontali, le quali potranno essere reperite assorbendo i talenti dei cadaveri che incontreremo nel corso dell’avventura. Queste potranno essere gestite e modificate tramite dei terminali di controllo che, oltre a svolgere la funzione di checkpoint, ci permetteranno di modificare alla bisogna la disposizione di tali poteri, che potranno essere settati in modalità attiva o di supporto. Nel primo caso forniranno l’accesso alle varie tipologie di danno (a corto o lungo raggio, mine, accelerazione, etc.), mentre nel secondo forniranno dei buff allo slot scelto o alla totalità del personaggio. Sotto questo punto di vista dobbiamo riconoscere che la varietà non manca, permettendo al giocatore di dare vita alla Red più adatta al proprio stile di gioco. Già, ma come si svolgono i combattimenti? Una volta entrati in contatto con i nemici potremo scegliere se optare per un approccio in tempo reale oppure utilizzare l’interessante funzione Turn(), tramite la quale avremo la facoltà di bloccare lo scorrere del tempo e pianificare così le nostre azioni come nel più canonico degli RPG tattici. Largo, quindi, ad una barra che andrà progressivamente svuotandosi mano mano che inanelleremo le nostre mosse e che, una volta fatto riprendere lo scorrere dei secondi, necessiterà di un breve intervallo prima di riempirsi completamente e permetterci così di attaccare nuovamente. Sarà in simili frangenti che la conformazione delle piccole arene in cui si svolgeranno gli scontri verrà in nostro aiuto: diventa, difatti, indispensabile sfruttare a dovere le varie (fragili) coperture di cui sono disseminate, di modo da poterci riparare dagli assalti dei letali Processi. Qualora dovessimo però subire troppi danni, fortunatamente non verremo assaliti bruscamente dal canonico game over, bensì vedremo scomparire una delle quattro abilità offensive, rendendo il tutto decisamente più ostico e tattico. Ovviamente, una volta esauriti gli slot, saremo costretti a riprendere l’avventura dall’ultimo punto di salvataggio.

Una città per sognare

Non stupisce con effetti speciali impressionanti ma, per citare una vecchia pubblicità, punta tutto sui colori ultravivaci. Oltre che su di uno stile decisamente accattivante. Nella sua apparentemente blanda isometricità, Transistor restituisce un feeling visivo incredibilmente appagante, forte di tinte brillanti e architetture curate in maniera quasi maniacale. Girellare per Cloudbank è uno spettacolo per i nostri stanchi occhi, sin troppo abituati a complessi aggregati poligonali riccamente testurizzati: con le sue strutture a metà strada tra il cyberpunk di Masamune Shirow e l’art deco, non ci sarà angolo della metropoli che non riuscirà a lasciare una piccola traccia dentro di noi. A completare magistralmente questa tela interattiva abbiamo una colonna sonora decisamente all’altezza della situazione che, spaziando dai suoni sintetici, a ritmi jazz e ad atmosfere più rarefatte ed emozionali, rende l’incedere di Red ancor più appassionante e vitale. E poi c’è lei, la voce di Transistor, unica espressione vocale umana dell’intera avventura che, grazie all’impressionante lavoro svolto da Logan Cunningham, fungerà da ulteriore collante tra noi ed il pad. Anzi, provate ad attivare il voice over dall’altoparlante alloggiato nel DualShock 4: sembrerà davvero di stringere in mano la spada del titolo!

Bello. Tutto il resto è secondario. Transistor colpisce nel segno, presentando oltre ad una storia dannatamente interessante ed intrigante, un gioco dalle solide basi che saprà regalare soddisfazioni a chiunque decida di sborsare i quasi 20 Euro necessari all’acquisto. Magari non sarà eccessivamente longevo alla prima run, ma la presenza di un New Game+ (con piccole variazioni sulla difficoltà e la disposizione degli avversari) ed un sistema di sfide molto stuzzicante rendono il lavoro di Supergiant sicuramente un titolo a cui dare con estrema fiducia ben più di una chance. Non sarà stato corroborato da una martellante campagna mediatica, annunci sin troppo ridondanti e fasulle promesse, ma quando un simile silenzio è accompagnato da una tale bontà possiamo tranquillamente chiudere l’hype in un buio cassetto. E tirarlo fuori per il prossimo e strombazzato titolo di turno.