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Recensione Torment: Tides of Numenera

di: Luca Saati

Se apri una campagna Kickstarter e raccogli la cifra di 4 milioni di dollari invece dei soli 900 mila richiesti inizialmente, ecco che in un attimo catalizzi attorno a te le attenzioni di tutti. È questo il caso di Torment: Tides of Numenera, erede spirituale dell’indimenticato Planescape: Torment divenuto un fenomeno di culto. A realizzare il gioco è il team di Inxile Entertainment, team indipendente già autore dell’ottimo Wasteland 2, che si è affidato per la distribuzione a Techland, team dietro l’apprezzatissimo Dying Light che di recente ha aperto una divisione Publishing per aiutare proprio i team indipendenti a rilasciare i giochi in tutto il mondo. Distribuito qui in Italia da Koch Media, Torment: Tides of Numenera ripropone gli elementi tipici del grande classico a cui si ispira, ovvero una cura maniacale per la narrazione e un focus sui dialoghi, vera e propria arma del protagonista. Ma andiamo con ordine.

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Ingannare la morte

Torment: Tides of Numenera è ambientato in un lontano futuro in cui un uomo ha trovato un metodo per ingannare la morte che consiste nel trasferire la propria coscienza da un corpo all’altro guadagnandosi l’appellativo di Changing God. Nel passaggio da un corpo all’altro, il Changing God genera ogni volta una nuova vita visto che una volta lasciato un corpo si genera in questo una coscienza completamente nuova che gli consente di condurre liberamente la propria esistenza. Queste entità sono chiamate Castoff e seguono il loro “padre” come un messia, tuttavia con il passare dei secoli le due parti iniziano ad allontanarsi e i Castoff che si sentono abbandonati a sé stessi decidono di iniziare una guerra senza fine contro il Changing God guidati da the First, la prima Castoff di tutti i tempi. Al conflitto, chiamato Endless Battles, si uniscono ben presto anche altre razze.

Questo continuo passaggio di coscienza ha però scatenato una tentacolare mostruosità chiamata The Sorrow, l’unico essere capace di porre fine alla vita del Changing God e dei suoi “figliocci”. Il giocatore veste i panni del Last Castoff, il più giovane dei figli del Dio Mutevole che prende coscienza mentre sta precipitando dal cielo racchiuso in una capsula che lo protegge dall’urto. Dopo una prima parte ambientata nella mente dell’ultimo Castoff in cui plasmiamo il suo carattere e sfugge dalle grinfie di The Sorrow, il protagonista si risveglia e trova due persone ad aspettarlo, Callistege e Aligern. Inizia così un viaggio nel Ninth World, affascinante mondo caratterizzato da strutture delle precedenti civiltà. Torment: Tides of Numenera ci abbandona in questo incredibile e sfaccettato mondo che non aspetta altro di essere esplorato nella sua interezza, ogni personaggio che si incontra ha una propria storia da raccontare, accompagnando il tutto con un narratore che descrive minuziosamente ogni particolare, anche quello più insignificante.

Senza ombra di dubbio Torment: Tides of Numenera presenta una delle sceneggiature più straordinarie che il mondo videoludico abbia mai visto, i suoi unici problemi sono due: il ritmo e la mancata localizzazione in italiano. Proprio il suo descrivere così dettagliatamente ogni aspetto del gioco porta il giocatore a leggere dei muri di testo che alla lunga incidono sul ritmo di gioco che si presenta piuttosto lento. L’assenza della traduzione in italiano rende inoltre l’esperienza di gioco poco fluida e alle volte pesante rischiando di stancare anche chi con l’inglese non ha problemi.

Lingua lunga

Torment: Tides of Numenera vi mette a disposizione tre classi: i Glaive sono una sorta di guerrieri dotati di grande forza; i Jack agili e veloci comparabili a dei ladri; i Nano dotati di grande intelligenza e paragonabili ai maghi. Ogni classe possiede un valore numerico per tutti e tre i parametri appena citati (forza, velocità e intelligenza) che rappresenta anche i punti da spendere quando l’occasione lo richiede: ad esempio per sfondare una porta bisogna spendere gli appositi punti di forza oppure con i punti intelligenza si può persuadere un personaggio. Questi punti ovviamente si esauriscono e per poter essere ricaricati bisogna dormire o utilizzare appositi oggetti curativi.

I dialoghi rappresentano il cuore del gioco visto che si può completare l’avventura evitando qualsiasi combattimento. Il sistema di dialoghi a scelta multipla risulta profondo e richiede di sfruttare al meglio le peculiarità del proprio personaggio, in più di un’occasione siamo stati costretti a spendere i punti intelligenza per girare la situazione a nostro favore. Ogni decisione può stravolgere il mondo di gioco con conseguenze che si fanno sentire sull’andamento dell’avventura con tanto di etica morale rappresentata dalle Tides: quelle di colore blu e dorate che tendono alla benevolenza, mentre quelle rosse a un comportamento più irascibile.

Considerando la straordinaria importanza rivestita dai dialoghi, non ci stupisce che il combattimento a turni si presenti molto basilare con le ricompense ridotte all’osso in quanto è possibile guadagnare solo l’equipaggiamento dei propri nemici. Anche in questo caso comunque bisogna spendere i punti a propria disposizione per poter fare più danni ai propri avversari. Il consiglio comunque è quello di affidarsi alle armi proprio come ultima necessità preferendo l’arte retorica alle botte.

Peccato che la personalizzazione del personaggio e del proprio party risulti abbastanza limitata. All’aumentare del livello infatti ci si limita a spendere i punti per aumentare le statistiche, ma la lista di opzioni è ridotta all’osso e si rinnovano solo ogni cinque o sei livelli. Anche la personalizzazione dei companion è molto limitata, non si può cambiare l’equipaggiamento ma solo potenziare qualche volta.

Torment of Eternity

Torment: Tides of Numenera sfrutta il motore di Pillars of Eternity basato su una versione modificata di Unity che garantisce un comparto grafico solido senza eccellere nella conta poligonale o nell’effettistica quanto piuttosto nella splendida direzione artistica. Il mondo di gioco regala scorci bellissimi caratterizzato da contraddizioni a tratti stravaganti causate dalle precedenti civiltà precedenti. Qualche problema tecnico come bug o calo di frame è presente, ma trattandosi di uno strategico a turni non è niente di cui davvero preoccuparsi. All’altezza del comparto artistico è la colonna sonora, buono anche il doppiaggio in inglese seppur non sempre presente.

Commento finale

Ci piacerebbe vedere nel mondo dei videogiochi più titoli con la stessa cura di Torment: Tides of Numenera dal punto di vista della narrazione e della sceneggiatura. L’opera di Inxile Entertainment presenta infatti una storia profonda e sfaccettata, seppur alcune volte carente nel ritmo, immergendo il giocatore in un mondo incredibile e stupefacente. La scelta di puntare tutto sui dialoghi a discapito dei combattimenti fa sicuramente la felicità dei fan più accaniti degli RPG classici. Peccato solo per la mancata localizzazione in italiano che, per via degli enormi muri di testo, rende inaccessibile il gioco a chi non mastica la lingua, e risulta sporadicamente tedioso anche per coloro che non hanno particolari problemi con l’inglese.